Sembra che siano trascorsi decenni dalla estate del 2015 a quella corrente. Nella memoria collettiva, il 2015 sarà ricordato come l’anno “zero” per la sinistra e per l’Europa. Un anno in cui gli sviluppi politici hanno segnato irreversibilmente il corso degli eventi e hanno modificato notevolmente le prospettive.
Di Daniela Sansone
Nonostante gli eventi che ne hanno caratterizzato la storia, ci troviamo ancora davanti ad una Europa che malgrado gli errori compiuti non cerca di trovare rimedi e soluzioni definitive. La Grecia, rappresenta l’errore più eclatante delle politiche economiche europee ma che miracolosamente sta compiendo passi in avanti che fanno ben sperare. Il ritorno di Atene ai mercati obbligazionari dopo tre anni costituisce la conclusione di una fase operativa molto importante per il governo di Alexis Tsipras che si era aperta con le positive conclusioni dell’Eurogruppo del 15 giugno e la seconda valutazione del programma di assistenza economico finanziario. Il lancio del prestito obbligazionario, concertato dal Ministero dell’Economia e da cinque banche, ha raccolto tre miliardi di euro ed è stato un importante test per la credibilità finanziaria del paese. Gli investitori stranieri credono che il paese ellenico, dopo anni di crisi, possa rappresentare una piazza sicura per operare investimenti.
Di investimenti, in terra greca, si cominciava a parlare ancor prima che il paese tornasse al mercato del debito sovrano anche se questa rappresentava un banco di prova ed un passaggio delicato. Nel mese di maggio, a margine del Forum Internazionale One Belt One Road, il governo greco si è presentato con una nutrita delegazione in Cina per avviare contatti e progetti di collaborazione con nuove realtà economiche e accademiche . L’interesse per nuove collaborazioni in molteplici campi fa ben sperare per la crescita del paese e per una sua riabilitazione in chiave politica ed economica. Sono segnali positivi che il governo accoglie ma su cui non si rilassa. Il prossimo obiettivo è ancora più ambizioso e consiste nell’abbandonare definitivamente la tutela finanziaria entro l’Agosto del 2018.
Alexis Tsipras, durante una sua intervista alla rete Alpha1, ha rivendicato questo importante traguardo: “abbiamo fatto un passo molto importante, che segna l’inizio della fine di una brutta avventura” ma ha riconosciuto che la parte importante del lavoro arriva proprio adesso. Il governo Syriza Anel è consapevole del fatto che occorre rimettere in piedi una società sfiancata da anni di crisi economica, procedendo a ricostruire settori sociali chiave, come la scuola o la sanità che hanno subito i martellamenti economici delle politiche neoliberiste. Il settore sanitario, inoltre, è stato anche vittima di scandali politici: si pensi al caso Novartis, il cui protagonista principale è stato l’attuale vice presidente di Nuova Democrazia Adonis Georgiadis che ha posto in essere politiche con l’intento di favorire la sanità privata svuotando quella pubblica.
Per quanto concerne gli interventi in materia di politiche sociali, bisogna ridurre il tasso di disoccupazione giovanile e cercare di concentrare il diritto del lavoro nel perimetro nazionale e arricchirlo di disposizioni normative che sappiano colpire le situazioni anomale, come ad esempio, il lavoro nero. Va segnalato inoltre il ritorno della contrattazione collettiva, importante strumento di democrazia collettiva, che per volere della troika era stato soppresso dai governi precedenti. In questo contesto il rapporto di lavoro, già normativamente sbilanciato a vantaggio della parte forte del rapporto di lavoro ossia il datore di lavoro, risulta ancor più impostato ad una tutela ancor più efficace di questa parte del rapporto. Ciò a discapito del lavoratore che è costretto ad accettare condizioni di lavoro più sfavorevoli, in virtù del ricatto occupazionale. Per realizzare tutto questo, sono state organizzati sia le conferenze regionali tematiche che il Governo ha voluto fortemente e che servono come occasione per rendere partecipe il popolo alle modifiche e alle novità che riguarderanno la Grecia del domani, quella pienamente padrona della sua sovranità economica e legislativa sia i tour nei ministeri che il Primo Ministro sta effettuando e dove vengono esposte le future azioni politiche.
La Grecia di Alexis Tsipras sta diventando, un modello in cui si incontrano concretezza politica e ideologica. Se prima con i governi conservatori, era considerata un laboratorio in cui il neoliberismo veniva misurato e testato con diabolica freddezza adesso, con un governo di sinistra attento ai bisogni sociali, è diventata un modello virtuoso in cui i freddi dettami dell’Unione Europea non sono più regola assoluta ma possono e vengono messi in discussione, nel nome di una politica che sappia mettere al centro della sua visione la persona umana. Una concezione antropocentrica di cui l’Europa si è lentamente disfatta, in netta controtendenza con i valori su cui era stata costruita per obbedire ad una visione oggettiva che tiene in debita considerazione la finanza e il capitale. Valori che dovrà cominciare ad abbandonare se non vuole la sua implosione, il ritorno a vecchi populismi o a nostalgici nazionalismi che ogni giorno prendono piede nelle dialettiche interne europee e diventano argomento di seria discussione.