Francesco Cecchini

David Abelevič Kaufman, Dziga Vertov con la cinepresa


Filmato: L’uomo con la cinepresa (1929)                                       Genere: documentario muto                                                        Società di produzione: VUFKU                                          Direttore: Dziga Vertov (David Abelevič Kaufman)                               
 Fotografia di Mikhail Kaufman e Gleb Troyanski
Montaggio del film: Dziga Vertov e Elisaveta Svilova, moglie di Dziga Vertov                   

L’Uomo con la macchina da presa di Dziga Vertov è un filmato del 1929 girato a Mosca. Un uomo con una macchina da presa delinea la cronaca di una tipica giornata a Mosca: il traffico, l’impegno lavorativo, lo sport, la vita e la morte. La camera però prende vita, sviluppa una propria volontà e ripropone agli spettatori tutto quello a cui hanno assistito ad un ritmo estremamente più veloce.
E’ il filmato manifesto delle teorie del Cineocchio (Kinoglaz), il movimento cinematografico nato in URSS negli anni venti, teorizzato dallo stesso Vertov, reclama l’abolizione della sceneggiatura e attori ” essendo ostacoli ingombranti che si frappongono nel cinema borghese tra la visione del cineasta e la realtà”.
Il montaggio è di Elisaveta Svilova, moglie di Diga Vertov, la quale anche in vari momenti del filmato, mentre è intenta a montare. vengono usate varie tecniche di montaggio. Quello per analogie, quello alternato, quello metaforico ed è limitato quello classico. Guardando il filmato è chiara la differenza tra i vari montaggi.
Riassumendo.                                                      
La struttura narrativa di “L’uomo con la macchina da presa” si articola intorno a cinque unità:                       
1. Al cinema. Dove si mostra il pubblico che entra nella sala, ancora con le vecchie abitudini alienanti di visione. Sino al 5° minuto.                                        
2. La città dorme. Dove si alternano sequenze che mostrano una città che ancora non si è svegliata. Dal 5° al 10° minuto.                                                   
3. La città in movimento. Dove viene mostrata tutta la parabola che porta il corpo cittadino dal risveglio alla piena attività. Dal 10° al 43° minuto.                         
4. La città si diverte. Una serie di sequenze mostrano le persone che, una volta terminate le attività lavorative, si rilassano e si incontrano. Dal 43°al 60° minuto.                                                         
5. Ritorno al cinema. Dove si mostra lo stesso pubblico dell’inizio che si diverte guardando sullo schermo le immagini che abbiamo visto nel corso del film. Dal 60° al 67° minuto.Come si vede la struttura narrativa dimostra che il contenuto principale del film è una riflessione sul cinema. Se fosse stata la semplice illustrazione di una giornata “sovietica”, l’ultima parte sarebbe stata dedicata al giorno che finisce, giunge la notte, e la città torna a dormire. Invece lo sviluppo narrativo inizia e si chiude con la sala cinematografica e il suo pubblico, e senza dar vita ad una struttura ciclica: gli spettatori che erano entrati all’inizio sono diversi da quelli che vediamo alla fine. Sono, secondo l’autore, più consapevoli.Il link con l’intero filmato è il seguente:

Locandina del film L’ uomo con la macchina da presa

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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