di Tracce                          

monologo estratto da Scie di guerra

Voglio l’incarico della rappresaglia.

Ore 14.00 di quel giorno di quell’anno. Roma.

Trecento trentacinque prigionieri, rastrellati, raccolti a casaccio a Regina Coeli, nell’infermeria anche, a via Tasso, per strada.

Cinque in più spuntati dalla lista battuta a macchina nella notte seguita all’attentato di via Rasella, 10 italiani per ogni soldato tedesco ucciso, tutti passibili di varie pene, alcuni neanche incriminati dalla Gestapo, 5 in più per buon peso, e, naturalmente, settantacinque ebrei dentro anche loro, perché, loro, ci devono stare, sempre. E ragazzi minorenni, un sacerdote, un professore di filosofia gente come tutti quelli che sono restati.

Vanno i camion militari da Regina Coeli e da via Tasso oltre Porta San Sebastiano, le catacombe,

l’ordine è stato dato da gente di cultura

alt

le macchine obbedienti

alt

si arrestano ( nel senso di ) nel piazzale circolare, si situano in retromarcia in direzione del cunicolo

penetrano

nel cunicolo ostruito a tal proposito penetrano e scaricano

a cinque a cinque gli ostaggi spinti nell’antro di tufo lungo il cunicolo

a cinque a cinque

gli ostaggi lungo il cunicolo scendono e vengono ammazzati con un colpo alla nuca sparato dagli ufficiali per dare l’esempio  e a seguire dalla truppa,  ammazzati con le stesse modalità gli ostaggi

a cinque a cinque si abbattono

gli ostaggi per più di sessanta volte gli ostaggi

a gruppi di cinque in cinque stesi morti con un colpo all’occipite i corpi si sovrappongono ai corpi in strati regolari di cinque sotto gli occhi dei cinque che seguono

strati sovrapposti di cinque in cinque che si ammassano, fino a raggiungere la volta, di cinque in cinque e costringono chi spara a montare sugli strati che si formano mentre spingono innanzi a cinque a cinque

quel tanto che basta

per più di sessanta ore

e finito lo scarico

i camion

marcia avanti.                                                                                                                                              

Una miccia  un botto di dinamite territorio che vola in aria e ricade in frantumi con fragore ostruendo lo scarico,  terra su terra, sudario di terra che avvolge gli strati, sudario ricoperto di immondizie per mascherare il marcescente sentore della decomposizione

Echeggia nell’aria il fragore.

Da una galleria parallela qualcuno accede all’orrore. Una ulteriore pietra di silenzio attonita impotente.

Gente scomparsa, senza risposta dalle autorità tedesche. Lunghe soste di familiari. Laconici comunicati a seguire nei giorni successivi. Notizie di morti avvenute. Senza spiegazioni.

Nel luglio successivo, dopo la “liberazione” a seguito dello sbarco alleato, ma un inverno trascorso a coprire 44 km, tale è la distanza da Anzio a Roma, nel giuoco di ragazzini di Tormarancia si mischiano resti di indumenti e.

Resti.

Roma ha le prove di quanto intuito.

Con mani di scienza asettica l’incaricato anatomopatologo Attilio Ascarelli – che sa di avere due parenti in quelle tenebre – e il suo gruppo, danno inizio agli scavi e alla catalogazione dei reperti, ma alcuni restano non identificati.

Archeologi di genocidio di modernariato elencano :

separati dagli altri

ebrei settantacinque giovani e/o incanutiti

unica disuguaglianza

ebrei

tutti gli altri insieme vecchi giovani poveri ricchi in carcere per ragioni politiche umanitarie

rastrellati

e dunque ricchi artisti professionisti colti credenti atei semplici esistenze che hanno l’unica e sola colpa di esistere

fardello di esistere

l’Italia tutta campionario onnicomprensivo

un ragazzo di quindici anni

quindici un altro di quattordici

quattordici 3 di diciotto

e tutti gli altri

campionario Italia

pianto

acclamato

preso a pretesto e in prestito

convergenza divergenza ideologica

 di comodo negli anni successivi

e dopo

rinnegato disonorato (esaltato) campionario Italia tutta onnicomprensivo

Hostia

Corpi di carne e sangue vivo a gruppi di cinque a cinque a cinque strati

sovrapposti a strati a cinque a cinque

c’è voluto il tempo che c’è voluto per erigere fino alla volta la piramide di strati

sovrapposti

da scalare per continuare l’eccidio

nella fretta di concludere

nessuna offerta di scambio io spunto la lista tu batti a macchina P e K  che allargano il numero della rappresaglia  – 10 italiani – per ogni tedesco, il peso abbondante avvalora e migliora e perfeziona l’ordine

l’esecuzione 335 a cinque a cinque  che si assommano per raggiungere la volta di tufo.

E’ fatta.

Rien va plus.

Egli k dopo la guerra

Dopo il processo dopo

 La condanna

Evade spedizione bagaglio spedizione di infamia e disonore senza pentimento

E l’altro P servo dell’infamia a del disonore a sua volta campa cent’anni senza pentimento

Con la complicità di un tal Caruso, italiano di orrore, memoria di orrore.

Voglio

Rinuncio

                                                                                                                   All’incarico della rappresaglia.

P.S. Erigete sacrari

murate lapidi e pietre d’inciampo incidete nomi su muri

erigete un cancello a chiudere l’ingresso

Di Tracce

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