Il quadro La battaglia di Dien Bien Phu. è del pittore Aligi Sassu ( 1912-2000).


Franesco Cecchini

… Oh che felicità il giorno che venimmo a nord ovest!
I nostri compatrioti sono entusiasti e con felicità salutano il ritorno.
Colline e fiumi sono splendenti; la nostra nazione è radiante.
Sopra i campi di Dien Bien Phu, le rosse bandiere della vittoria illuminano il cielo.


Inno che i combattenti del  Viet Minh cantavano nel maggio del 1954. 
Dien Bien Phu si trova nel nord del Viet Nam, a pochi chilometri dalla frontiera con il Laos a est e non molto lontana dalla Cina, a nord. La città, è in una pianura di risaie, attraversata dal fiume Nam Yuma, circondata da colline e montagne verdi. Non distante cè un lago. La battaglia di Dien Bien Phu fu combattuta fra il 13 marzo 1954 e il 7 maggio 1954 dalle truppe francesi del Corpo di spedizione francese e le truppe nazionaliste vietnamite del Viet Minh. Fu la battaglia decisiva della guerra d’Indocina e terminò con la vittoria totale del Viet Minh, e la resa delle forze francesi accerchiate nella vallata di Dien Bien Phu. I Viet Minh erano guidati da Vo Nguyen Giap un ex professore di storia passato dai libri alle armi. La sua filosofia era questa: attacca soltanto quando sei sicuro di vincere, altrimenti lascia perdere. Amava far ricorso a una metafora: quella della tigre e dellelefante. Se la tigre attacca lelefante alla luce del giorno ne viene schiacciata, dice. Ma se una prima notte lo ferisce, una seconda lo aggredisce e poi se la fila, una terza lo sorprende nel sonno e lo artiglia, a lungo andare lelefante morirà dissanguato.
L’ esempio del popolo vietnamita, che sconfisse prima il colonialismo francese e poi l’imperialismo americano è ancora valido per quei popoli che ancora oggi combattono per la propria libertà e indipendenza: il saharawi, il mapuche e il curdo.
Nel campo francese, le posizioni fortificate gli aculei dell hèrisson, dellistrice, prendono forma e assumono il nome di donne. Così, dopo Natasha e Simone ( le zone di lancio di Càstore), entrano in scena Anne-Marie, a nordovest del perimetro, Gabrielle a nord, Beatrice a nordest: montano la guardia al nucleo centrale ( Huguette, Dominique, Claudine, Eliane, Françoise) . Isabelle è lultima: situata nella parte meridionale del campo ospita le riserve tattiche e difende una piccola pista datterraggio. Caddero una ad una.
Il 30 aprile, Isabelle, isolata da un pezzo, è a corto di viveri e di acqua. Il cappio vietmin si sta stringendo sempre di più. Quando alle 17,30 del 7 maggio de Castries ordina il cessate fuoco, il cuore di Isabelle continuerà a battere. Batterà fino alle prime ore del mattino seguente, poi si fermerà. Agli ordini del colonnello Lalande, cerano 1700 uomini a Isabelle: solo settanta riusciranno a riparare in Laos.
Uno dei tanti morti in campo francese difendendo la Ridotta Isabelle a Dien Bien Phu fu un ventenne italiano nato a Padova nel 1933 e cresciuto a Venezia, Antonio Toni Cocco. Sue lettere scritte anche in trincea, che raccontano una situazione drammatica: duro addestramento, carcere punitivo, sventagliate di mitra e bombe, assalti allarma bianca, saccheggi, ma anche di amore, amicizia, solidarietà, del desiderio di tornare in famiglia.
Le lettere dal1952 al1954 sono raccolte da Fondazione Archivio Diaristico Nazionale con sede a Pieve Santo Stefano (Arezzo) e pubblicate dall’editore Terre di mezzo.

Mercoledì 27 febbraio a Mestre sarà presentato il libro Ridotta Isabelle. Nella Legione straniera senza ritorno da Dien Bien Phu. Lettere 1952-54 di Antonio Cocco (Terre di mezzo Editore), vincitore del Premio Pieve Saverio Tutino 2017. Introduce e coordina: Francesca Brandes, critica letteraria Intervengono: Natalia Cangi, direttrice della Fondazione Archivio Diaristico Nazionale Gianfranco Bettin, sociologo e scrittore Gianluigi Cortese, giornalista Lettura di brani dell’epistolario: Alberto Cocco e Arianna Favaretto
Appuntamento il 27 febbraio a partire dalle ore 18 presso la Biblioteca VEZ di Mestre, in Piazzale Donatori di Sangue 10.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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