Adelaide Lechner è una giovane maestra elementare, nata alla fine dell’Ottocento a San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna. Il padre era un funzionario dell’Impero austriaco, che nel 1870 ha deciso di lasciare il lavoro, trasferirsi a Bologna, dove ha conosciuto quella che sarebbe diventata sua moglie. Adelaide a San Giovanni in Persiceto si considera socialista, perché è cresciuta in un territorio in cui il socialismo ha forte radici, perché suo fratello minore Giulio lo è, in maniera molto appassionata, e perché lei vede le ingiustizie di cui sono vittime gli uomini. E soprattutto le donne.
Forse non ha mai riflettuto molto alla sua adesione a questi ideali, nessuno le ha mai chiesto di farlo e neppure lei ne ha mai sentito la necessità. Poi nella vita di Adelaide irrompe la guerra. Giulio che è un convinto neutralista, fugge a Zurigo per non essere coscritto. Alla fine del 1916 la madre muore e Adelaide nel gennaio dell’anno successivo decide che non ha senso che lei rimanga da sola e raggiunge il fratello a Zurigo. Questa decisione le cambierà la vita ed è da qui che comincia il romanzo. Giulio ha in affitto una stanza nella casa del calzolaio Titus Kammerer, al numero 14 della Spiegelgasse. In quella casa, oltre alla famiglia del calzolaio, vivono la vedova di un soldato tedesco con i suoi due figli piccoli e una coppia di esuli russi, Vladimir e Nadja Ulianov.

E così Adelaide si trova all’improvviso a contatto con la storia con la s maiuscola. Arrivata in quella città straniera, in quella casa, Adelaide fa quello che sa fare meglio: accudisce i cinque bambini piccoli che vivono lì, permettendo alle madri di lavorare e di sostenere le loro famiglie. In poche settimane quella maestra della provincia emiliana si ritrova in un mondo che non avrebbe mai immaginato, in quel crocevia di cultura in un mondo dilaniato dalla guerra.

Stringe un forte legame di amicizia, quasi da sorelle, con la moglie di Lenin, un’amicizia che continuerà, seppur in maniera epistolare, quando i Lenin partiranno per Pietrogrado. Ha l’occasione di incontrare James Joyce, Katia Mann, Stefan Zweig, Mileva Maric, Carl Gustav Jung. Frequenta il Cabaret Voltaire, che si trova al numero 1 della Spiegalgasse, e ha una storia d’amore con il pittore Hans Richter. E grazie a lui conosce gli esponenti del movimento dada, a partire da Hans Arp, Hugo Ball e Tristan Tzara. Ma non smette mai di essere Adelaide. Ma soprattutto quella giovane donna in questi mesi acquista una nuova consapevolezza politica. Insegna a una scuola serale organizzata dal partito per le donne, che Nadja, lei e alcune compagne sono riuscite a mettere in piede, nonostante l’indifferenza degli uomini del partito. Partecipa attivamente alla vita politica, ha un ruolo nello sciopero generale dell’autunno del 1918 e, nel 1922, è tra le fondatrici del partito comunista svizzero. E ha nel suo impegno sempre una particolare attenzione alle donne.

Adelaide soffre per il tradimento di Giulio che, non solo abbandona il partito, ma, sposando l’unica figlia del fabbricante di guanti per cui lavora, diventa lui stesso il padrone della fabbrica, uno dei più duri contro le forze politiche e sindacali che animano la vita politica svizzera. Con la fine della guerra, Zurigo torna a essere una tranquilla città. Gli intellettuali e gli artisti vanno a Parigi, a New York, anche Hans Richter deve fare quella scelta per poter dedicarsi al cinema. Adelaide, che nel frattempo è diventata anche a Zurigo una maestra elementare, rimane invece fedele a quella che è ormai la sua città, al suo lavoro nelle scuole serali, all’impegno a fianco delle donne. A quel suo modo di fare la rivoluzione. Con gentilezza e determinazione, insegnando ai bambini. E soprattutto alle bambine.

Una mucca alla finestra, pagg. 222, prezzo di copertina € 15,00, in vendita online sul sito della casa editrice Villaggio Maori Edizioni di Catania, www.villaggiomaori.com

Di Luca Billi

Luca Billi, nato nel 1970 e felicemente sposato con Zaira. Dipendente pubblico orgoglioso di esserlo. Di sinistra da sempre (e per sempre), una vita fa è stato anche funzionario di partito. Comunista, perché questa parola ha ancora un senso. Emiliano (tra Granarolo e Salsomaggiore) e quindi "strano, chiuso, anarchico, verdiano", brutta razza insomma. Con una passione per la filosofia e la cultura della Grecia classica. Inguaribilmente pessimista. Da qualche tempo tiene il blog "i pensieri di Protagora" e si è imbarcato nell'avventura di scrivere un dizionario...

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