L’Art. 53 della Costituzione italiana stabilisce: ‘Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività’

Il sistema previdenziale italiano sta accentuando le differenze reddituali tra le classi sociali e tra le aree territoriali del Paese. Il report sulla spesa pensionistica nel 2018 pubblicato dall’Istat evidenzia, tra gli altri, due dati. Il primo riguarda le differenze d’importo tra le indennità erogate, il secondo il divario territoriale per tipo di pensione e spesa complessiva sostenuta dallo Stato italiano.

‘Ad un quinto dei pensionati con indennità più alte va il 42,4% della spesa complessiva’, mentre ‘al 20% dei redditi pensionistici più bassi va poco più del 5% della spesa’. Il 36,3% dei pensionati riceve mensilmente meno di 1.000 euro lordi, il 12,2% non supera 500 euro. Un pensionato su quattro percepisce un reddito lordo da pensione sopra i 2000 euro. I pensionati sono circa 16 milioni (il 26,6% del totale della popolazione italiana), mentre i trattamenti di quiescenza sono poco meno di 23 milioni. La spesa totale nel 2018 è stata di 293 miliardi di euro (+2,2% rispetto al 2017), cioè circa il 16,6% del Pil. Di questi 265 miliardi di euro (91% del totale) sono stati utilizzati per erogare pensioni IVS, cioè per invalidità, vecchiaia e superstiti. Le pensioni assistenziali (invalidità civile, pensioni sociali e di guerra), sono circa 4,4 milioni e costano ogni anno circa 23,8 miliardi di euro. Ogni 606 pensionati ci sono 1000 persone occupate, nel 2000 erano 683.

A livello territoriale più del 50% della spesa complessiva è stata erogata ai residenti nel Nord del Paese, il 27,8% nel Mezzogiorno e il 21,1% nel Centro. Questo significa che a maggiori opportunità occupazionali corrispondono ‘indennità pensionistiche altrettanto adeguate. In questo modo l’articolo 53 della Costituzione non solo è stato disatteso, ma le continue riforme del sistema previdenziale hanno creato una vera e propria babele piena di ingiustizie per quanto riguarda l’età di quiescenza e gli importi erogati. C’è chi è andato in pensione con meno di 40 anni di età e chi invece ci andrà a settant’anni. Inoltre, con l’introduzione del sistema contributivo le disuguaglianze e le ingiustizie cresceranno anche nell’importo dell’indennità, in particolare tra chi ha avuto un lavoro stabile e ben retribuito e chi invece avrà svolto lavori precari o saltuari e spesso mal pagati. Questo creerà ulteriori diseguaglianze tra i pensionati e tra le diverse aree del Paese. Ed è anche per questo, sottolinea il rapporto dell’Istat, che le famiglie del Sud ‘presentano un’incidenza al rischio povertà ed esclusione sociale maggiore rispetto a chi risiede nelle regioni settentrionali’.

Fonte istat.it

REDNEWS


Di Giovanni Pulvino (REDNEWS)

Insegno Scienze giuridiche ed economiche dal 1993. Dopo tanti anni di supplenze sono passato di ruolo nel novembre del 2015. In quel periodo il portale web di Tiscali dava agli utenti la possibilità di esprimersi tramite le ‘Socialnews’. Ed è cosi che nel luglio del 2012 ho iniziato a scrivere articoli raccontando le vicende dei precari storici della scuola. Per un anno ho collaborato anche con ComUnità del portale Unità.it. Successivamente, per integrare e proseguire quell’esperienza durata oltre 3 anni, ho creato REDNEWS (28 giugno 2015), un ‘blog di cronaca, informazioni e opinioni dal profondo Sud’. Il mio scopo era ed è quello di dare voce a chi è escluso dalla società, in particolare i disoccupati, i precari, i pensionati al minimo. Nello stesso tempo intendo esprimere il punto di vista di chi vive nel Meridione, terra che è regolarmente esclusa oltreché dal benessere economico anche dai circuiti d’informazione nazionali. La linea editoriale del blog può essere riassunta con le parole scritte nel IV secolo a.C. dal poeta e drammaturgo greco Sofocle: ‘L’opera umana più bella è di essere utile al prossimo’.

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