Ricordi d’estate. In piazza si monta il palco e si appronta la fonica per le esibizioni degli artisti e di chi li accompagna. Prove microfono, luci, addobbi luminosi a ghirlanda adornano soprattutto la facciata della chiesa matrice disegnando il profilo di una Madonnina. E tanti tavoli ordinati alla sinistra del palco in tre file come banchi di scuola e altrettante panche. Sul palco musica e canzoni si alternano annunciate dai bravi presentatori, a terra alle spalle delle tavolate, tre enormi contenitori di salsicce sfrigolanti su grandi griglie sorvegliate da un cuoco altrettanto sfrigolante che sforna quantitativi abbondanti a getto continuo. Il caldo è al massimo, si divora e si balla per smaltire, poi si ritorna a tavola per apprezzare un bel bicchiere di vino o una birra e sul palco si canta e si suona.

La chiesa sorveglia. Sera dopo sera.

Il centro storico è un pugno di fabbricati allineati brevemente in piccole vie che si intersecano.

Un’area di strade larghe e diritte che circonda il centro storico, abitazioni quasi tutte a un piano o due al massimo.

                                                                              Il bar dalla parte opposta alla chiesa è il centro del paese e l’unico “spaccio” di sigarette, giornali, ricariche telefoniche, lottomatica, e perché no, una riserva limitata di generi alimentari latte a lunga conservazione e qualche detersivo. Biscotti di varie marche confezionati in scatole e sacchetti. Ma se si volesse consumare un pasto composto da primo secondo frutta e magari un dolce ? dove acquistare la materia prima ?                                                                                                             Un nebuloso itinerario, scoraggiante, impone di credere sulla parola all’esistenza di un negozio di alimentari ben fornito, ma preferiamo fare come tutti ed eseguire una fornitura da città nei vari supermercati dei centri commerciali a pochi chilometri. Chiaro, occorre la macchina e il sapore del supermercato sa ovviamente di supermercato tale e quale a quello vicino casa in città.

Anche il pane ?  Anche il pane.

Un bel gattone nero sembra entrare nel dipinto a fresco sul muro.

E quel negozio in piazza di lato alla chiesa, la cui insegna recita in chiare lettere “Panificio”.

– E’ un panificio ma non c’è mai il pane.

– E un panificio ma non fa mai il pane ? E che fa mutande, candele, petardi?

– Per fare. Il pane lo fa, ma è per i negozi e gli alberghi della zona, i supermercati.-

– In pratica bisogna andare a comprare il pane nei supermercati o nei negozi a qualche km di distanza invece che nel panificio con forno annesso a km zero, anzi a metro zero. Per chi sosta in piazza in compagnia del gatto nero.                                                                                                                                                 – E’ duro ammetterlo, ma è così. Prima sfornavano anche i cornetti e la pizza: i cornetti caldi…

– Lo viene a dire a chi a Roma andava a prenderseli alle tre di notte in quartiere Prati? A Roma. Prima che vietassero di panificare di notte?

– Però qualche volta si trova il pane, e pure la pizza e i biscotti e – pausa –  i cornetti-

– Ancora! –

Per la cronaca, mai trovato un tozzo, una briciola, un mini cornettino.

L’odore, sì, tutto intorno, lieve come un inganno, una effimera bugiarda parvenza. Un’illusione.

E via al supermercato.

O, con pervicacia da caccia al tesoro in cerca del famoso negozio di alimentari, magari c’è il pane di Roma.

Ci sono buoni forni, ancora.

L’esagerazione è l’esagerazione, magari il pane da Roma se lo porta chi si avventura fin qui per il fine settimana. Due ore, poco meno, di autostrada e i nervi a fior di pelle se capita, come può capitare, che impazziscano tutti i cartelli stradali. In effetti si può uscire dall’autostrada Roma Pescara e trovare tanti di quei lavori in corso o incidenti con conseguente traffico dirottato che invece che in direzione Lanciano ti ritrovi manca poco a Bari. Aggiungi traffico pesante, incolonnamenti a passo lento lento e basta così.                                                                         Tra Tra una chiacchiera e l’altra, col cellulare in mano quello con la macchina fotografica decente, si può apprendere che molti hanno un orticello, alberi da frutto e, soprattutto olivi. Vigneti e olivi che si affacciano tra una casa e l’altra superstiti di ampie zone vendute in cambio cemento.

E, soprattutto, affreschi.

 

Tutte le case recano di lato o sul frontale un affresco. Si sparano scatti su scatti

 

                                                                   

Scene agricole. L’agricoltura è viva, filari di vigne, ordinati e lindi lungo il fianco delle colline, figurine  vagamente chagalliane, trionfi di frutta coloratissimi, frantoi.

Sembra di stare su una giostra.

 

– Visti quelli li ? un anziano signore esorta a fotografare i suoi preferiti.

– E quegli altri, a due passi. E un poco indietro ce n’è uno bellissimo.

La memoria del cellulare è satura.

                                                                   

 

Qui c’è la scuola di affresco.

Slalom per gustare in pace il piacere della scoperta, scattare col sole in testa e negli occhi, chi sa che verrà fuori, non importa quel che resta negli occhi vale di più.

Quella ringhiera è maledetta. Taglia a metà.

– No, signora, troppo gentile, non si scomodi a levare le sedie dal terrazzino, va bene anche così.

Il sudore che cola dalle sopracciglia lungo il naso.

E questo cos’è?

Un cassonettone rettangolare lungo diversi metri con quattro, no cinque bocche e diciture varie per i diversi tipi di raccolta differenziata.

A sinistra una recita : Questa è la tua Isola Ecologica  dove le utenze abilitate possono conferire i rifiuti ben separati utilizzando la Ecolan Card personale.

In effetti non c’è una cartaccia per terra, non c’è una di quelle cose umidicce dove i piedi sprofondano e si alza subito un odore fetido che esprime chiaro chiaro il grado di inciviltà di chi si trova all’altra estremità del guinzaglio che origina intorno al collo del quattro zampe incolpevole.

Ogni tanto a notte fonda si mandano i cani allo sbaraglio e la mattina dopo gli operatori ecologici provvedono a far scomparire le merdarelle dal centro storico. I padroni, si sa, sono noti ma nessuno riesce a coglierli sul fatto cosa che manda al calor bianco il sindaco. Che è giovane e pieno di entusiasmo.’Volessimo’ far cambio con quello di Roma ?  Più che volessimo, ‘potessimo’ ? Tale e quale la periferia e il centro storico di Roma, come qui di seguito illustrato, Corso Trieste, un quartiere molto perbene

 

Via Pola, sede storica della Luiss coi sampietrini che si rincorronio per tutta la lunghezza.

A proposito, ma questo Treglio è in provincia di  Bolzano ?

O di Merano ? o Bassano del Grappa ?

Certamente non siamo a Cefalù dove non si fa quasi più raccolta differenziata e i grandi cassonetti con le varie diciture sono sommersi da pile di sacchetti di plastica diligentemente indifferenziati e non riciclabili tutti ammassati gli uni cuore a cuore con gli altri; smaltire la raccolta indifferenziata pare che costi meno di quella differenziata,

Sveglia! Qui siamo a Treglio, in Abruzzo, in provincia di Chieti.

E si finisce contro un’abitazione senza affreschi ma una rosa dei venti a terra e un invito agli amici più cari.  E il tramonto che si spegne in una vetrata.

Treglio, provincia di Chieti, fine estate 2017

Di Tracce

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