Abiy Ahmed da Premio Nobel per la pace a guerriero

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Francesco Cecchini


Il primo ministro etiope Abiy Ahmed dichiara , ma il Fronte Popolare di Liberazione del Tigrè, TPLF, afferma che sta facendo una “ritirata strategica” La controffensiva dell esercito federale ha riconquistato le due città di Dessie e Kombolcha, , nella regione di Amhara, confinante a sud ovest col Tigray, che erano cadute in mano a fine ottobre al TPLF. Sicuramente hanno avuto un ruolo importante i droni comprati direttamente in Turchia dal premio Nobel per la Pace Abiy Ahmed.
Le informazioni dall’ Etiopia sulla drammatica situazione che sta vivendo il paese restano difficili. A fine novembre il governo etiope ha emanato nuove disposizioni. In merito la portavoce del Primo Ministro, Billene Aster Seyoum ha rilasciato a Reuters tale dichiarazione: ” Lo stato di emergenza vieta a soggetti non autorizzati di diffondere attività dal fronte attraverso vari canali, compresi i media. Sono i punti 2 e 3 delle nuove disposizioni che impediscono l’ informazioni su ciò che sta accadendo . Il primo dei due proibisce la diffusione di ogni informazione sulle manovre militari o aggiornamenti dal fronte se non autorizzati dalle autorità civili e militari; la disposizione è valida sicuramente per i combattenti al fronte, che attraverso i sociale e forse inconsapevolmente, aggiornano su eventuali progressi o nuove manovre, ma è poco chiaro quali siano per i media, che accedendo a tali informazioni costruiscono la loro narrazione del conflitto, le conseguenze della pubblicazione di informazioni non autorizzate. Il secondo punto è invece rivolto prettamente alla stampa, nazionale ed internazionale. Un monito piuttosto chiaro sulla diffusione incontrollata di notizie che potrebbero sconvolgere il percorso ad ostacoli verso la salvezza del paese. A nessuno, si aggiunge, verrà permesso di ostacolare, né attraverso azioni, né (e qui è il punto) attraverso pensieri od opinioni, questa corsa alla salvezza del paese. Lutilizzo della libertà di parola, attraverso media stranieri, che risulti direttamente o indirettamente da supporto a gruppi terroristici potrà essere perseguito. Le forze di sicurezza agiranno contro tutti coloro che non presteranno attenzione.
Due cose, comunque, sono chiare in Etiopia. Nessun appello a un cessate il fuoco viene ascoltato. Ultimamente è intervenuto, invano, anche papa Francesco lanciando un appello “affinché prevalgano la concordia fraterna e la via pacifica del dialogo”. Le ricadute umanitarie del conflitto appaiono sempre più gravi. Il numero di chi ha bisogno daiuto è enorme dal deflagrare del conflitto che dura da più di un anno. Sono 5 milioni e 200 mila le persone nelle regioni settentrionali dellEtiopia che necessitano di derrate alimentari, 400 mila di queste vivono in condizioni di carestia e sono 200mila bambini privati in questi mesi di vaccinazioni fondamentali. Per non parlare dei morti e degli sfollati.

Ethiopian refugees fleeing fighting in Tigray province queue to receive supplies at the Um Rakuba camp in Sudan’s eastern Gedaref province, on November 16, 2020. – Sudan — one of the world’s poorest countries, now faced with the massive influx — has reopened the camp, 80 kilometres (50 miles) from the border. It once housed refugees who fled Ethiopia’s 1983-85 famine that killed over a million people. (Photo by Ebrahim HAMID / AFP)

Un’ immagine del disastro umanitario in Etiopia

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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