Bolivia Secondo i risultati del sondaggio pubblicato ieri dal Centro Strategico Latinoamericano per la Geopolitica (Celag) sulla situazione economica e politica del paese andino, se si votasse oggi il candidato socialista Arce vincerebbe al primo turno con il 41,9% dei voti, rispetto al 26,8% del candidato dell’opposizione Carlos Mesa.

Il sondaggio mostra anche il crollo dell’autoproclamata presidente della Bolivia, Jeanine Áñez, salita al potere con il colpo di Stato, che otterrebbe solo il 13,3% dei voti.
A contribuire a questi risultati è la pessima gestione della pandemia da parte del governo e i suoi danni economici sulla popolazione.
Il 91,5% dei boliviani “è stato colpito” nel reddito a causa della crisi sanitaria e sociale causata dal nuovo coronavirus, il che mostra il massiccio impoverimento della popolazione.
All’interno di questo 91,5% che ha dichiarato un peggioramento della propria situazione economica, il 40% “ha smesso di ricevere qualsiasi tipo di entrata economica” e nessun aiuto gli è stato fornito dall’esecutivo.
Il 63,9% ritiene che le misure del governo a sostegno della popolazione in generale, ma anche delle piccole imprese e dei commercianti (bonus sociali) siano insufficienti e solo il 26,3% le considera adeguate. Il 45,5% dei cittadini identifica la situazione economica come il principale problema attuale nel Paese (economia 32,5% e povertà 13%)
Tra le soluzioni proposte il 64,1% degli intervistati è favorevole alla creazione di nuove tasse per i redditi dei settori più ricchi del paese e alla sospensione del pagamento del debito estero della nazione sudamericana.
Sul versante internazionale i risultati della consultazione riflettono anche la disapprovazione di tre boliviani su quattro nei confronti dell’immagine del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump e della sua politica estera nei confronti della America Latina.
La Bolivia vive giorni di tensione da quando il presidente deposto, Evo Morales, ha presentato le sue dimissioni lo scorso novembre a causa del colpo di Stato contro di lui da parte dell’opposizione, appoggiata dagli Stati Uniti, che ha rifiutato la sua rielezione alle elezioni presidenziali del 20 ottobre.
Il paese ha programmato le nuove elezioni presidenziali per il 6 settembre, che erano previste per il 20 maggio ma che furono posticipate per la pandemia di coronavirus.
La speranza è che le elezioni non verranno ulteriormente rinviate e che potranno svolgersi regolarmente.
I dubbi sono forti poiché il Tribunale Supremo Elettorale è formato completamente da persone nominate dal governo golpista e sarà questa entità a gestire lo spoglio e l’arrivo degli osservatori internazionali amici.
Lo stesso governo “ad interim”, come prevede la Costituzione sarebbe dovuto rimanere in carica solamente 3 mesi ed invece a settembre ne saranno trascorsi già 10.
I mezzi di informazione appoggiano il governo in carica. L’unica televisione statale fu occupata dai manifestanti senza che la polizia intervenne, i giornalisti furono cacciati, le trasmissioni furono sospese ed alla sua riapertura presentava una redazione nominata dal ministro del nuovo governo.
Luis Arce, dello stesso partito di Morales, è stato nominato candidato lo scorso gennaio dal Movimento per il Socialismo alle elezioni ma il governo golpista in carica ha cercato più volte di impedirgli la candidatura attraverso indagini su presunti comportamenti irregolari.
Ricordiamo che lo stesso governo, attraverso una decisione legislativa, ha vietato all’ex presidente Evo Morales sia la ricandidatura che il diritto di voto.
Traduzione Rete solidarietà rivoluzione bolivariana


https://www.hispantv.com/noticias/bolivia/470737/sondeo-elecciones-arce

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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