Depistaggi nel caso Cucchi, la testimonianza del generale che organizzò la riunione con tutti i carabinieri coinvolti

«Stefano mio, non so se ridere o piangere. Se non fosse che si sta parlando della tua morte, mi sembrerebbe di essere dentro uno di quei film che piacciono tanto a Fabio e a Giulia. Solo che purtroppo questo non è un film. E’ la triste realtà». Al processo per i depistaggi sull’omicidio di Stefano Cucchi è andata in scena la testimonianza di Vittorio Tomasone, il generale ormai in pensione che allora comandava i carabinieri di tutta Roma.

«Oggi nel corso dell’udienza ho assistito ad un colpo di scena – è ancora il racconto di Ilaria, la sorella di Stefano Cucchi – il generale Tomasone ha chiesto scusa alla nostra famiglia per aver detto, allora, che Stefano era sieropositivo. Si è confuso, dice, con l’epilessia. Questo lo dedico al Senatore Giovanardi che in tutti questi anni ci ha voluto dare lezioni di legalità e oggi si ritrova rinviato a giudizio per reati ben più gravi di quelli di cui era accusato mio fratello». Dice ancora Ilaria: «Il generale Tomasone, che il 30 ottobre (a operazioni peritali ancora in corso) aveva già messo nero su bianco quelle che poi sarebbero state le conclusioni medico legali ha tentato di sostenere che le aveva lette sui giornali ma poi, incalzato dal pm, ha dovuto ammettere di aver avuto informazioni da “specialisti”… ma non sa da chi».  

Tomasone è stato ascoltato nell’ambito del processo a carico di otto ufficiali dell’Arma accusati di presunti depistaggi nelle indagini successive alla morte del geometra romano avvenuta nell’ottobre di undici anni fa, a sette giorni dall’arresto per spaccio di sostanze stupefacenti. E non sa, pare, un bel po’ di cose l’alto ufficiale protagonista di una stagione particolarmente infausta per l’Arma di Roma, dal caso dei carabinieri che provarono a ricattare Marrazzo fino a quelli che causarono la morte di Stefano Cucchi grazie a un violentissimo pestaggio. «Nessuno mi parlò di percosse, mi dissero che era molto magro e con problemi di tossicodipendenza», ha ripetuto in aula l’ex capo del comando provinciale di Roma, che fu informato, nel corso di una riunione che si svolse il 30 ottobre 2009, dai carabinieri che avevano avuto un ruolo attivo nella vicenda di Stefano Cucchi.   Rispondendo alle domande del pm Giovanni Musarò, il generale ha affermato di essere venuto a conoscenza della vicenda di Cucchi da notizie di stampa. «Era il caso del momento – ha affermato il generale, in pensione da nove mesi – ogni giorno ne parlavano i giornali e i politici e quindi decisi di organizzare una riunione convocando tutti i militari dell’Arma che avevano avuto contatti e avevano visto Cucchi dal momento dell’arresto. Ricordo che era stata mostrata la foto del cadavere e per mia esperienza dico che non è facile distinguere le ecchimosi provocate da percosse da quelle che compaiono post-mortem», ha sostenuto. Tornando con la memoria a quell’incontro il teste ha detto che gli «fu riferito delle non buone condizioni di salute di Cucchi, che aveva problemi fisici di carattere generale, era molto magro e con problemi di tossicodipendenza». Il generale ha ricordato che «un carabiniere che aveva avuto Cucchi in custodia mi disse di “aver chiamato il 118 perchè il ragazzo lamentava dei dolori”. Volli ascoltare quella conversazione tra il carabiniere di servizio quella notte e l’operatore della centrale per capire se quanto mi era stato riferito corrispondesse ai fatti. Del resto, bisognava calarsi nel clima di quei giorni. Cucchi era morto in ospedale sei giorni dopo il suo arresto ed era giusto capire, al di là delle notizie di stampa, che cosa fosse effettivamente accaduto e quale fosse il ruolo dei carabinieri che avevano avuto un contatto con lui».

Tomasone ha risposto di «non ricordare» quanto affermato nella riunione dal carabiniere Stefano Mollica, sentito come teste nel processo, secondo cui «Cucchi si era alzato a fatica dalla branda della camera di sicurezza della caserma di Tor Sapienza e aveva il volto gonfio». In merito alla vicenda del fotosegnalamento del geometra, Tomasone ha aggiunto: «ricordo che mi fu detto che c’era stato un problema, poi risolto, col fatto che Cucchi era già stato fotosegnalato in passato. Non chiesi che cosa fosse successo, non ricordo questa questione e non ricordo neppure chi dei presenti in quella riunione mi disse del problema». «Non chiesi». «Non ricordo». Appunto. Il processo continua.

La targa per Stefano Cucchi nel luogo del Parco degli Acquedotti in cui avvenne l’arresto

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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