Ex Ilva. Il regalo di Natale. La produzione può continuare, mentre a Roma prosegue la trattativa tra Governo, Arcelor Mittal e i sindacati confederali, e per ora c’è ottimismo e soddisfazione tra le parti. Anche i fornitori e le aziende dell’indotto Confidustria dopo l’incontro di venerdì a Palazzo Chigi sono stati rassicurati: rientreranno nei crediti vantati dalla multinazionale entro il 2 dicembre. Intanto, a Taranto, tra gli studenti di Friday for Future, le associazioni ambientaliste, gli operai dei sindacati di base, monta la protesta in vista dello sciopero del 29 novembre

«Mentre proseguono i lavori di realizzazione del piano ambientale, di cui il completamento del primo arco della copertura dei parchi minerali dimostra il continuo e rapido avanzamento, ArcelorMittal Italia vuole festeggiare le prossime festività natalizie continuando nel percorso di integrazione e partecipazione alla vita della comunità di Taranto». Era il 13 dicembre dello scorso anno. Patrizia Carrarini, già responsabile comunicazione della Regione Lombardia, da settembre 2018 a capo della comunicazione di AM Investco Italy – la cordata guidata dal gruppo ArcelorMittal, Marcegaglia e Intesa Sanpaolo, che si era da poco aggiudicata per un miliardo ed ottocento milioni la gestione delle acciaierie ex Ilva di Taranto – comunicava che «con questo spirito, da oggi, 13 dicembre e fino al 20 gennaio 2019, ArcelorMittal Italia invita tutti i bambini fino ai 6 anni a pattinare gratuitamente sulla pista di ghiaccio di Piazza della Vittoria». Non soltanto. La multinazionale dell’acciaio informava, anche, di «aver aderito al programma natalizio del Comune di Taranto, contribuendo alla realizzazione delle luminarie che già illuminano la città». Perché l’auspicio, così si concludeva la nota scritta dall’ex portavoce di Roberto Maroni, Patrizia Carrarini: «È quello di trascorrere questo primo Natale di ArcelorMittal Italia simbolicamente insieme a tutta la comunità di Taranto, di cui l’azienda vuole essere parte integrante, guardando al futuro».

Quest’anno, invece, è un Natale ben più amaro e cupo quello che attende la “città dei due mari”.   Le saracinesche dei negozi del centro continuano ad abbassarsi l’una dopo l’altra, il crollo del valore degli immobili è ben evidente, un appartamento di 70 mq nel cuore del borgo cittadino può arrivare a costare anche 20000 euro. E qui le acciaierie c’entrano, ma fino a un certo punto. Contano di più lo sviluppo urbanistico malato, le speculazioni edilizie nelle periferie degli anni’70, la continua fuga degli abitanti in provincia e l’emigrazione di massa dei giovani laureati verso altre città.

Alla vigilia di questo Natale è comunque il terrore il metro dell’esistenza dei tarantini; degli abitanti i cui sentimenti oscillano, a volte, tra l’ironia e il dramma, la lotta e il fatalismo. Qui il siderurgico invece c’entra, eccome. A scandire gli umori dei cittadini, oltre che i tempi di vita e di lavoro dell’intera città e di gran parte della sua provincia. Per esempio da qualche giorno si respira ottimismo, è l’eufemismo. Così, dall’amministrazione comunale e regionale al vescovo, dai sindacati confederali, alle aziende dell’indotto locale di Confindustria (autotrasporti e pulizie industriali, soprattutto) si rasenta la soddisfazione, da più parti. Il motivo è presto detto. Perché anche quest’anno Arcelor Mittal ha fatto un regalo ai tarantini in vista delle feste natalizie. Mentre lo scorso anno promettevano che «dal lunedì al venerdì, dalle ore 10 alle ore 18, avranno a disposizione i pattini e, per i più piccoli, un simpatico sostegno a forma di pinguino per non cadere», oggi, invece, «le discussioni con il governo continueranno con l’obiettivo di raggiungere al più presto un accordo per una produzione sostenibile di acciaio a Taranto», hanno spiegato da AM Investco a margine dell’incontro che si è tenuto venerdì scorso a Palazzo Chigi alle 18.30 (a mercati azionari chiusi) tra il Presidente del Consiglio Conte, il Ministro dell’Economia Gualtieri e dello Sviluppo economico Patuanelli, e i vertici della multinazionale franco-indiana nelle persone di Lakshmi e Aditya Mittal, rispettivamente padre e figlio. Ed è questo, appunto, il regalo da consegnare alla città: il presidente del Consiglio lo ha ribadito durante la conferenza stampa di venerdì scorso: «Un primo risultato l’abbiamo raggiunto, aver bloccato il recesso di Arcelor Mittal da Taranto, aver evitato un disastro economico e sociale». Ha spiegato Conte: «I signori Mittal si sono resi disponibili ad avviare immediatamente una interlocuzione volta a definire un percorso condiviso sul futuro delle attività dello stabilimento ex Ilva». E ancora: «Oltre a un nuovo piano industriale e ambientale, e a un cantiere di progetti per Taranto,  è stata anche valutata la possibilità, di un coinvolgimento pubblico in ragione dell’importante ruolo dell’Ilva nell’economia italiana».  Da parte sua il gruppo franco-indiano aveva invece confermato che «l’incontro tenutosi con il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed altri membri del Governo per discutere possibili soluzioni per gli impianti ex Ilva è stato costruttivo». Moderato ottimismo anche sul fronte economico, con il ministro Gualtieri che aveva dichiarato a margine dell’incontro di venerdì scorso che «la vicenda di Taranto può concludersi positivamente con il rilancio dell’Ilva».

I fornitori saranno saldati. Lo ha ribadito il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano uscendo dall’incontro sul tema avuto ieri all’interno dello stabilimento con i dirigenti della fabbrica, presenti la Confindustria locale, e l’amministrazione comunale della città con il sindaco Rinaldo Melucci. «Noi comunque non molliamo il presidio e domani, se verrà pagato il 100 per cento delle fatture scadute al 31 ottobre, è chiaro che il blocco verrà rimosso e si ricomincerà a lavorare normalmente». Mentre a Roma la trattativa prosegue, e «se tutto si realizza, abbiamo evitato il blocco della produzione grazie alla responsabilità di tutte le imprese dell’indotto che stanno pazientemente aspettando il pagamento di debiti che erano scaduti da mesi». La realtà è che tra  molti lavoratori la delusione serpeggia dal giorno in cui la multinazionale aveva annunciato il suo disimpegno, così, soprattutto tra gli operai non sindacalizzati dell’indotto o quelli iscritti ai sindacati di base, si assiste da giorni a una sorta di sciopero a singhiozzo, favoriti in molti casi dallo stesso atteggiamento tenuto da alcune aziende.

In tutti i casi quel che è certo è che la protesta della popolazione che vedrà insieme operai e cittadini monterà nelle prossime ore. Esattamente undici dopo il 29 novembre del 2008, la prima grande marcia contro l’inquinamento; in occasione del prossimo sciopero globale indetto dal movimento Fridays For Future, il prossimo venerdì 29 novembre, dunque, alla vigilia del Cop25, l’incontro della Conferenza quadro della Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, UNFCCC, in programma a Madrid dal 2 al 13 dicembre, «anche a Taranto abbiamo programmato una intera giornata di lotta». Annunciano gli studenti e gli studentesse di Friday for future: «Considerata la centralità della questione ex-Ilva, insieme alle compagne e i compagni dell’USB, che hanno aderito allo sciopero nazionale, la giornata inizierà con un presidio davanti alle portinerie della fabbrica alle ore 5.30 del mattino». E poi, ancora: «Alle 9.30 è previsto un corteo che, partendo dall’Arsenale, arriverà in piazza della Vittoria». Sarà una lunga giornata, dicono gli organizzatori: «Pensare globale, agire locale è questa la linea guida che i giovani di tutto il mondo si sono dati, ecco perché la crisi ambientale mondiale ci porta, localmente, ad agire contro quella multinazionale predatoria che insiste sulla nostra città». Promettendo di marciare «rifiutando le false contrapposizioni che ci vuole divisi tra salute e lavoro, tra cittadini e lavoratori». L’appuntamento, intanto, è venerdì alle ore 5.30 davanti ai cancelli della fabbrica, per il futuro, “contro il pacco per Taranto”.

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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