“Voglio dire ai miei colleghi dello stato e del parastato, prima o dopo arriveranno a voi, per forza. E io spero che ci arrivino presto, perché è intollerabile che questa crisi la paghi metà della popolazione italiana“. 

Massimo Cacciari, in una trasmissione TV, ha invocato di fatto gli ammortizzatori sociali o comunque sacrifici per i lavoratori pubblici che sarebbero, a detta sua, dei privilegiati potendo lavorare al contrario di bar, ristoranti.

 Il valore del filosofo Cacciari è indiscutibile ma sull’opinionista e l’uomo politico avremmo molto da dire. Se gli statali devono pagare la crisi, per statali intende tout court il pubblico impiego, inclusi i servizi indifferibili come vigili del fuoco o vigili urbani, sanità, quanti mantengono efficienti, anche in modalità smart, servizi al cittadino. Potremmo ragionare sul lavoro agile e sulla incapacità della Pubblica amministrazione di gestire alcuni uffici con questa modalità lavorativa che per noi resta comunque un cavallo di troia per la contrattazione sindacale e per ogni rivendicazione futura in materia di organizzazione del lavoro e dei servizi pubblici. Potremmo entrare nel merito delle inefficienze dei servizi pubblici, spesso derivanti dalla assenza di personale, dalla mancata digitalizzazione e formazione, tutti argomenti che il Cacciari politico dovrebbe per altro conoscere ma invece si guarda bene dal trattare.

Come avviene per chi si erge a sommo vate, si prendono delle cantonate specie se dietro alle invettive televisive si nasconde un pensiero debole, quello della uguaglianza astratta di tutti i soggetti colpiti dalla crisi. Metà del paese è alla fame, ergo l’altra metà (identificata con i dipendenti pubblici) deve pagare a sua volta la crisi economica e sociale. 

Ma quanti hanno banchettato con le politiche neoliberiste sulla carcassa del sistema produttivo nazionale? Gli enormi profitti resi possibili dalle privatizzazioni, la riduzione del prelievo fiscale sui redditi alti che determina la riduzione dei fondi a disposizione dei Governi per le politiche fiscali? L’idea che privato sia sinonimo di efficienza quando sono stati smantellati e privatizzati settori industriali efficienti e produttivi? 

Ricordate la idea che favorendo i ricchi anche i ceti meno abbienti avrebbero tratto benefici? Andatevi a guardare le statistiche sulle disuguaglianze per capire quanto errate siano state le previsioni neo liberiste, previsioni che hanno agito scientemente sulla cultura di massa introiettando nella società luoghi comuni, gli stessi luoghi comuni che animano la vis polemica televisiva di Cacciari.

E per capire quanto sbagliato sia il ragionamento di Cacciari bisogna guardare agli ultimi 30 anni, quando si sono pagate meno tasse, anzi hanno ridotto le aliquote per favorire i redditi più alti, siamo in presenza di uno dei capisaldi delle politiche neoliberiste che Cacciari ben conosce ma. finge di ignorare.

 Nel 1974 in Italia esistevano 32 aliquote, la minima al 10% e la massima al 72%, al governo c’era la Dc con Psi e Psdi, ebbene pochi anni dopo, Governo Craxi, le aliquote diventano solo 9 con la minima al 12% e la massima al 62%. Volete sapere oggi come siamo messi? Dal 2016, governo Renzi, le aliquote sono solo 5 e la tassazione va dal 23% al 43% e l’aliquota massima scatta sopra 75 mila euro di reddito.  Sono sufficienti questi dati per capire che in Italia abbiamo bisogno urgentemente di una legge patrimoniale e di una tassazione che colpisca veramente le rendite favorendo invece i redditi medio bassi. Abbassando il numero delle aliquote i redditi elevati pagano sempre meno tasse e cresce la tassazione per i salari medi e bassi, è questa la impietosa fotografia del sistema fiscale.

Cambiare il sistema fiscale, aumentare le aliquote, accrescere le tasse per i redditi da capitale è un pensiero decisamente troppo avanzato e “di sinistra” per Massimo Cacciari, meglio prendersela con i dipendenti pubblici (che tuttavia le tasse almeno le pagano fino all’ultimo centesimo) senza mai contribuire al potenziamento della Pubblica amministrazione o a smontare, pezzo dopo pezzo, l’impianto neo liberista che ha alimentato disuguaglianze  costruendo un modello sociale decisamente peggiore del precedente.

Come accade a molti opinionisti televisivi, si può scivolare sulla classica buccia di banana per compiacere i followers o accrescere gli ascolti. Ma gran parte di queste scenette non sono casuali, ben nascosto è il convitato di pietra che sta dietro ai media, alla carta stampata e alla tv, alle case editrici, ai convegni universitari. Questi convitati, che la crisi l’hanno determinata favorendo le politiche neoliberiste degli ultimi 40 anni, continuano invece a seminare luoghi comuni giusto per impedirci di guardare oltre, ad esempio al sistema fiscale e alle crescenti disuguaglianze sociali ed economiche. E in questa opera di dissuasione di massa vengono assoldati intellettuali, pensatori illustri come appunto Massimo Cacciari, un passato a sinistra e oggi fustigatore dei lavoratori pubblici.

Redazione pisana di Lotta Continua

Da: https://delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot.com

https://www.lotta-continua.it/index.php?option=com_easyblog&view=entry&id=677&Itemid=311

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

Un pensiero su “In risposta a Cacciari: chi se la prende con i lavoratori non combatte le disuguaglianze. Patrimoniale subito”

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