Esercito etiope nel Tigray (da Nena News)


Francesco Cecchini


Pochi paesi africani hanno avuto una storia così lunga, varia e travagliata come l’ Etiopia. E il presente, anche lui vario e travagliato, è frutto di quella storia. Inoltre, in un paio di settimane circa, la crisi etiopica sta diventatando una crisi regionale che coinvolge l Eritrea e il Sudan, mette in gioco la sicurezza della Somalia e, in modo indiretto, anche quella del Kenya e forse di Gibuti.
Il Tigray non è terra periferica e facile. Il Tigray Peoples Liberation Front, TPFL, non è un partito qualunque, ma un organizzazione ben strutturata che rappresenta la maggioranza della popolazione tigrinaha, ha condotto la guerra contro il dittatore, Menghistu sostenuto da Unione Sovietica, Cuba e Corea del Nord. Dopo la sconfitta di Menghistu nel 1991, il TPFL ha guidato una coalizione di governo, l’ EPRDF, composta da TPFL assieme a Obomo Peoples’ Democratic Organization, OPDO, Amhara National Democratic Movement, ANDM, e South Ethiopian Peoples’ Democratic Front, SEPDF, fino al 2018. Il leader del TPFL Meles Zenawi è stato Presidente dell’Etiopia dal 1991 al 1995 e Primo ministro dal 1995 alla sua morte nel 2012. Dal 2 aprile 2018 è primo ministro Abiy Ahmed di etnia obomo dopo tre anni di proteste di piazza da parte della propria etnia obomo contro il presidente Hailé Mariàm Desalegn, di etnia tigrina, culminate con 300 morti e la dichiarazione dello stato di emergenza.
Il 28 novembre Abiy Ahmed, premio Nobel per la Pace armato, ha annunciato la conquista della capitale del Tigray, Macallè, in tigrino Mek’ele, e la fine della guerra, iniziata qualche settimana prima, con il Tigray Peoples Liberation Front, Tplf, che combatte per l’ indipendenza del Tigray. Il 4 novembre il governo federale dell’Etiopia ha lanciato un’offensiva militare contro la regione del Tigray, accusata di aver tenuto elezioni illegali, lo scorso settembre, e di aver attaccato la base militare federale del comando del Nord.
Sebbene le forze governative siano entrate a Macallè gli scontri non si sono fermati, anzi. La guerra sta diventatando guerra di guerriglia e il Tigray terra di alte montagne è un ambiente adatto. Inoltre per 17 anni ha condotto, sulle aspre montagne del Tigray, una guerriglia che ha portato alla caduta del dittatore Menghistu Hailè Mariam. Inoltre quando i miliziani del TPFL hanno occupato il comando militare regionale dellesercito federale etiope hanno trovato molte armi, inclusi razzi e missili che possono aiutare la guerriglia.
Il blocco delle comunicazioni telefoniche e internet non ha favorito le informazioni su cosa sta realmente succedendo nel Tigray dove sembra sia in atto un massacro senza fine.
Alcuni episodi sono diventati di dominio pubblico nonostante lisolamento del Tigray come i bombardamenti di basi militari che avrebbero fatto invece molte vittime civili, o il massacro di decine, forse centinaia, di persone nella cittadina di Mai-Kadra, al confine con la regione Amhara. Crimine denunciato da Amnesty International, che ne attribuisce la responsabilità a milizie fedeli al Fronte popolare di liberazione del Tigray . Quattro membri del personale di due agenzie umanitarie internazionali sono stati uccisi durante i combattimenti . Il Consiglio danese per i rifugiati (RDC) ha segnalato la morte di tre guardie di sicurezza, mentre il Comitato internazionale di soccorso (IRC) ha dichiarato che un membro del suo staff ha perso la vita nel conflitto.
Drammatica è la situazione degli sfollati che a migliaia vanno a rifugiarsi in Sudan o nella stessa Adis Abeba.
Il 12 dicembre è finalmente arrivato il primo convoglio carico di aiuti umanitari nel Tigray, . Da settimane la comunità internazionale sta chiedendo corridoi umanitari per la popolazione duramente provata dalla guerra e dalla fame il permesso era stato concesso da Adis Abeba il 2 due dicembre, Un convoglio di aiuti umanitari è stato precedentemante anche attaccato dall’ esercito etiope.
Il premier etiope Abiy Ahmed rifiuta qualsiasi mediazione internazionale per la risoluzione del conflitto; appelli delle Nazioni Unite o dell’ Unione Africana alla pace non vengono raccolti. Per quanto riguard l’ Unione Europea, qualche giorno rima dell attacco a Macallè il parlamento europeo aveva messo in minoranza la posizione a favore della pace esposta dal Premier Giuseppe Conte, preferendo, (sotto pressione di Francia e Germania) la linea cinese della Non interferenza, affermando che il conflitto in atto nel Tigray era un Affare interno dellEtiopia.
Qualcuno ha anche menzionato l’ Egitto che ha in corso un negoziato con l’ Etiopia riguardo a una diga sul Nilo Azzurro, ma è un’ ipotesi non realistica.
E l’ Italia? Molti sono gli interessi economici dell’ Italia in Etiopia che ha a cuore che questo paese sia stabile e in pace. Interessante è quanto sottolineato recentemente dal giornalista Antonio Mazzeo. Il 26 giugno 2019 il Consiglio dei ministri presieduto da Giuseppe Conte, su proposta della ministra Trenta e dal ministro degli Affari esteri Enzo Moavero Milanesi, approvava il disegno di legge di ratifica ed esecuzione dellaccordo di cooperazione militare con l’ Etiopia.
Il link con l’ articolo è il seguente:
https://www.africa-express.info/2020/11/07/letiopia-bombarda-il-tigray-e-e-roma-firma-un-accordo-militare-con-addis-abeba/
Ora cosa sta facendo l’ Italia? Coopera miltarmente con l’ Etiopia, impegnata militarmente nel Tigray? Pensa di mediare tra Etiopia e Tigray per la pace?

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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