Le donne italiane non ricevono dallo Stato tutto l’aiuto necessario per poter avere le stesse opportunità degli uomini nel mercato del lavoro, soprattutto per quanto riguarda le retribuzioni.
Lo rileva il comitato europeo dei diritti sociali (Ceds) del Consiglio d’Europa sul reclamo presentato dall’ong University Women of Europe in cui si contesta a 15 dei 47 Stati membri dell’organizzazione paneuropea di non rispettare il diritto delle donne alla parità di retribuzione e alle pari opportunità professionali. I Paesi chiamati in causa dalla ong insieme all’Italia sono Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovenia e Svezia. Questi sono gli unici Stati ad aver accettato che il Ceds giudichi anche attraverso i reclami presentati da diverse organizzazioni, comprese alcune ong, se rispettano o meno quanto loro imposto dalla Carta sociale europea.
Il comitato da parte sua ha bocciato tutti i Paesi tranne la Svezia, ritenendo che violino tutti in un modo o in un altro i diritti delle donne. Strasburgo ha evidenziato che il problema non sono le leggi, perché tutti i Paesi hanno una legislazione che riconosce il diritto alla stessa retribuzione per un lavoro equivalente. Ma questo aspetto da solo non basta a cambiare la situazione, ha sottolineato Strasburgo, e deve essere accompagnato da politiche e misure per facilitare il raggiungimento della parità tra donne e uomini. Ed è proprio questo il vero punto dolente in quasi tutti gli Stati.
Infatti il comitato ritiene che solo la Svezia, il Belgio e Cipro abbiano fatto progressi misurabili nella promozione della pari retribuzione. Tornando al caso italiano il Comitato europeo dei diritti sociali ha evidenziato la mancanza di misure adeguate a promuovere il diritto delle donne a pari opportunità sul mercato del lavoro. “Il governo stesso ha riconosciuto che mancano misure positive per riconciliare la vita personale e professionale”, ha messo nero su bianco il comitato, citando come esempio le insufficienti sovvenzioni per servizi come gli asili nido. “Il divario retributivo tra donne e uomini è inaccettabile, eppure continua a rappresentare uno dei principali ostacoli al conseguimento di una reale uguaglianza nelle società moderne”, ha affermato Marija Pejcinovic Buric, segretario generale del Consiglio d’Europa. “I governi europei devono intensificare urgentemente gli sforzi per garantire le pari opportunità professionali”, ha aggiunto il segretario, precisando che “un maggior numero di paesi dovrebbe utilizzare la Carta sociale europea come strumento per raggiungere tale obiettivo”.

http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2020/6/28/53612-il-comitato-europeo-dei-diritti-sociali-del-consiglio/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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