Miguel Enriquez in corteo, alla sua sinistra Edgardo Enriquez, dietro le bandiere del MIR (Movimiento de Izquierda Revolucionaria).


di Francesco Cecchini


Il 21 ottobre 1974 Edgardo Enriquez partecipa a un atto organizzato dal Partito Comunista di Cuba al Teatro Lázaro Peña dell’ Avana in onore del fratello Miguel, caduto un anno prima, il 5 ottobre 1973, a Santiago del Cile combattendo contro fascisti della dittatura di Pinochet. Edgardo Enriquez tiene un discorso che inizia così: “Voglio iniziare col dirvi che questo omaggio al Segretario Generale del MIR, compagno Miguel Enríquez, realizzato nel territorio della prima rivoluzione operaia e contadina in America Latina, sponsorizzato dal Partito della classe operaia cubana, il Partito Comunista di Cuba, nel Teatro della Confederazione dei Lavoratori Cubani, CTC, è il miglior tributo postumo che si possa rendere a Miguel Enríquez, un eroe della classe operaia cilena caduto combattendo per la rivoluzione operaia e contadina nel nostro paese.”
Un mese prima Edgardo è in Italia, a Roma. Partecipa a a un congressò del Manifesto . Le sue parole, tradotte da Rossana Rossanda, sono potenti. Sempre a Roma alla testa di diecimila persone, che sfilano davanti alla sede Dc di piazza del Gesù e alle sedi della Twa e dellAmbasciata americana a piazza Barberini, manifesta contro la giunta militare cilena. La sua presenza in Italia e partecipazione a varie iniziative è anche un contributo alla campagna di Lotta Continua Armi per il Mir.
Colpito dalla morte del figlio per meningite, Edgardo Enríquez, d’ accordo con la direzione del MIR, lascia il Cile nel marzo 1974. Attraversa clandestinamente il passo di Los Libertadores in direzione di Buenos Aires. Il suo compito è quello di organizzare la commissione estera del MIR per cercare risorse economiche che permettessero di finanziare la clandestinità e la resistenza alla dittatura.
Decide di tornare Argentina per partecipare alla Junta Coordinadora Revolucionaria, un’organizzazione internazionalista sudamericana, il cui obiettivo era la collaborazione tra diverse organizzazioni politico rivoluzionarie: PRT-ERP dell’Argentina, i Tupamaros dell’Uruguay, il MIR del Cile e l’ELN della Bolivia. Nel pomeriggio del 10 aprile 1976, Edgardo, uscito da una riunione della Junta, fu arrestato e imprigionato in uno dei centri di tortura: “El Olimpo”, “Campo de Mayo” , “Scuola Meccanica della Marina” (ESMA), dove sparì, una delle tante vittime del Plan Condor. Aveva 35 anni.Il corpo di Edgardo Enríquez fu gettato in una fossa comune dove 30 anni dopo fu individuato dai figli José Miguel y Ernesto con l ‘aiuto del Grupo de Antropología Forense de Argentina.
Di Edgardo Enriquez ne parla anche Carmen Castillo, compagna del fratello Miguel, chiamandolo con il suo nome di battaglia nella clandestinità, Simon. Cita un articolo del giornalista Pierre Kalfon su Le Monde del 8 ottobre 1974: “… Edgardo Enriquez, fratello di Miguel e chiamato a succedergli questo lunedì ha dichiarato: La morte del nostro segretario generale non significa di nessun modo la fine del MIR. Il fucile che cadde dalle mani di Miguel lo impugna già un altro dirigente….”

Yo pisaré las calles nuevamente de lo que fue Santiago ensangrentada, y en una hermosa plaza liberada me detendré a llorar por los ausentes.
Percorrerò di nuovo le strade di quella che è stata Santiago insanguinata, e in una bella piazza liberata mi fermerò a piangere per chi è assente.


Il cantautore cubano Pablo Milanés ha affermato che la canzone, Yo pisaré las calles nuevamente, è un omaggio a Miguel Enriquez del MIR, Movimiento Izquierda Revolucionaria. La canzone è stata composta 30 minuti dopo che Pablo Milanés conobbe della morte di uno dei rivoluzionari più amati e ricordati in America Latina, assieme a Ernesto Che Guevara, con il quale aveva lo stesso coraggio e la stessa morale rivoluzionaria.
Subito dopo il colpo di stato di Pinochet, Miguel Enriquez telefona a Beatriz Allende, Tati, la figlia di Salvador Allende, contatto tra il Mir e il presidente e propone di portarlo via dalla Moneda per rifugiarlo e difenderlo, assieme ai combattenti del Partito Socialista, nei quartieri sud, operai, di Santiago. Salvador Allende risponde che il suo mandato istituzionale e popolare lo obbliga a resistere nel Palacio de La Moneda e che non lo avrebbero scacciato vivo. Salvador Allende termina il messaggio dicendo: ” Ahora te toca a ti, Miguel!”. “Ora tocca a te, Miguel.” E così è stato.
Dopo il golpe il MIR entra in clandestinità, lotta contro il fascismo e inizia a soffrire le prime perdite. A Valdivia cade la direzione regionale. Il 3 e il 4 di ottobre un consiglio di guerra golpista condanna a morte 12 militanti. Tra i fucilati si trovano il segretario regionale, Fernando Krauss Iturra e José Gregorio Lliendo Viera, Comandante Pepe, leader del Movimiento de Campesinos Revolucionarios (MCR). Il 13 dicembre viene catturato, torturato e assassinato Bautista van Shouwen della Commissione Politica e direttore del periodico del MIR El Rebelde. Il MIR non si arrende, rifiuta di rifugiarsi al’estero; vi vanno solo quei militanti che devono spiegare la situazione in Cile o raccogliere soldi nella campagna Armas por el Mir, come il fratello di Miguel, Edgardo, prima a Parigi e poi a Roma. Edgardo Enriquez sparirà dopo in Argentina nel tentativo di ritornare in Cile.
Il MIR ha l’ obiettivo strategico di “costruire la forza sociale che possa iniziare una guerra rivoluzionaria capace di sconfiggere la dittatura.” Inoltre da istruzioni ai militanti che vengono catturati di resistere ad ogni costo alla tortura e di non parlare. Nonostante il coraggio e l’eroismo il MIR non riesce a sconfiggere il fascismo di Pinochet.
Il cinque ottobre del 1974, un sabato, a Santiago del Cile è una giornata fredda della primavera australe, forse limpida o forse grigia, all’orizzonte la cordigliera andina è innevata. In una casa azzurra ad un piano di Calle Santa Fé, del quartiere di San Miguel, viene ucciso Miguel Enriquez Espinoza, che fino a quel giorno aveva guidato la resistenza politico-militare del MIR contro la dittatura fascista.
Miguel Enríquez si difende fino all’ultimo con un AK in mano. Gli agenti della DINA, la gestapo di Pinochet, ha il coraggio di entrare solo quando non poteva più difendersi, giacendo al suolo con dieci pallottole in corpo. Sequestrano il suo corpo e lo consegnano alla famiglia solo il 7 ottobre. Ad accompagnare Miguel al cimitero ci sono 8 familiari con un rami di fiori e centinaia di sbirri armati, in uniforme o in civile, con le loro mitragliette. Si sente allora la voce di una donna coraggiosa, la madre: “Miguel Enríquez, figlio mio, non sei morto. Continui a vivere e continuerai a farlo per la speranza e la felicità di tutti i poveri e gli oppressi del mondo”.
Le stesse parole valgono anche per il fratello di Miguel, Edgardo
La tomba di Miguel si trova nel Cementerio General nel quartiere Recoleta. Il cimitero è monumentale, ma Miguel, è sepolto in un sempice loculo, con fiori e una bandiera del MIR e un albero vicino. Nel loculo riposa anche Edgardo.

Loculo di Miguel e Edgardo Enriquez

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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