di Christine MacDonald

Nel gennaio del 2019 un gruppo chiamato Santa Barbara for Safe and Local Transport (SBSLT) ha cominciato a pubblicare inserzioni sui media per residenti selezionati della California. Il nome e il logo dello SBSLT – che mostrano verdi montagne lontane, un frammento di oceano azzurro e una strada principale che li taglia – potrebbero essere scambiati per quelli di un tipico gruppo di base o per un ente stradale governativo. In realtà lo SBSLT fa parte di una campagna della mega compagnia petrolifera Exxon Mobil per cambiare i sentimenti del pubblico riguardo alle sua trivellazioni al largo nella Costa Centrale della California.

La Exxon ha chiuso le sue piattaforme petrolifere locali al largo nel 2015, dopo che una conduttura rotta aveva determinato la catastrofe della fuoruscita di petrolio di Refugio. Senza quella conduttura la Exxon non ha altro modo di trasferire il petrolio che pompa dalle sue piattaforme al largo. Come sostituzione temporanea la società vuole inviare autocisterne via terra alle raffinerie della California centrale.

Il sostegno del pubblico non è dalla parte della Exxon; un sondaggio dell’autunno 2019 ha rilevato che il 51 per cento dei residenti della contea si oppone al piano camionistico della Exxon (rispetto al 32 per cento a favore) e indagini mostrano che la maggioranza dei californiani si oppone a ulteriori trivellazioni al largo, il che potrebbe spiegare perché il SBSLT abbia pagato dozzine di inserzioni sui media sociali nel corso degli ultimi due anni. Gli annunci sono apparsi sugli schermi degli utenti californiani di Facebook e Instagram circa tre milioni di volte e spesso presentano scolari di razze diverse e lavoratori del petrolio in tuta. Gli annunci, naturalmente, offrono sostegno al piano di trasporto terrestre della Exxon.

Il Consiglio dei Supervisori della Contea di Santa Barbara deciderà il destino locale della Exxon probabilmente l’anno prossimo, ma il blitz di annunci di Santa Barbara è solo uno dei fronti dell’assalto politico digitale della Exxon, con battaglie che hanno luogo a livello nazionale. La strategia suggerisce che la Exxon si stia preparando a una lotta prolungata per assicurarsi la sua sempre più tenue “licenza sociale” di operare, nonostante le fosche predizioni su come la continua attività ordinaria dei combustibili fossili stia trasformando il pianeta.

Un’inchiesta di In These Times sostenuta da un anno di collaborazione dell’Istituto per il Giornalismo d’Inchiesta Leonard C. Goodman ha esaminato 11.622 annunci della Exxon sui media sociali contenenti circa 350 messaggi distinti pubblicati nel biennio dal 1° giugno 2018 al 31 maggio 2020 e apparsi sugli schermi degli utenti statunitensi di Facebook e Instagram fino a 265 milioni di volte. Facebook (che è proprietaria di Instagram) ha consentito l’accesso agli annunci che serve attraverso la sua Ad Library dal maggio 2018, creata da Facebook dopo numerosi scandali di trasparenza. In These Days ha usato script Python resi pubblicamente disponibili da Facebook Research per ricercare e scaricare dati dalla Ad Library e ha poi sviluppato script personalizzati per analizzare e aggregare dati regionali e demografici. (L’intera metodologia è pubblicamente disponibile qui).

La Exxon ha speso più di qualunque altra grande società in annunci Facebook (a parte la stessa Facebook) in annunci Facebook su “temi sociali, elezioni o politica” ed è il nono più vasto acquirente del paese di tali annunci: 15,6 milioni di dollari dal 7 maggio 2018 all’8 ottobre 2020. Quasi tutti i maggiori utilizzatori sono organizzazioni collegate alla campagna presidenziale. Le prime cento pagine sono principalmente di politici, di organizzazioni non a fini di lucro e altre finalizzate a una missione: la sola grande impresa a parte Exxon, Facebook e Instagram, è la Goldman Sachs, che ha speso meno di un quarto del totale della Exxon. 

In These Times ha esaminato circa 10 milioni di dollari di tale spesa per annunci della Exxon, un potente complemento dei più di 23 milioni di dollari che la Exxon risulta aver speso per praticare lobbismo diretto su legislatori nel 2018 e 2019 e dei 203 milioni di dollari che ha speso in annunci tradizionali televisivi, sulla stampa e all’esterno dal giugno 2018 al giugno 2020, secondo dati compilati da AdSpender di Kantar Media.

La pubblicità digitale è “uno strumento molto potente per accelerare una gamma di strategie e tattiche di cui [la Exxon] già dispone”, dice Edward Collins, direttore del lobbismo imprenditoriale presso InfluenceMap, un’organizzazione con sede a Londra che analizza e riferisce come le società influenzino le politiche climatiche. Attraverso Facebook la Exxon può mirare i suoi annunci a utenti collegati a una particolare regione, demografia o altra variabile, comunicando direttamente con qualsiasi utente di Facebook che si adatti al profilo della società riguardo a chi possa essere agevolmente persuaso. Usando tecniche normalmente viste in gruppi attivisti e campagne politiche, gli annunci poi chiedono agli spettatori di firmare petizioni, sottoporsi a sondaggi e contattare legislatori per sostenere la Exxon su temi dalla fratturazione idraulica al commercio.

Per molti versi questo genere di campagna di inserzioni sui media sociali è più prossimo al lobbismo o all’organizzazione politica che alla pubblicità e la Exxon ha collaborato con la società di consulenza di destra Harris Media, una collaboratrice frequente delle campagne elettorali Repubblicane. Alcuni stati prescrivono in effetti che la campagne sui media sociali siano riferite come attività lobbistiche. La Exxon dichiara a In These Times che riferisce tutte le sue attività lobbistiche come prescritto, ma esperti affermano che leggi e controlli incoerenti fanno sì che tali prescrizioni siano generalmente insufficienti.

“L’industria del gas e del petrolio è IL motore che alimenta l’economia statunitense. Agite contro regole inefficaci e non necessarie!”

“Il Dipartimento dell’Interno statunitense sta per pubblicare la prossima replica del suo piano quinquennale di concessioni al largo. Aprire queste aree aggiuntive alla trivellazione consentirà agli Stati Uniti di accedere a una maggiore porzione del suo considerevole potenziale di risorse energetiche”.

“La rinascente industria energetica degli Stati Uniti sta realizzando qualcosa che pochi pensavano possibile un decennio fa; siamo il produttore di energia numero 1 del mondo! Firmate: sostenete la forte industria energetica degli Stati Uniti!”

“SONDAGGIO: L’industria energetica è stata per decenni la spina dorsale degli Stati Uniti. Pensi sia importante mantenere forte la nostra industria energetica statunitense? Firma oggi!”

“Gli oleodotti sostengono più di 500.000 posti di lavoro negli Stati Uniti. Difendili!”

Molti degli annunci su Facebook e Instagram esaminati per questo articolo includono chiamate all’azione, come un sondaggio o una petizione. Una delle maggiori campagne della Exxon, ad esempio, ha detto agli utenti di Facebook di contattare i loro parlamentari per sostenere l’Accordo Stati Uniti-Messico-Canada, il successore dell’Accordo Nordamericano di Libero Scambio (comunemente noto come NAFTA) che il presidente Trump ha ratificato in precedenza quest’anno. Attraverso il nuovo accordo l’industria del petrolio è riuscita nel lobbismo per una speciale protezione che le consente di aggirare il sistema giudiziario messicano e di usare l’arbitrato internazionale nel caso di una disputa sugli investimenti. La campagna aveva persino la sua lettera modello da inviare ai parlamentari. La Exxon ha speso fino a 1,3 milioni di dollari in inserzioni per la campagna, comparendo sugli schermi degli utenti sino a 21,4 milioni di volte.

Poiché Facebook riferisce pubblicamente solo le tracce degli annunci – il numero di volte in cui un annuncio compare, comprese consultazioni multiple di una stessa persona – non è chiaro quante persone abbiano in realtà agito nella campagna. Facebook offre anche solo una gamma di spesa e tracce per ciascun annuncio, anziché un importo esatto. Ad esempio, il 20 dicembre 2019 la Exxon ha pubblicato una serie di annunci con il testo “Gli oleodotti sostengono più di 500.000 posti di lavoro. Difendeteli!” Per ciascun post singolo Facebook fornisce una gamma di spesa (ad esempio, da 300 a 399 dollari) e di tracce (ad esempio, da 7.000 a 8.000). (La fascia inferiore non è riferita riguardo ad alcuni annunci, dunque questo articolo presenta la fascia superiore, salvo quando indicato diversamente).

Anche se le persone non digitano un annuncio o firmano una petizione, dice Collins, gli annunci “stanno comunque avendo probabilmente un impatto, specialmente se li si vede più di alcune volte; è come qualsiasi altra pubblicità, dopotutto”.

Quando gli utenti cliccano, sono spesso trasferiti a uno dei siti di organizzazione digitale della Exxon. Exxchange.com, ad esempio, è il “portale della promozione comunitaria” della Exxon, completo con la propria applicazione per smartphone. Prima di arrivare una petizione promessa, tuttavia, gli utenti devono offrire le loro informazioni personali di contatto, costruendo l’archivio dei sostenitori della Exxon.

La Exxon ha rifiutato di commentare quante persone si siano registrate; la Exxon dice solo che Exxchange è “costituita da sostenitori dell’energia di tutto il paese” e “la sua vasta adesione è rappresentativa dei benefici economici del petrolio e del gas naturale in comunità locali di tutta la nazione”. Ma un annuncio apparso due volte a marzo 2019 offre un indizio. Gli annunci sono dei ringraziamenti per aver aderito a Exxchange, suggerendo che erano stati indirizzati principalmente a membri di Exxchange. Secondo dati di Facebook gli annunci hanno registrato 40.000 tracce e più dell’85 per cento dei visualizzatori avevano più di 55 anni.

NationBuilder è una nuova società di campagne digitali trasversali la cui piattaforma è la tecnologia di riferimento per cause conservatrici e Repubblicane, tra cui la campagna del 2016 di Trump, ed Exxchange.

NationBuilder (e società simili preferite da cause liberali) rende a campagne politiche rapido e poco costoso mappare informazioni dettagliate riguardo ai sostenitori e mantenere stretti contatti con essi. Questi strumenti digitali hanno trasformato sforzi di raccolta di fondi e di convincere la gente a votare fornendo agli organizzatori informazioni mirate riguardo a elettori registrati di ciascuno stato. Secondo la Exxon, la compagnia petrolifera “è solo una di numerose società, associazioni e organizzazioni non a fini di lucro che utilizzano la promozione digitale di base come strumento necessario di comunicazione”.

Il sito web di Exxchange è costruito di NationBuilder ed è stato sviluppato da un dipendente di Harris Media. Quella società è gestita dal consulente Repubblicano Vincent Harris, in un’occasione descritto su Bloomberg come “l’uomo che ha inventato l’Internet Repubblicana”. Harris presiede Harris Media ad Austin, che sviluppa campagne digitali da video a tweet e messaggi di testo fantasma per clienti. Harris è emerso come un erudito in rete durante la corsa alle primarie del senatore del Texas Ted Cruz nel 2012 e da allora ha continuato a collaborare con alcuni dei Repubblicani più conservatori del paese, tra cui (brevemente) la campagna 2016 di Trump.

I clienti di Harris hanno incluso Secure America Now, che di autodefinisce un gruppo non di parte dedito a introdurre “temi cruciali di sicurezza in prima linea nel dibattito statunitense” e ha contrato tra i suoi membri del consiglio di amministrazione l’ex governatore Repubblicano Mike Huckabee e la testa calda della sicurezza nazionale John Bolton. Il sito di Secure America Now presenta, tra altre cose, una retorica anti-immigrazione e una serie podcast con ospiti quali l’ex presidente Repubblicano della Camera Newt Gingrich.

In un altro caso la Exxon ha assunto Harris Media per campagna per contribuire a sconfiggere una misura alle urne contro la fratturazione idraulica in Colorado nel 2018, nota come Proposition 112. Il Comitato per il Problema della Exxon Mobil in Colorado ha pagato a Harris Media 40.000 dollari per quella sola campagna, secondo documenti depositati presso il Segretario di Stato del Colorado, e ha pagato a Facebook 40.000 dollari per pubblicare gli annunci creati. Tali annunci hanno creato più di un milione di tracce su residenti mirati del Colorado.

In un altro passaggio dell’industria, Rachel Cross, consulente digitale e dei media sociali della Exxon dall’aprile 2020, è una ex dipendente di Harris. In precedenza aveva lavorato per Americans for Prosperity, un braccio politico dei fratelli Koch.

All’estero il gruppo non a fini di lucro con sede in Gran Bretagna, Privacy International, ha richiamato Harris Media per i suoi “virulenti” annunci in rete con temi di “legge e ordine” durante una campagna presidenziale del 2017 in Kenya, dove almeno 33 persone sono state uccise in violenze elettorali. L’organizzazione ha anche documentato il lavoro di Harris Media per partiti di estrema destra in Germania e Francia e per il governo israeliano del Likud.

Lucy Purdon, vicedirettrice politica di Privacy International dice che Harris Media fa parte di “un intero ecosistema di società che stanno tutte usando la tattica di raccolta di dati, profilazione e micro-indirizzamento al fine di raggiungere determinati uditori”. Aggiunge: “Non c’è alcuna trasparenza e alcuna rispondenza”.

“Guardate, come si costruisce una banca dati?” ha detto Harris a Politico in un profilo del 2015, spiegando i suoi metodi. “Si costruisce una banca dati mediante l’entusiasmo. Come si costruisce l’entusiasmo? Con un messaggio. Come si diffonde un messaggio? Attraverso i media sociali”.

In una presentazione del 2018 a un’assemblea dell’Independent Petroleum Association of America, Harris ha lamentato come politici e gruppi di promozione progressisti come Earthjustice stavano influenzando sui media sociali la narrazione dell’industria petrolifera. Nelle schermate successive ha esposto il modo per neutralizzare i critici e promuovere sostegno:

“Prima che un problema sorga trovate i NOSTRI, reclutate i NOSTRI e istruiteli!”

“Usando un bot per ottenere un indirizzo fisico”

“Attivate i vostri con iniziative tangibili di promozione per ordinare e segmentare la banca dati prima di un problema”.

Harris Media non ha risposto a molteplici richieste di commenti.

Come ha spiegato a Politico la stratega digitale del Partito Repubblicano Mindy Finn: “[L’organizzazione digitale] non è solo numeri grezzi. E’ analizzare e stabilire chi sono le persone [che si coinvolgono] e farle corrispondere a profili di elettori… Non si tratta di avere il massimo dei ‘mi piace’ e dei clic su Facebook, perché conta il ‘chi’”.

Mentre dalla Ad Library di Facebook sono forniti solo età, sesso e informazioni sullo stato [di residenza] per ciascun annuncio, Facebook consente agli inserzionisti di mirare gli annunci sulla base dell’effettivo comportamento in rete, oltre alle caratteristiche riferite spontaneamente quali lavoro e istruzione. Può indirizzare usando la storia di acquisti e navigazione in rete, ad esempio, e se una persona abbia più probabilità di essere coinvolta da contenuti politici conservatori o liberali.

“Con quel tipo di individuazione”, dice Lucy Purdon, “non si sa quali informazioni siano state raccolte su di noi, da chi e come si è messi nel mirino”.

“Facebook afferma che non si tratta di una corrispondenza uno a uno di un individuo identificabile”, dice la critica della tecnologia digitale Sara Watson, “ma quanti più sono gli elementi che si usano per indirizzarsi”, tanto più prossimi si può arrivare a identificare singole persone.

L’approccio ai media sociali della Exxon è insolitamente sfrontato, secondo Collins di InfluenceMap. Egli dice a In These Times che l’uso dei media sociali da parte della Exxon per condurre lobbismo nei confronti del pubblico si spinge oltre il resto dell’industria, un’affermazione appoggiata dalla spesa anormalmente elevata della Exxon per inserzioni politiche su Facebook. Solitamente tale tattica sarebbe usata da organizzazioni politiche o associazioni commerciali, non direttamente da imprese.

“Appare realmente nuovo che gli annunci non riguardino il prodotto, bensì gli interessi della società”, dice la Watson. Lei paragona l’uso degli annunci sui media sociali da parte della Exxon al funzionamento di “un Super PAC, ma su scala molto più granulare”.

Negli 11.622 annunci della Exxon esaminati per questo articolo, in media il 16 per cento di coloro che avevano visualizzato ciascun annuncio erano uomini di età superiore a 65 anni, il 16 per cento donne di età superiore a 65 anni, e un altro 16 per cento uomini tra i 55 e i 64 anni. Per contro solo il 15 per cento erano utenti tra i 18 e i 34 anni (di qualsiasi genere). Nonostante il fatto che le persone di età superiore ai 65 anni fossero un terzo di coloro che visualizzavano un tipico annuncio della Exxon, il gruppo rappresenta solo il 16 per cento della popolazione statunitense totale. Inoltre persone più giovani usano i media sociali più di quelle più anziane. Il Centro di Ricerca Pew ha utilizzato sondaggi per tracciare l’adozione di media sociali negli ultimi anni, riferendo l’anno scorso che il 79 per cento delle persone tra i 18 e i 29 anni sono su Facebook e il 67 per cento usa Instagram, rispetto a solo il 46 per cento e l’8 per cento, rispettivamente, dei cittadini più anziani. Anche se sia Facebook sia la Exxon abbiano rifiutato di commentare circa quali filtri la Exxon utilizzi per indirizzare i suoi annunci, ciò suggerisce in misura sproporzionata che gli annunci non sono trasmessi a caso.

Poiché l’attività principale della Exxon non include la vendita diretta a singoli (la società ha deciso di uscire dal settore delle stazioni di servizio nel 2008), la Watson dice che l’indirizzamento personale della Exxon potrebbe costruire un caso per la protezione dei consumatori, poiché “la maggior parte dei consumatori non dovrebbe avere un rapporto diretto con la Exxon”. Aggiunge: “Dunque quale diritto ha la Exxon di raccogliere un qualsiasi dato sul consumatore, a parte informazioni aggregate circa le tendenze dei consumatori?”

La Exxon ha rifiutato di commentare su come utilizza i dati individuali, ma alcuni esempi recenti rivelano come l’industria petrolifera nel suo complesso stia sposando le strategie cui la Exxon si è affidata.

Si prenda la controversia del Texas in precedenza quest’anno su una cosa chiamata “ripartizione proporzionale”, l’autorità (oggi) raramente usata dal governo per disciplinare le quote petrolifere al fine di smussare le fluttuazioni nel mercato petrolifero statunitense. L’autorità non era stata esercitata in Texas dagli anni Settanta, ma la scorsa primavera l’isolamento causato dal COVID-19 ha determinato un surplus di petrolio così vasto che non c’era più posto per immagazzinarne altro. L’amministrazione Trump ha ordinato alla Riserva Strategica di Petrolio degli Stati Uniti di rifornirsi “fino al massimo” a marzo, ma le sue politiche a favore del petrolio non sono state sufficienti per compensare il crollo della domanda globale.

La Texas Railroad Commission ha valutato se limitare il numero di barili che le compagnie petrolifere potevano pompare, ma i sostenitori del libero mercato – collegati all’industria petrolifera – sono riusciti a respingere tale proposta.

Numerose imprese dell’energia hanno fatto circolare un modello di lettera contro la ripartizione, tra cui la Exxon. L’American Petrolium Institute (API), che tra i suoi membri include la Exxon, ha messo in campo un’operazione sotto il nome di Energy Citizens che ha usato lo stesso linguaggio.

L’API ha usato un copione simile in una campagna del 2017 in Pennsylvania, finanziando un’organizzazione chiamata Citizens Against Nuclear Bailouts. Come rivelato da un articolo di febbraio dell’Atlantic ha attaccato residenti con un fuoco di sbarramento di annunci su Facebook, mail dirette e telefonate. “Forse in modo più sorprendente”, ha indicato il giornalista Robinson Meyer, “l’industria ha… di fatto mutuato tattiche e idee degli attivisti per il clima”.

“E davvero un interrogativo difficile che cosa fare riguardo” all’attacco diretto a singoli con informazioni fuorvianti, dice Kathie Tree, una dottoranda che studia la disinformazione sul cambiamento climatico presso l’Università di Exeter, Devon, Inghilterra. “Suscita ogni sorta di domande circa la libertà di espressione e i diritti democratici. Esiste un diritto democratico a essere disinformati? Di chi è la responsabilità e chi deve dire che cosa conta, che cosa è fuorviante e che cosa non lo è, e di chi è la responsabilità di fare qualcosa al riguardo?”

12,1 MILIONI! E’ il numero di barili di petrolio al giorno che gli Stati Uniti hanno prodotto a marzo. Firmate per aggiornamenti all’energia e sostenete l’industria energetica statunitense!

13,1 MILIONI! E’ il numero di barili di petrolio al giorno che è previsto gli Stati Uniti produrranno nel 2020. Firmate per aggiornamenti all’energia e sostenere l’industria energetica statunitense!

La Exxon ha trasmesso i due annunci riportati più sopra a utenti dei media sociali quasi quattro milioni di volte nell’aprile 2019. Un anno dopo i titoli riguardo alle fortune della società hanno preso una svolta decisamente differente.

“Il Grande Petrolio è caduto”, ha detto May Boeve, direttrice esecutiva di 350.org, in una dichiarazione trionfante trasmessa per e-mail ai sostenitori del gruppo ambientalista il 25 agosto, il giorno stesso in cui l’indice medio industriale Dow Jones ha cancellato la Exxon dalla rilevazione. Il Dow ha dato posto della Exxon, che la società deteneva dal 1928, alla società di software commerciale Salesforce.

Bloomberg l’ha definito “una sbalorditiva caduta” ”. Segnalando “la svolta particolarmente rapida delle fortune” della Exxon durante la letargica economia del COVID. La rimozione della Exxon è arrivata poche settimane dopo che la società aveva una seconda perdita trimestrale di seguito. Ad agosto la società ha annunciato che avrebbe sospeso i versamenti ai fondi pensione della sua forza lavoro sindacalizzata, anche se ha continuato a distribuire dividendi.

La Exxon era la società di maggior valore degli Stati Uniti ancora nel 2011, ma le sue azioni hanno cominciato a perdere valore ben prima della pandemia. “Ne ho abbastanza dei combustibili fossili”, ha dichiarato a gennaio il guru di Wall Street Jim Cramer nel programma Squawk Box. “Sono finiti. Stiamo cominciando ad assistere a disinvestimenti in tutto il mondo”.

Mentre riserve petrolifere facilmente accessibili declinano, la Exxon e l’intera industria dei combustibili fossili stanno svoltando ad attività “non convenzionali” a minor profitto, come la fratturazione idraulica, il processo di fratturazione di scisti per estrarre il petrolio e il gas che viene spinto fuori.

Clark Williams-Derry un analista finanziario del settore energetico presso l’Istituto progressista per l’Economia e l’Analisi Finanziaria Energetica afferma che la fratturazione è stata “un completo e totale fallimento”, un’attività a “flussi di cassa negativi” con costi di produzione così elevati che hanno spinto alla bancarotta molte nuove compagnie indipendenti di trivellazione.

“Stanno passando allo scisto perché lo scisto è una grande opportunità”, dice Williams-Derry, “o è che non esistono opportunità migliori?” Egli aggiunge che è solo questione di tempo prima che la Exxon soccomba alla concorrenza delle società delle energie rinnovabili e che gli azionisti fuggano in massa.

Nel frattempo l’industria petrolifera sta tentando di vendere la fratturazione come un “combustile ponte”, amico del clima, per agevolare la transizione dal petrolio e dal petrolio alle rinnovabili. Ma nuove ricerche suggeriscono che il gas naturale potrebbe in realtà contribuire alle emissioni di carbonio più del carbone, a causa del gas bruciato dai pozzi e di condutture perdenti. Secondo uno studio del 2020, il 3,7 per cento del metano prodotto nel bacino Permiano del Texas (dove la Exxon ha investito nella fratturazione) finisce perso e non arriva mai al mercato, più di due volte la stima ufficiale dell’EPA per la regione. Gli scienziati del clima hanno già stabilito che se solo il 3,2 per cento del gas fuoriesce, diventa peggiore del carbone per il cambiamento climatico.

“Mi spezza il cuore”, dice il climatologo Peter Kalmus, “che stiamo fondamentalmente stravolgendo il futuro del pianeta per i prossimi dieci milioni di anni in cambio di pochi altri anni di fratturazione, di dirigenti dei combustibili fossili che incassano profitti record… E’ semplice follia”.

Le lotte locali della Exxon non sono sempre vincenti, come la volta in cui ha speso 16.000 dollari in annunci sollecitando i residenti della Louisiana ad “agire” nella sua lotta contro lo East Baton Rouge Parish School Board sulla proroga di agevolazioni fiscali industriali in scadenza nel gennaio del 2019. Quegli annunci sono stati messi in rete più di mezzo milione di volte, anche se la società ha perso al voto.

Ma la tendenza è chiara: la Exxon si rivolge ai media sociali per premere la sua agenda nazionale e cercare di invertire il suo sostegno pubblico in generale declino. La Exxon ha speso sino a 1,4 milioni di dollari in annunci sui media sociali di promozione di posti di lavoro negli oleodotti, ad esempio, apparsi 40 milioni di volte nel periodo di due anni indagato per questo articolo e rivolgendosi particolarmente a residenti in stati quali il Michigan, dove la costruzione di oleodotti è controversa. Altri annunci hanno premuto per la trivellazione al largo in acque federali e per il nuovo accordo commerciale con Canada e Messico.

Nel caso di annunci pubblicati numerose volte con lo stesso testo o testi simili, questo mostra il numero medio di tracce e la spesa media per annunci con tale testo.

Gli Stati Uniti sono maggior produttore di energia del mondo. Vuoi che ciò continui?

FIRMA la petizione e aggiungi il tuo nome oggi!

SONDAGGIO SULL’ENERGIA: Il 94 per cento della superficie federale al largo è interdetta allo sviluppo. Appoggi l’espansione dell’accesso alla produzione energetica al largo?

Rispondi al sondaggio oggi!

Sono a rischio 232.000 posti di lavoro in Colorado. Dì al governatore Polis di OPPORSI a una moratoria sullo sfruttamento di nuovo petrolio e gas.

In alcuni stati annunci politici sui media sociali come quelli della Exxon possono dover essere riferiti come attività lobbistiche. Ma molti stati – tra cui il Texas, dove la Exxon ha sede – hanno scarse regole sulle prescrizioni di denuncia della spesa su media sociali. Anche in stati che hanno regole, la loro imposizione è quasi inesistente.

Diversamente dalla attività di lobbismo diretto – in cui la Exxon incontrerebbe direttamente parlamentari – il lobbismo “indiretto” (noto anche come “di base”) generalmente si riferisce a iniziative che incoraggiano altri a contattare parlamentari, il genere di campagne che comprende petizioni o che mira a influenzare l’opinione pubblica riguardo a un tema da votare. In alcuni stati, secondo la società di consulenza State and Federal Communications, tale definizione include annunci sui media sociali.

“In realtà non ci sono dati [riguardo a quanto lobbismo indiretto è praticato negli Stati Uniti] perché ogni stato è differente”, dice a In These Times Elizabeth Z. Bartz, presidente e direttrice generale della State and Federal.

A New York, per esempio, i post sui media sociali sono considerati lobbismo (e sottoposti a disciplina e obbligo di segnalazione) quanto il post include “una qualità lobbistica”, “assume una chiara posizione sul problema in questione” e tenta di “influenza un pubblico ufficiale”, secondo un foglio informativo della State and Federal. Come la Exxon dichiara a In These Times essa “rispetta tutte le leggi e i regolamenti applicabili e i nostri rapporti sulle attività di lobby sono disponibili pubblicamente e depositati presso le appropriate agenzie e autorità disciplinari. Quando richiesto i nostri rapporti ai regolatori e alle autorità rivelano attività di lobbismo di base denunciabili”.

Ma la rivelazione spesso non è prescritta.

“Molto francamente, il lobbismo di base è probabilmente la parte del leone del lobbismo condotto a livello federale e locale, e procede del tutto non riferito”, dice Craig Holman, lobbista per gli affari governativi presso il gruppo non a fini di lucro Public Citizen. “Fintanto che [i lobbisti] non bussano effettivamente alla porta di un membro del Congresso a Washington, di fatto la cosa non è riferita”.

Riferito o no, il lobbismo indiretto sta cambiando l’attività del lobbismo delle imprese, come illustrato dal rapporto annuale 2019 della Commissione Congiunta dello Stato di New York. Nel solo stato di New York nel 2019 il 24 per cento dei lobbisti registrati ha ampliato la propria attività al lobbismo indiretto, anche se solo l’un per cento si dedica esclusivamente al lobbismo indiretto. Su un totale di 16,8 milioni di dollari spesi dai lobbisti in pubblicità nel 2019, la promozione digitale e i siti web hanno contato per 3,6 milioni, superando i 2,9 milioni spesi in pubblicità sulla stampa.

Holman aggiunge che la misura dell’operazione della Exxon sui media sociali “è probabilmente prova che [il lobbismo indiretto] è di gran lunga più prevalente oggi di quanto era nel passato. Oggi i media sociali e Internet mettono a disposizione un veicolo perfetto per la pubblicità ingannevole”.

“Le società lo faranno fino a quando sarà loro possibile”, dice Sara Watson. “Facebook e altre piattaforme non si cureranno di ciò fino a quando non se ne curerà il pubblico”.

A metà del primo decennio del 2000 c’è stato un tentativo del Congresso di approvare una prescrizione federale di denuncia del lobbismo indiretto, ma è stata battuta da quella che Holman descrive come una massiccia campagna di creazione consenso. Holman aggiunge che simili proposte in effetti esistono, ma che abbiano una possibilità dipende dall’esito dell’elezione presidenziale e dal fatto che “i Democratici siano o no sinceri” riguardo al frenare gli abusi dell’industria.

Anche se prescrizioni di rivelazione legale fossero approvate, dice la Watson, “ci sono grandi questioni riguardo all’applicabilità di tali leggi”, particolarmente quando si tratti di piattaforme come Facebook con un modello aziendale totalmente dipendente dalla pubblicità mirata in rete.

Dal 2011 una coalizione di più di settanta gruppi di investitori ha premuto per una maggiore pubblicità di tutte le attività lobbistiche delle società, sottoponendo più di 400 proposte sul lobbismo a dozzine di società negli ultimi nove anni. Solo sette proposte hanno ottenuto la maggioranza dei voti, ma il tema sta conquistando vigore. Molte di tali proposte sono state sottoposte alla Exxon dal [sindacato] United Steelworkers, compresa una in precedenza quest’anno. La Exxon ha raccomandato che gli azionisti votassero contro di essa. Non è stata approvata ma sarà riproposta l’anno prossimo.

“SONDAGGIO SULL’ENERGIA: Il 94 per cento della superficie federale al largo è interdetta allo sviluppo. Appoggi l’espansione dell’accesso alla produzione energetica al largo? Rispondi al sondaggio oggi!”

Nel 2019 il 58 per cento del greggio raffinato in California è stato importato da altri paesi. Agisci e sostieni la produzione energetica e i posti di lavoro locali qui in California. Sostieni l’energia statunitense nella contea di Santa Barbara. Fai sentire la tua voce.

Se non ne hai avuto l’occasione, non dimenticare di sottoporre la tua lettera di commento a sostegno del Permesso Provvisorio di Trasporto Terreste della ExxonMobil. Scade a mezzanotte del 31 agosto!

Gli sforzi della Exxon per sostenere il sostegno del pubblico sono messi alla prova a Santa Barbara.

Il problema riguarda l’Unità Santa Ynez (SYU) della Exxon, composta da tre piattaforme petrolifere al largo della costa di Santa Barbara e da una struttura di lavorazione a terra nel Las Flores Canyon. Nel 2015 la conduttura usata dalla Exxon per inviare il petrolio a terra alle raffinerie – gestita dalla società Plains All American Pipeline – ha rilasciato 140.000 galloni di greggio sulla costa e nell’oceano in prossimità della spiaggia statale di Refugio. Non era la prima fuoruscita lungo questo tratto mozzafiato della costa del Pacifico. La fuoruscita di Santa Barbara del 1969 era stata il più grande evento singolo della storia dello stato. Gli storici dicono che contribuì a lanciare il moderno movimento ambientalista e la prima Giornata della Terra, tenutasi l’anno seguente.

Senza quella conduttura le tre piattaforme della Exxon al largo sono state ritirate. La Exxon ha chiesto nel 2017 un permesso temporaneo di trasporto terreste che consentirebbe alla società di riaprire quei pozzi. Se approvato la società farebbe correre settanta camion al giorno (circa uno ogni venti minuti) sulle strade della Costa Centrale dalla SYU alle raffinerie della California.

Il 12 agosto la Commissione Urbanistica della contea di Santa Barbara ha diffuso le sue raccomandazioni a lungo attese basate sull’analisi di impatto ambientale del piano della Exxon. Un’audizione pubblica era stata programmata per l’inizio di settembre, ma ciò accadesse, la [società] Phillips 66 ha annunciato che stava chiudendo la sua raffineria della contea di Santa Barbara, che la Exxon aveva previsto come sua destinazione principale del petrolio su ruote.

Un possibile percorso alternativo sarebbe un tragitto più lungo fino al Terminale Plains Pentland nella vicina contea di Kern. Nella sua analisi ambientale, tuttavia, la commissione aveva suggerito che la Exxon abbandonasse del tutto Pentland “per limitare il traffico camionistico, ridurre le emissioni atmosferiche e ridurre la possibilità di incidenti sfocianti in fuoruscite dovute alle minori miglia percorse”.

La commissione può tuttavia ancora approvare il piano della Exxon e il prossimo passo sarebbe una decisione finale del Consiglio dei Supervisori di Santa Barbara. Errin Briggs supervisore della pianificazione presso la Divisione Energia della Commissione Urbanistica dice che il progetto è ancora realizzabile, in base a quali modifiche la Exxon introdurrà nella sua proposta e che i dirigenti della contesa dovranno soppesare i rischi del petrolio rispetto ai benefici economici per l’area.

Contemporaneamente è stato lanciato nel dicembre del 2018 il gruppo Santa Barbara for Safe and Local Transport (SBSLT) [Santa Barbara per il trasporto sicuro e locale]. I legami diretti del SBSLT con la Exxon sono evidenti. Il Santa Maria Sun, un giornale locale, ha palato con l’allora gestore patrimoniale della SYU della Exxon Mobil per un profilo del SBSLT e ha scritto che lo SBSLT è “un impegno congiunto della ExxonMobil e di membri interessati della comunità della contea di Santa Barbara”; il sito del gruppo afferma che è “implementato da Exxon SYU”.

Il sito dello SBSLT si descrive come “una coalizione di residenti e contribuenti, tra qui aziende locali, insegnanti, operatori della legge e della sicurezza e dipendenti della ExxonMobil”. La Exxon in effetti dichiara il sostegno di numerosi sindacati e associazioni di imprenditori, circa trenta imprese e una mezza dozzina di leader locali, tra cui alcuni dirigenti eletti attuali e del passato. A oggi lo SBSLT ha speso più di 44.000 dollari in pubblicità sui media sociali e la Exxon ha speso più di due milioni di dollari in una varietà di annunci sulle trivellazioni al largo attraverso la sua pagina principale.

“Abbiamo bisogno che le persone siano realiste riguardo alle decisioni che devono prese per vivere qui”, Bob Setbacken ha ammonito altri residenti locali in un commento l’anno scorso sulla pagina dello SBSLT. E’ un residente di Santa Barbara pensionato, secondo il suo profilo Facebook, ma non ha risposto a un telefonata che chiedeva un’intervista.

A tutto il 19 ottobre, la pagina Facebook dello SBSLT aveva solo 408 ‘mi piace’ e 422 seguaci in una contea di 450.000 persone. La pagina ha attirato le ire di residenti locali. “SYU è un lupo in veste d’agnello”, scrive la residente di Santa Barbara Maureen McFadden il 22 maggio. Amy Foss, un’altra commentatrice della pagina, definisce lo SBSLT “una pagina di propaganda della società petrolifera, non un ‘comunità’”.

Nell’ottobre del 2019 Facebook ha affermato in un testo in rete che avrebbe aggiunto informazioni circa chi sia dietro le pagine di Facebook, anche aggiungendo informazioni confermate circa il proprietario della pagina e la città, il numero di telefono o il sito web verificati. Nell’ottobre del 2020 la pagina dello SBSLT continua a essere elencata come un “organizzazione comunitaria” e sotto la sezione “Trasparenza della pagina” si legge: “Santa Barbara for Safe and Local Transport è responsabile di questa Pagina”, non facendo alcun riferimento alla Exxon. Ma l’indiritto fornito per la SBSLT sull’Ad Library di Facebook è un indirizzo della ExxonMobil.

“Se scopriamo che una Pagina sta celando il suo proprietario al fine di fuorviare le persone, richiederemo che fornisca maggiori informazioni circa chi le è dietro”, ha detto un portavoce di Facebook in una dichiarazione via e-mail. “Stiamo indagando se queste Pagine rispettano le nostre regole”.

Oltre Facebook, l’opposizione ai piani della Exxon per Santa Barbara è feroce. L’opposizione ha la propria coalizione di base di gruppi ambientalisti e comunitari, sostenitori dell’amministrazione locale e più di ottanta aziende. Temono che un’altra fuoruscita di petrolio possa impattare sul turismo e le industrie della pesca della regione. Altri locali lamentano che le strade semplicemente non sono adatte a trasportare tutto quel petrolio.

A Santa Barbara, come in tutto il paese, la Exxon spesa di far volgere la marea circa la sua estrazione, trasporto e fratturazione attraverso i suoi sforzi lobbistici scarsamente disciplinati sui media sociali, i suoi consulenti politici e la sua campagna software e i suoi sostenitori ben finanziari e molto motivati. La frenesia di 16 milioni di dollari di spesa in annunci della Exxon sottolinea che la lotta contro l’industria dei combustibili fossili è lungi dall’essere conclusa.

Stephanie Prufer, un’attivista per gli oceani presso il Centro per la Diversità Biologica, dice di non ritenere che la strategia della Exxon funzionerà per la società, specialmente tra i giovani.

“Non sono sorpresa che la Exxon stia mirando alla demografia che ha scelto”, dice, riferendosi al fatto che gli annunci della Exxon compaiono in misura sproporzionata sugli schermi degli utenti più anziani dei media sociali. “Sanno che non saranno in grado di ottenere il sostegno di persone che hanno paura per il proprio futuro. Io ho ventiquattro anni e ogni singolo giorno sono preoccupata per quello che diventerà il mio futuro se le società del petrolio continueranno a trivellare”.

“La scienza è chiarissima”, aggiunge. “Dobbiamo mantenere il petrolio sottoterra. Dobbiamo smettere di trivellare sulla nostra costa, non ricominciare”.

David DeMaris ha offerto consulenza tecnologica per questo articolo. Juan Caicedo ha contribuito verificando i fatti.

Christine MacDonald è una giornalista d’inchiesta e scrittrice il cui lavoro si concentra sul cambiamento climatico, la sostenibilità ambientale e l’ambientalismo fasullo. E’ stata membro dal 2019 al 2020 dell’Istituto del Giornalismo d’Inchiesta Leonard C. Goodman.

Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/exxon-spends-millions-on-facebook-to-keep-the-fossil-fuel-industry-alive/

Originale: In These Times

Traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2020 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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