Riceviamo e pubblichiamo
La Bosnia i Herzegovina, BiH, è un’entità statale incompiuta. Dalla fine della guerra nel 1995 il paese è diviso in repubblica Serbksa a maggioranza serba e Federazione croato-musulmana. Nell’intento di ricreare una pacifica convivenza etnica la comunità internazionale ideò uno dei sistemi politici più complicati e disfunzionali esistenti al mondo.
[segue da Parte 1]
§ Il paese nel dopoguerra § Le ragioni dell’afflusso continuo dei profughi in Bosnia. § Umanità bloccata § Vita nella discarica umana bosniaca § Fino a quando la costrizione in/della Bosnia?
§ Il paese nel dopoguerra – In un territorio di 51mila km² , montuoso e ad alto rischio sismico, vivono 3,3 milioni di abitanti: i bosgnacchi (50.1%), i serbi (30.8%) e i croati (15.4%) che sono governati da una Presidenza tripartita, un rappresentante per ciascuno dei “popoli costitutivi”, e amministrati con un complicato sistema di autorità cantonali e comunali. [vedere nota1 e video]
Una delle terribili eredità della guerra è stato il crollo demografico, soprattutto dei bosgnacchi, bosniaci musulmani sottoposti a pulizia etnica dei maschi [vedere Parte 1: Europa e Onu per un massacro ]. E’ una popolazione sempre più anziana, fascia d’età prevalente tra 50 e 54 anni, sempre più emarginata dalla politica anche a causa di un sistema elettorale labirintico, con la difficoltà di svincolarsi dai ricordi bellici per cambiarla. Inoltre c’è il problema stringente di una disoccupazione che nei giovani supera il 40% in un sistema economico minato dall’illegalità.
Nel 2014 lady PESC Catherine Ashton promise che l’Unione avrebbe appoggiato le “legittime aspirazioni europee del Paese” prestando assistenza per le necessarie riforme. Ad oggi il paese è ancora in parcheggio come candidato “potenziale futuro”. Tale condizione amorfa fornisce pretesti per non erogare gli aiuti indispensabili per fronteggiare organizzativamente e umanamente il fiume di profughi che da anni affluisce in Bosnia. E’ vero che ufficialmente sono stati erogati più di 36 milioni di euro, ma destinati a organizzazioni internazionali, come OIM e UNHCR, tuttavia il portavoce della Commissione UE si atteggia a innocente censore: “Le autorità bosniache a tutti i livelli intraprendano azioni immediate per risolvere subito la situazione. Sono necessarie soluzioni a lungo termine e le autorità della Bosnia-Erzegovina dovrebbero comportarsi come autorità di un Paese che aspira a entrare nell’Ue“.
§ Le ragioni dell’afflusso continuo dei profughi in Bosnia – Nel 2015. da Grecia, Macedonia, Serbia e Ungheria arrivarono oltre 800mila persone, soprattutto siriani in fuga dalla guerra; molti riuscirono ad arrivare in Germania e chiedere l’asilo politico. L’Europa si sentì minacciata. L’anno seguente tentò di bloccare la “rotta balcanica” facendo ricorso alla Turchia. Anche questa volta i finanziamenti non sono erogati al paese – nonostante l’ossessiva vulgata del mainstream – e i 6 miliardi di euro sono gestiti dal FRIT con meccanismo congiunto UE-Turchia per l’assistenza globale ai migranti.
Tuttavia la spinta a fuggire non può essere soffocata e col tempo si sono create due nuove rotte: partenza da Grecia, divergenti percorsi, stesso punto di arrivo: Bosnia Erzegovina.
Lì i migranti restano bloccati perché tutti i paesi UE hanno deciso di non dotarsi di un reale programma di accoglienza e preferito un vasto sistema di grandi campi profughi, spesso vere e proprie discariche umane, in paesi non membri, pertanto ricattabili, come Bosnia e, in misura assai minore, Serbia.
Si stima esservi circa 8000 persone in Bosnia principalmente provenienti da Afghanistan, Pakistan, Siria, Iraq e Iran. Vivono nei campi o dispersi nei boschi o rifugiati negli squat, gli edifici abbandonati a causa dello spopolamento durante la guerra.
§ Umanità bloccata – I confini degli stati sono chiusi ma i migranti tentano di violarli: è il “game”, espressione che designa il tentativo di uscire dal confine bosniaco. Sono molti quelli che hanno tentato non una, ma più volte e nella quasi totalità dei casi vengono scoperti e respinti.
La polizia croata è nota per la violenza. Scrive Il Riformista che almeno dal 2018 si hanno circostanziate e inconfutabili prove documentali delle brutalità, efferate e sistematiche: la polizia croata usa manganelli e bastoni, coltelli e armi da fuoco, ricorre anche alla tortura e alla marchiatura di una croce, con spray arancione, sulla testa dei musulmani. Quelli che riescono ad arrivare in Slovenia vengono subito tradotti in Croazia e da lì, restituiti alla Bosnia.
Il terzo paese coinvolto nei respingimenti è l’Italia; in gennaio il Tribunale di Roma ha accolto il ricorso urgente di un cittadino pakistano richiedente asilo, che nel luglio del 2020 dall’Italia era stato “riammesso” in Slovenia, da qui in Croazia e quindi in Bosnia. La sentenza afferma trattarsi di procedura illegittima perché basata su un accordo Italia-Slovenia del 1996 che il Parlamento italiano non ha mai ratificato.
& Vita nella discarica umana bosniaca – Si può forse supporre che non nascano tensioni coi cittadini bosniaci, tenendo contro della loro condizione prima descritta? Ci sono state manifestazioni che ragionevolmente chiedono la ridistribuzione, altrettanto ragionevolmente denunciano che la vita nei campi o all’addiaccio è disumana, ma avvengono anche ripulse xenofobe. “Per i migranti è vietato spostarsi in treno, autobus, furgoni, taxi e su tutti gli altri mezzi di trasporto” dichiara il documento del governo del Cantone di Una Sana, dove particolarmente numerosa è la loro presenza. La norma significa non solo l’impossibilità di tentare la fuga in Croazia, ma anche non poter accedere ai negozi per procurarsi generi necessari. A prezzi esorbitanti.
Uno dei campi più noti è Lipa, nel nord-ovest, in costante crisi umanitaria prima e dopo l’incendio che lo ha devastato il 23 dicembre lasciando le persone senza riparo con temperature notturne di -10°. Attualmente ci sono più di 700 migranti all’interno delle nuove tende messe a disposizione dall’esercito bosniaco. L’accesso al campo è stato interdetto ai media ma sono ancora tanti i migranti che s’incontrano nei sentieri dei boschi circostanti, chi per forza di cose chi per scelta. La Repubblica ha intervistato uno di questi: Yassin “Anche se hanno messo un po’ di tende è meglio vivere qui perché – racconta – quel campo è pericoloso. Ci sono furti e minacce continui. Sono partito 5 anni fa e 4 li ho fatti in Grecia, da un anno sono qui e ho provato 7 volte ad arrivare in Croazia. I respingimenti sono duri, con botte e sequestro di tutto quello che hai”.
& Fino a quando la costrizione in/della Bosnia?– Molte sono le Ong private che affluiscono per portare aiuti, vediamo immagini di cucine fumanti, file di persone sorridenti che tendono le mani verso il pacco viveri, tenere ragazze che intrattengono i bambini…. Tutto ciò è bello, rammenta che coloro che conoscono i fatti non restano inerti, tuttavia non apporta soluzione all’enormità del problema presente né favorisce la soluzione nel futuro. Infatti il “Rappresentante Speciale della Segretaria Generale per le migrazioni e i rifugiati” Ambasciatore Drahoslav Štefánek, condurrà una missione in Bosnia-Erzegovina dal 24 al 30 gennaio 2021. Visiterà alcuni campi e si intratterrà con i rappresentanti delle autorità locali cantonali e nazionali, parlerà con le organizzazioni internazionali e le ONG. Poi il confino dei migranti in Bosnia continuerà. A questi migranti al gelo servono certamente tende confortevoli, ma sono arrivati fin lì a soffrire perché quello di cui hanno bisogno è uno spiraglio per disegnarsi un futuro.
Certamente anche i cittadini europei patiscono privazioni, ma la chiusura delle frontiere è ininfluente sull’auspicato miglioramento della propria situazione. E’ utile solamente ai governi degli Stati Europei che non hanno volontà di affrontare congiuntamente e globalmente il problema delle migrazioni che spesso essi stessi hanno contribuito direttamente a provocare, come in Siria e Libia.
La creazione delle discariche umane in un paese che aveva già tragicamente subito la politica europea che provocò il conflitto dei Balcani è una mossa crudele e pericolosa per la pace dell’area. Auspicando non si tratti di una ipotesi peggiore: la cinica e rivoltante preparazione di cause apparenti per obiettivi futuri.https://www.youtube.com/embed/sCEYDdMue-8?version=3&rel=1&showsearch=0&showinfo=1&iv_load_policy=1&fs=1&hl=it&autohide=2&wmode=transparent
nota1 Da Limes “una presidenza tripartita composta da un rappresentante per ciascuno dei tre “popoli costitutivi” (bosgnacco, serbo e croato); un governo per ciascuna delle tre entità amministrative sopra richiamate, una delle quali (la Federazione) suddivisa in dieci cantoni, spesso con prerogative sovrapponibili a quelle dei livelli superiori; complessivamente, quattordici parlamenti e oltre 130 ministri; il tutto sottoposto alla giurisdizione di un Alto rappresentante Onu facente le veci di presidente della repubblica.