di Tracce

 

“La S. V. Ill.ma è invitata al Gran Ballo della Cordella che avrà luogo il giorno 4 marzo 2018 dalle ore 7.00 alle 23.00: La sua presenza sarà oltremodo gradita. R.V.P.”          Un invito datato febbraio 2018 su carta a mano color crema, redatto in elegante corsivo inglese, indirizzato a Madama Poveritalia. I mittenti sono molti, e vanno in ordine d’importanza da presidenti emeriti, a presidenti, segretari, ricoprenti carche varie protagonisti del vortice di nastri di vari colori, tema dell’evento.

Alla fine di febbraio 2018 che c’entra l’Italia incollata all’aggettivo pover ?

Ma siamo così insipienti?

Poveritalia perché sì, malgrado le consolatorie asserzioni del ministro delle finanze, anzi poveraccia, perché, ancora una volta sì, fa proprio pena.

Bella e maltrattata nei siti archeologici, che sono molti, e tutti adeguatamente trascurati quale più quale meno, negletti. Nei musei vantati e rivantati, affidati e tolti a tutti, a turno, per provare chi li valorizza di più, mani straniere, mani native nel giuoco dell’elastico, del tira e molla, anche del sottomuro. Grandi esposizioni quadri, sculture che vanno e vengono oltremare, in una giostra di scambi, se tu presti una cosa a me io ti presto una cosa a te. I nostri artisti eccelsi che si spera di far intendere ai giovani, ai fanciulli, agli scolari accompagnati in queste musealaboratorialmaratone artistiche, giornate fuori scuola, molto apprezzate in ogni tempo da ragazzi in tutt’altre faccende affaccendati. Fanno il paio con le vacanze per neve. E come dargli torto ?

E infine la tortura dei nostri politici a tutte l’ore. Si sa fanno il loro mestiere e fin qui niente da eccepire. Il problema s’incentra sulle modalità di esecuzione. Parlano parlano parlano. Sproloquiano, che cacofonia. Cacofonia. Un mestieraccio. Vinco io, no, io, lui no per carità, se non vinco mica me l’ha prescritto il medico vado all’opposi<ione.

 

 

A questo proposito all’improvviso un’immagine. Un video che s’impadronisce della memoria. Via Leone IV, Roma, molti anni fa. Quel gran vialone che nel suo snodarsi cambia nome un paio di volte ad onta di un suo percorso lineare senza deviazioni. Insomma, quello stradone lì. Un uomo lo percorre a passo di corsa, tipo bersagliere, senza fanfara. E, tipo parata a via dei fori ex imperiali, la gente si dispone sul marciapiede interessata e divertita. Mancanti – come si esprime Firefox o Google o quello che stai utilizzando – cancellato da una linea che taglia in due la parola – automezzi militari o della Croce Rossa, elicotteri in testa, cavalli e cavalieri, linee perfette di truppa grigia blu verde bianca mimetica col capo in testa a braccio teso che regge diritta in avanti la spada o sciabola o quel che è. Esistente piccola figura umana che calpesta l’asfalto con ritmo e precisione. L’ultimo della maratona ? Quelli della prima fila rumoreggiano  e ridono e il riso segue il percorso, mentre quelli dietro allungano il collo e si spingono e si sporgono per capire il motivo. Una risata collettiva, per lo più, con qualche gridolino di stupore, di quasi orrore, di bigottesco sapore, però nessuno smette di guardare l’uomo del tutto nudo che protende il braccio armato nella sua corsa regolare cacciando a tratti un bel grido.

Giorni fa’ un episodio quasi analogo, ma perfezionato. Un uomo, sempre nudo, percorre una strada, sempre di Roma, e corre e corre e corre e, mentre corre, fa i suoi bisogni e non li fa arrivare a terra perché li raccoglie nella mano, sempre correndo e li lancia intorno a sé, dove arrivano arrivano. Addosso a malcapitati passanti che si sono trovati nel punto sbagliato al momento sbagliato o nel punto giusto al momento giusto, a seconda dell’angolo di visuale del passante o dell’uomo in corsa nudo libero irriverente che invece di pasquinate lancia …cacca.

!? Ecco là.

Solo a Roma e, tutto a Roma, succede ?

Evidentemente no.

D’accordo una grandinata del genere non è piacevole, anche perché i passanti non hanno fatto niente per meritarla. L’hanno subita. Passanti per caso.

L’idea è un’altra. I nostri politici impegnatissimi in campagna elettorale. Da nord a sud da est a ovest. Dal continente alle isole, maggiori e minori. Urlano strillano insultano:  un coro di j’accuse ( chiedendo scusa per il paragone veramente immeritato dai nostri politici ). Un’asta a chi alza più il carico. Tre indagati a me, quattro a te, no uno di più, vince il taglio più alto. Impresentabili e intanto li presentano tutti. No al cambio di casacca, sì al cambio e tutti a contare sul pallottoliere/abaco/smartphone  quanto valgono tre casacche rispetto a due o cinque, rispetto all’uninominale, alla lista, sl al proporzionale di questa legge, questa sì, impresentabile salvo a chi l’ha ideata e a chi, ancor peggio, votata in parlamento. Com’è che ci stanno giocando a ping pong ora in campagna, al mare o in montagna elettorale ? O dove eravate bei bimbetti? L’hanno votata a vostra insaputa? Alle vostre spalle? Cattivissimi e/o…trovatevelo da voi l’aggettivo più calzante.  Oramai il lavaggio del cervello effettuato nei confronti degli elettori è tale che sono convinti, gli elettori, che tutti l’hanno ideata discussa e votata all’insaputa di tutti. E si dovrebbe andare a votare. Chi ? Gli ignari ? Gli inconsapevoli? I semina e compie e predica violenza? Chi insozza le lapidi ? Chi si è buttato alle spalle Enrico Berlinguer? Chi promette cancellazioni di leggi o chi incita a turarsi il naso (con una mancanza di originalità da togliere il respiro) e votare quel che resta del partito che ha rottamato. Tra pestaggi e contropestaggi. O infilarsi il paltoncino del Gruppo Misto alla Camera.  Pronti, a risultato del voto, acclarato a rivoltarlo per incollarsi gli uni agli altri sulla via del potere. Per generare ?

Una terza immagine : il ballo della cordella, ognuno da solo tutti i fili liberi che danzano nell’aria e le mani che li tirano volteggiano sottolineando la danza.

Il ballo della cordella, prima.

 

 

 

E il ballo della cordella, dopo il 4 marzo

 

 

 

Mancante : il sito del Gruppo Misto che si moltiplica in tutte le direzioni.

Sono visibili gli intrecci delle cordelle che tutti hanno formato danzando fronteggiandosi allontanandosi gli uni dagli altri in un giuoco senza fine teso a combinare tessere riannodare i vari colori e piroette. Piedi che si alzano (pedate?) gonne che volteggiano  e fili e fili e fili che si sposano in un intrico ben orientato a formare un disegno preciso, una trama già tessuta in anticipo a cordelle sciolte e libere ma ben consce dell’”appaiamento” che sarebbe seguito. Già tutto fatto e predisposto.

La violenza verbale in crescendo da un po’ di anni a questa parte. Vero o non vero che sia, effettivamente una certa quale aggressività orale la si percepisce, fra miraggi di promesse, oggi. E domani? E domani. Ma quale violenza verbale, fa scena e colore come il fango che si buttano addosso. Pronti a ripulirsi a vicenda a “smacchiare”  in una tintoria che ha vinto l’appalto ancor prima che fosse lanciato il costume prestabilito da indossare.

Il dubbio da chiarire è : chi farà meno danno?

E non turarsi il naso.

Un sogno. Una utopia.

Gli Orazi e i Curiazi, sempre chiedendo scusa a quelli con O e C maiuscola che non praticavano il così detto fuoco amico.

Tutti in piazza del Popolo i politici, non ci sarebbe piazza più adatta, a far campagna elettorale tutti insieme. O che bel castello marcondinodirondello o che bel castello marcondinodirondà  è più bello il nostro marcondinodirondello e noi  lo distruggeremo  e noi tireremo le pietre marcondinodirondello…e noi …

Solo che invece di pietre dovrebbero, unicamente coperti della propria pelle, fare quel che ha fatto il pazzo di cui sopra. E se tira il vento dalla Siberia, meglio. E’ se torna la neve con contorno di ghiaccio,una goduria, e tutti a improvvisar piroette e incollarsi gli uni agli altri per cercare di restare in piedi ( dopo il 4 di marzo).

Più appropriato e quanto mai divertente. Basta immaginarli così, come in realtà potrebbero essere, e chiarirsi le idee.

E ancora oh quante belle figlie madama dorè o quante belle figlie… Son belle e me ne vanto…

 

 

 

 

Nudi e crudi, finalmente come mamma li ha fatti e poteva andare al cinema con papà quella volta, o fare una passeggiata, andare alla partita, a un concerto, guardare la tv tutto meno che darsi alla procreazione.

 

 

In silenzio dal loggione/terrazza del Pincio assiste al certamen, il Popolo, i lavoratori quelli sbattuti fuori con un preavviso di 15 giorni, in prima fila a formare una catena storico-ideale con coloro che hanno dato la vita per salvaguardare o addirittura creare i diritti dei lavoratori. Il primo che viene mente, uno per tutti, Placido Rizzotto.

 

 

Di Tracce

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