Rio de Janeiro, Brasile. Giugno del 1992. La città meticcia e vibrante accoglie una delle riunioni più trascendenti che abbia avuto luogo: la Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ecosistema e sullo Sviluppo. Le sue deliberazioni sono cominciate il 3 giugno con esperti e ministri e si sono concluse tra i giorni 12 e 14 coi capi di stato e di governo.

A Rio è andato il Comandante in Capo per portare la voce di Cuba. Si sono riuniti un totale di 116 mandatari mondiali. La riunione con più capi di stato in tutta la storia. Dall’inizio Fidel stava ascoltando con attenzione. Quando è arrivato il turno di Cuba, la presenza del leader ha inondato la sala. Il suo discorso di poco meno di cinque minuti è stato il più applaudito di tutti, come ha riconosciuto l’intera stampa mondiale. Quella di Fidel è stata la voce dei paesi del Terzo Mondo.

“È necessario segnalare che le società di consumo sono le responsabili fondamentali dell’atroce distruzione dell’Ecosistema. Loro sono nate dalle antiche metropoli coloniali e da politiche imperiali che, a loro volta, hanno generato l’arretratezza e la povertà che oggi colpiscono l’immensa maggioranza dell’umanità.”

La firma di vari accordi tra Cuba ed alcuni paesi è stata una prova in più delle buone relazioni e della simpatia verso il popolo cubano. “Nessuno pensi che questo significa un sacrifico per Cuba. Non è qualcosa che meriti nemmeno la gratitudine. Per noi è qualcosa di semplice e compiamo il dovere di fratelli ed amici.”

“Quando le supposte minacce del comunismo sono sparite e non rimangono già più pretesti per guerre fredde, corse militariste e spese militari, che cosa è che impedisce di dedicare immediatamente quelle risorse a promuovere lo sviluppo del Terzo Mondo e combattere la minaccia di distruzione ecologica del pianeta?”.

“Cessino gli egoismi, cessino gli egemonismi, cessino l’insensibilità, l’irresponsabilità e l’inganno. Domani sarà troppo tardi per fare quello che avremmo dovuto fare molto tempo fa.”

La coscienza di voler agire con urgenza in favore dall’ecosistema ed il Vertice sono stati, secondo Fidel, la convinzione sempre di più estesa che se non si prendono in tempo le azioni imprescindibili l’uomo si trova davanti all’incerta soglia che può significare la distruzione di tutta la vita nel pianeta. “Se non si mette fine le conseguenze potrebbero essere devastanti. Si tratta di un impegno che non si può posticipare” e su questo ha avvisato in numerose occasioni. Qui alcune di quelle frasi:

“Un’importante specie biologica è a rischio di sparire per la rapida e progressiva distruzione delle sue condizioni naturali di vita: l’uomo.”

(1992)

“Non è possibile aspettare, perché domani potrebbe essere troppo tardi. Le nostre decisioni di oggi non possono trasformarsi in lettera morta; devono avere un seguito concreto e risultare nella creazione di effettivi strumenti di lavoro congiunti.”

(1995)

“I poderosi discutono le forme della nuova ripartizione del mondo. I poveri ed i paesi piccoli trattiamo di sapere come potremo sopravvivere nelle prossime decadi, se siamo isole ad alcuni metri sul mare, ci domandiamo che cosa succederà quando le acque salgano di livello e se potremo affrontare le siccità, i cicloni ed altre catastrofi climatiche che c’aspettano.”

(1992)

“Che si paghi il debito ecologico e non il debito estero. Sparisca la fame e non l’uomo.”

(1992)

“Dobbiamo proclamare con ogni energia che abbiamo il diritto di respirare aria pura, a bere acqua che non sia inquinata…, ad alimentarci e che quegli alimenti siano sani, ad educarci, ad essere curati, ad essere meno poveri mentre altri diventano ricchi sempre di più.”

(1996)

da Equipo Editorial Fidel Soldado de las Ideas/Cubadebate

traduzione di Ida Garberi

foto:Estudios Revolucion

http://it.cubadebate.cu/notizie/2020/06/05/fidel-non-e-possibile-aspettare-perche-domani-potrebbe-essere-troppo-tardi/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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