Copertina del libro La Peste di Albert Camus

Francesco Cecchini

“Io mi ribello, dunque esisto”                                          

Albert Camus, citato da Zygmunt Bauman

Il coronavirus, COVID-19, COVID-20, che in queste settimane ci ha invaso, più mediaticamente che fisicamente, e sta seminando il panico, tra le molte cose negatIve, ne ha provocato una positiva: il boom in Francia ed anche in Italia di vendite e quindi di letture o riletture di La Peste di Albert Camus.

Diffusione aggiornata del virus

Il romanzo racconta di un’epidemia di peste nella città di Orano, Algeria, negli anni quaranta, quelli drammatici della seconda guerra mondiale.  Orano è descritta come una città ordinaria, sia nella vita quotidiana che fisicamente: ” “Questa città deserta, bianca di polvere, satura di odori marini, tutta un suono di grida del vento, geme come un’isola infelice. ” Ad Orano topi muoiono all’improvviso e portano il bacillo  della peste che si  diffonde rapidamente. Il tutto, la trasmissione, febbre ed ascessi, difficoltà respiratorie, etc.,etc., viene descritto con precisione.  Man mano che l’epidemia cresce, vengono prese misure: isolamento e messa in quarantena dei malati  negli ospedali e nelle scuole, sopressione delle sepolture singole, i cadaveri vengono amassati e trasportati fuori città in forni crematori. La malattia è generalmente seguita dalla morte. Alcune morti vengono raccontate con efficacia: quella di un portinaio, di un cantante che interpreta Orfeo, di un bambino, di un prete e di Jean Tarrou, uno dei personaggi principali. La città colpita dalla peste è tagliata fuori dal mondo. Nessuno può entrare e nessuno può uscire . La posta non viene più consegnata. Solo  telegrammi consentono di avere notizie dagli assenti. Ognuno è quindi come un esilio dalla propria famiglia, dai propri cari o amici, vivendo, in un modo o nell’altro, l’esperienza della separazione. Chiunque che rischia di essere infetto diventa una minaccia per gli altri.

L’epidemia costituisce una prova collettiva: “Allora non c’erano più sentimenti individuali, ma una storia collettiva che era la peste e i sentimenti condivisi da tutti.” La minaccia quotidiana della morte e della malattia modificano i comportamenti. Da vita a rivolte ma anche ad azioni di dedizione e solidarietà. Tuttavia, questo non si manifesta con l’eroismo: “Niente è meno spettacolare di una pestilenza e, per la loro stessa durata, le grandi disgrazie sono monotone.”

I personaggi del romanzo sono diversi. Un medico Rieux, un prete Paneloux, un giornalista Rambert, un funzionario comunale Grand, un giudice Othon, un trafficante Cottard, un filosofo solitario, amico del medico, Tarrou. Bernard Rieux è il personaggio principale e l’io narrante. Alla fine del libro, trae le conclusioni: “Tutto ciò che l’uomo poteva guadagnare dal gioco della peste e della vita era conoscenza e memoria.” e afferma che in futuro è possibile un ritorno della peste, i cui bacilli possono restare inerti per anni prima di colpire ancora. Una profezia letteraria che si èavverata nella realtà, in quanto in giugno 2003 a Orano vi sono stati 1 morto e 9 infetti per peste bubbonica e la localita’ dalla quale provenivano tutti i pazienti, Kehailia, a 30 km da Orano, e’ stata messa in quarantena.

Personaggi collettivi sono la popolazione, che passa dalla paura, alla rassegnazione all’euforia quando la peste sparisce e i funzionari pubblici rappresentati dal prefetto, sembrano inizialmente molto timidi, soprattutto temendo di far prendere il panico dalla popolazione. Alla fine del libro le autorità hanno in programma di erigere un monumento in memoria delle vittime della peste.

La Peste, uno dei romanzi più belli del XX secolo,  ha una grande valore letterario, avendo contribuito che ad Albert Camus venisse assegnato il Premio Nobel per la letteratura nel 1957, racconta  una peste immaginata ad Orano senza riferimenti storici. Ha un profondo senso metaforico. Scritto dopo la seconda guerra mondiale, questo romanzo ha anche un significato metaforico: campi di quarantena, minacce, isolamento, affollamento di pazienti negli ospedali e poi nelle scuole, le cremazioni evocano il nazismo, campi di concentramento, oppressione in tutte le sue forme e resistenza da parte di coloro che si schierano dalla parte delle vittime.

Cosa insegna il romanzo La Peste? La Peste non è solo un romanzo su una malattia, ma anche sulla rivolta che nasce da una presa di conoscenza e di coscienza. Sul coraggio di non farsi prendere dal panico e continuare a vivere la vita. Cosa che non sta succedendo, innanzitutto in Italia, dove il coronavirus, anche per decreto governativo, ha sospeso l’intero paese. Quindi in questi giorni appestati, di quarantene controvoglia e forte allarmismo, per combattere il coronavirus, oltre lavarsi le mani, non bere il caffè al bancone del bar, ma seduti ed altro, va letto e imparato il romanzo La Peste di Albert Camus. E non solo in Italia o in Francia, il romanzo è tradotto in quasi tutte le lingue del mondo, ma anche in Cina, origine del coronavirus.

Lo straniero e La peste di Albert Camus, edizione cinese, luglio 2015

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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