di Tracce

 

E’ comprensibile l’attenzione puntata in Roma e in Italia su questioni molto importanti la stampa la controstampa gli approfondimenti tv i contrapprofondimenti tv conditi con politici e contropolitici i feissbuchiani e i fessbuchiani i cinguettanti e i gamberocinguettanti alias quelli che cinguettano fino ad arrochirsi e devono ritornare indietro per cercare e ritrovare e rinnovare il cinguettio e, ultimissimo grido, nientedimenoche i cenanti, quelli che cenano quelli che invitano quelli che rifiutano quelli che “riluttano”.  L’abitudine è tale che è stato abolito ogni tipo di punteggiatura per non parlare di grammatica e di sintassi in onore dello sperimentalismo, del sostituzionalismo k x ch  tvb x ti voglio bene  cmq x comunque  x sta per. Telegrafico anche se al giorno d’oggi nessuno invia più telegrammi c’è uozap telegram instagram, lo usano solo in tv per invitare gli invitati a essere concisi con un gesto strizzante della mano. Figurarsi. Parlare stridono tutti, a valanga, nella realtà e nella rete. Stridio a oltranza, sonoro e per immagini. Figurarsi. La sciatteria la volgarità l’eloquio crasso non fruiscono di abbreviazioni. Figurarsi. E tre.

Di seguito una sequenza telegrafica di immagini realizzata tramite fotocamera di un cellulare di assoluta men che media estrazione, non è di quelli che vengono esibiti dal lato ortofrutticolo preso a morsi, et similia. E’ un cellulare che serve per telefonare e cogliere l’attimo fuggente.

Dialogo fra una persona con zainetto a spalla e un’altra con cellulare in mano davanti a un ammasso di foglie e rami putrescenti circondati da tempo immemorabile da nastri di plastica rosso/bianco/giallo ormai a brandelli e relativo cartello di avviso per la sicurezza. Esclusi analfabeti e/o ipovedenti.

 

Perché ?

 

Farlo? Così. Un album a peritura memoria.

Imperitura

Peritura : non dura più di un giorno o due in rete.

Ne ho di belle anch’io.

Siamo in due.

Siamo ridotti male.

Loro più di noi. (gesto della mano libera, il cellulare è nell’altra) verso il tronco spezzato

 

 

L’abbondanza non manca.

 

 

Altre frasi :

Questo tronco copre astutamente una voragine.

E’ sempre lo stesso in tempi diversi.

Certo che no. Sono strade diverse, nei pressi di Piazza Ledro, dello stesso quartiere o limitrofo, Via G. B. De Rossi, Via San Marino, alberi diversi, stesso destino dopo un po’ di vento o un normale temporale, definito dalla stampa bomba d’acqua.

Il bello, se di bello qui si ragiona, è che gli alberi caduti non sono rimpiazzati. In via Nomentana ci sono ampie zone prive di platani, crollati da tempo con qualche raro tentativo di rinascita dalle radici antiche in modo spontaneo.

Un tempo c’era il servizio giardini del Comune.

Un tempo se qualcuno voleva alberi per la sua strada li otteneva sempre dal Comune.

C’è ancora un Comune?

C’è un sindaco.

C’è un sindaco ?

E’ pur stato eletto. Ho dubbi sulla rielezione. Ha giocato sulla speranza di cambio al tempo delle elezioni.

Guardi qua, questa è l’area intorno alla stazione della metro di S.Agnese-Annibaliano. Gliene mostro una selezione.

 

 

E’ stata progettata e realizzata come area verde con grandi aiuole, arbusti, panchine, ampi spiazzi per i bambini.

In effetti il verde non manca.

Qui c’è un gabinetto spontaneo come la vegetazione.

 

 

All’aria aperta e, quando piove, la possibilità reale e concreta di farsi una doccia all’ ingresso della metro, come quando si entra in piscina, anch’essa spontanea. In foto non si vede bene, ma in effetti ci si lavano pure i piedi, sempre prima di entrare, come nelle moschee. Usi multietnici. Il razzismo, pertanto, non esiste. Tutte voci. Questo è il vero aspetto dell’accoglienza, uguale per tutti.

 

 

Sullo sfondo oltre le insegne capolinea degli autobus può intravedere il contorno del complesso della Basilica di S. Agnese, il Mausoleo di Santa Costanza, l’ingresso alle Catacombe, a un passo da questo verdeggiare lussureggiante anche se arso dal sole.

 

 

Dall’altra parte c’è Corso Trieste. E qui viene il bello. Questa è nuova nella cronaca quotidiana dell’ingegno. Appartamenti nell’incavo delle vetrine, quelli con veranda sotto i ponti del Tevere, cucine all’aperto verso la Stazione Termini con camion-cucina etnica, cosa vecchia. C’è un cambiamento.

Ognuno si comporta a suo criterio. Ognuno, posto lo stato di assoluta discarica, si serve della cosa pubblica, come in magazzino outlet (?) e sposta la su citata cosa pubblica a piacere. Nell’aiuola centrale di Corso Trieste all’ombra dei pini superstiti sono situate panchine che si fronteggiano qua e là. In qualche qua e in altri là non si fronteggiano più. Lì, per esempio. Vede, a destra, manca. E sono belle pesanti e assicurate al suolo. Manca. Una panchina.

 

 

Adesso uno si mette a rubare anche le panchine.  Non ci posso credere.

Non l’ha rubata. Solo spostata. Un pochettino. Le ha fatto attraversare una parte di Corso Trieste, sulle strisce, secondo regolamento comunale o legge, non so e…

 

 

Oplà eccola risistemata.

 

Risalendo un breve tratto di Via Nomentana, cinque minuti a piedi, troviamo Villa Torlonia e Villa Paganini. C’era anche un’altra Villa, dico c’era perché da anni è stata incorporata in una delle molte aree universitarie dell’Università La Sapienza.

Bella pensata.

Condivido.

Villa Paganini:Una villa antica che risale al ’500, ristrutturata nel 1700; i viali sono intitolati ai testimoni di giustizia, (Rita Atria) e ai giudici morti per aver condotto inchieste devastanti per la mafia, estesa a tutti coloro morti nel corso della lotta a tutte le mafie  –  Saveria Antiochia Peppino Impastato Pio La Torre Antonino Caponnetto Marco Biagi Massimo D’Antona Giorgio Ambrosoli Boris Giuliano, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin  – Il Casino Nobile trasformato in scuola sfregiando e annientando le sue nobili origini architettoniche, frazionato in 48 vani, un comprensorio di piccoli prefabbricati che ospitano la dépendance di un plesso scolastico, area ludica per cani, postiletto all’aperto per senzacasa, oasi intervallo pranzo per impiegati. Priva di qualsiasi sorveglianza e recintata. Segno di resa. Di recente chiusa per ispezione stabilità piante. Riaperta dopo l’abbattimento di una decina di alberi ad alto fusto. Non saranno mai più sostituiti. Non con questa Giunta. Una villa ricca di storia e di arte. Oggetto di uno studio degli studenti di un liceo del quartiere e sostenuta da un’associazione impegnata a portare avanti la legalità. C’è tuttavia un errore madornale : il monumento ai Caduti dei quartieri Nomentano Salario della Prima Guerra Mondiale (opera dello scultore Zocchi) fu spostato nel dopo seconda guerra mondiale, in occasione della risistemazione della Villa, da Piazza Alessandria che era stata la sua istallazione primaria. Questo errore è ribadito anche nel sito istituzionale di Roma Capitale. Sarebbe ora di rettificare. Negli anni trenta nel corso di famose insulse inutili campagne pubblicitarie fasciste, oro alla patria, ferro alla patria, fu demolita l’antica recinzione ripristinata nel 2004 durante la Giunta Veltroni.

Villa Torlonia: sono stati effettuati restauri, e certi manufatti sono diventati musei. Ma alcuni restauri sono stati compiuti al 70 per cento e, non si sa come e perché, da molti anni sono rimasti incompiuti, recintati, in progressivo sfacelo. Ulteriore segno di resa e di sperpero di fondi.

Oltre al bunker costruito in epoca fascista, opera ridicola quanto a potenzialità di riparo, esisteva un maneggio; i Torlonia, avevano costruito dei casotti dai quali partivano i cavalli e si effettuavano piccole gare ippiche. Poi la villa fu offerta a Mussolini che l’ accettò in uso abitazione, nel dopoguerra se ne impadronirono gli inglesi e ne fecero un accampamento con le inevitabili conseguenze, forse contribuirono anche gli americani. Si lasciarono alle spalle una zona devastata. Cingolati e tende si erano comportati a dovere. Risultato: tutto chiuso per decenni. Esisteva un teatro, la Limonaia, ma quando i liberatori se ne andarono rimase un palcoscenico sfondato, assi marcite e divelte, tutto il foyer a vetri in pezzi, sa com’è la gente è iconoclasta per carattere e i liberatori non hanno fatto eccezione. E poi i nativi – quod non fecerunt Barbari fecerunt …Il restauro del teatro e dell’intero comprensorio è andato avanti a singhiozzo per decenni, ma il singhiozzo è diventato cronico. La Limonaia teatro (rare sono state, a ripristino avvenuto, le rappresentazioni) è sistemata e comprende una caffetteria, dove ai cani è concesso entrare e devo dire che si comportano bene, una ludoteca e spazio all’aperto all’ombra degli alberi che sono ancora numerosi salvo qualche crollo, un meraviglioso cedro del Libano, palme ammalate …

Sulla strada, intitolata ad Alessandro Torlonia, che la fiancheggia sono rimasti resti dei lavori effettuati.

 

Parcheggiati da anni ormai, chi sa di quale giunta sono eredi.

 

Verso piazza Bologna, l’ultimo pezzo di via Ravenna racchiude un altro gioiello debitamente recintato coi suoi alberi caduti, gli sterpi, resti di panchine, tetti sfondati, marcescente in tutto il suo splendore. Un parco giochi pieno di alberi e di verde e, se non ricordo male, c’era una scuola materna o qualcosa del genere, è passato troppo tempo. Anche qui esisteva una caffetteria.

 

 

Le giunte si susseguono dopo prolungate permanenze e pensano solo a rinfacciarsi ed enumerare i danni ereditati senza mettere mano a ripari, manutenzioni, progetti, progressi; pardon i progressi ci sono, in peggio, sempre peggio. E i mezzi di trasporto pubblico? vanno a fuoco quotidianamente, non fanno notizia nessuno ne parla, oppure si fermano con relativo triangolo sul retro, quelli che restano girano con folcloristici rettangoli di carta fermati da nastro adesivo e il numero identificativo della linea qualche volta anche stampato, la metro – vale per tutte l’esempio della relativamente recente stazione S. Agnese/Annibaliano nel quartiere Trieste e le strade, quartiere Bologna, Africano (da lungo tempo non esiste razzismo a Roma) Via Capodistria, Via Pola, via Corsica, Via Appennini – che gode di maggiori rattoppi dovuti al fatto di un ingresso laterale della sede storica della LUISS Libera Università degli Studi Sociali – a caso, una per tutte Via San Marino.

SPQR, significa : SenatusPopulusQue Romanus. Emblematico. Per quanto attiene al Senatus.

 

 

Sullo sfondo una mamma, un triciclo che presuppone un/a bambino/a in questa strada, Via Capodistria per la precisione, e nel caso di persona diversamente abile che deve percorrere un tratto di marciapiede per poter trovare uno spazio per accedere alla strada con il suo trasporto a motore? Via Pola ha migliori agganci, dispone dell’ingresso principale della LUISS, la Libera Università degli Studi Sociali e la rattoppano con maggiore frequenza. Annuale. Non sempre.

Qui non si tratta di banlieue, periferia abbandonata in stato molto più decadente soprattutto dal punto di vista sociale, qui siamo nel centro di Roma, Via Capodistria, è l’ultima strada del centro storico, questo forse il sindaco e la sua giunta non lo sanno.

L’esempio vale per riflettere, signor Sindaco, con allegata Giunta posto che, da soli, non riflettete. Si prenda una pausa, signor Sindaco e allegata Giunta, dalle polemiche insulse e dai battibecchi da asilo infantile, anzi asilo nido. Lei bellamente ignora che se non ci fosse qualche extracomunitario munito di arnesi di fortuna a ripulire le strade, i cittadini dovrebbero ricorrere alle capre. Come ha, con sagace intuito, suggerito qualcuno della su detta giunta, facendo copia e incolla dalla rete magnificante una qualche città della Germania. Da aggiungere gli italianissimi cinghiali i quali, se non infastiditi, cercano solo cibo per lo più vegetale.

Da perfetto Sindaco, lontano dai problemi minori (?) a volte forse Le passa per la mente che c’è chi non è soddisfatto di questo servizio extra–comunitario di minimo aggravio per i residenti di passaggio, oberati da un mondo di tasse destinate a. E rifiuta in toto insultando e cacciando via i creativi operatori. Magari chiamerà anche la polizia, non indossa il nome di un cantante famoso, di un attore o di un politico chi pulisce la strada e magari sarà arrestato o trattenuto o identificato come clandestino. Con le conseguenze del caso. E’ la legge, su questo non ci piove. Lo sperimentò sulla sua pelle Danilo Dolci, con lo sciopero al contrario. Si chiede chi è Danilo Dolci signor sindaco ?

Si diletti, Signor Sindaco con questo angolo delle delizie ViaTorlonia-Via G.B. De Rossi.

 

 

Chi sa se si tratta di inciviltà. Frutto e conseguenza della rabbia per una inadeguata o latitante raccolta rifiuti? Anche sì. Anche no.

E’ stolto o rassegnato o indefinibile arrendersi e ringraziare per un servizio a buon mercato  (ma certamente un surplus, visto il fior di tasse versate e riscosse), un servizio extracomunitario in essere in Via Corsica come in molte altre strade di Roma.  E, tuttavia, sarebbe più dignitoso e onorevole per i romani intraprendere una class action, in italiano azione di classe, azione comune, nei riguardi di una giunta poco onorevole, comunconsiglieresca che ricorda il termine canagliesca. Lo ricorda soltanto come rima, s’intende. Maliziosi a interpretare in modo altro.

 

 

E per finire la dedica all’Extracomunitario Ignoto il quale, recita un cartello davanti ad un barattolo posto su una scatola di cartone, “non ha lavoro e vuole quanto basta per vivere aiutando a pulire le vostre strade”. Qualche cittadino rassegnato, stanco di inciampare in ogni sorta di piccolo e grande ostacolo, arreso e pur tuttavia veemente e iracondo vs Giunta con allegato Sindaco di Roma lascia un contributo, come giusto che sia e dice GRAZIE. Pensi al rinnovo del mandato, Sindaco con giunta allegata. Pensi. Non si preoccupi troppo. Al peggio non c’è mai fine. Con ottimismo.

Di Tracce

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