I territori di Lugansk, Doneck, Cherson e Zaporož’e diventeranno parte della Federazione Russa, dopo che oltre il 96% dei votanti ha espresso il proprio desiderio per l’annessione. Ora inizia l’iter legislativo che porterà all’ingresso effettivo nella Federazione.
Il 27 settembre si sono conclusi i referenda nelle Repubbliche Popolari di Lugansk e Doneck e negli oblast’ di Cherson e Zaporož’e, il cui esito ha sancito inconfutabilmente la volontà della popolazione locale di entrare a far parte della Federazione Russa. Secondo i dati ufficiali, infatti, in tutte le quattro aree coinvolte la percentuale di votanti favorevole a questa soluzione ha superato il 96%.
“Il voto è stato libero e aperto nonostante gli sforzi infruttuosi del regime di Kiev per indebolirlo. L’affluenza alle urne parla da sé. Le persone sono andate ai seggi elettorali e hanno fatto la loro scelta da sole“, ha scritto su Telegram Andrej Turčak, segretario del Consiglio generale del partito Russia Unita (Единая Россия; Edinaja Rossija). Turčak ha fatto riferimento alle minacce rivolte dal governo ucraino a coloro che sarebbero andati a votare al referendum, che ora rischiano l’arresto qualora finiscano sotto le grinfie delle autorità di Kiev, ed ha sottolineato che numerosi osservatori internazionali (per la precisione 133 provenienti da 28 Paesi) hanno monitorato la regolarità delle operazioni di voto. “I risultati del referendum sono evidenti a tutti e la loro legittimità non suscita dubbi. Milioni di residenti del Donbass e dei territori liberati hanno fatto la loro scelta. Non resta molto da fare: riconoscere la loro espressione di volontà e formalizzare legalmente ciò che di fatto è già è successo molto tempo fa“, ha concluso.
Ora la parola passa al parlamento moscovita, chiamato a ratificare l’ingresso dei quattro territori nella Federazione Russa. Sebbene si preveda che l’organo legislativo russo possa accelerare i tempi per questo caso eccezionale, l’iter per l’annessione non sarà del tutto automatico. Oleg Zacepa, vicepresidente della commissione elettorale di San Pietroburgo che ha monitorato i referendum in qualità di osservatore, ha spiegato all’agenzia TASS che l’iter completo potrebbe impiegare anche due anni ad essere completato, anche se la legge federale dovrebbe essere approvata senza troppi problemi.
“Le autorità delle repubbliche e delle regioni invieranno messaggi al presidente russo con una richiesta di ammissione. Solo dopo, sarà presentato alla Duma di Stato un progetto di legge speciale, nonché una legge sulla ratifica del relativo trattato internazionale”, ha spiegato Zacepa. “Si tratta di definire tutte le condizioni per l’integrazione, in linea di principio, come è stato fatto in precedenza in relazione alla Repubblica di Crimea e alla città di Sebastopoli“, ha affermato.
Dal punto di vista giuridico, inoltre, la situazione delle due Repubbliche Popolari del Donbass è diversa rispetto a quella degli oblast’ di Cherson e Zaporož’e. Lugansk e Doneck, infatti, sono due Stati che hanno proclamato la propria indipendenza nel 2014 e che sono stati riconosciuti come tali dalla Russia, mentre Cherson e Zaporož’e sono de jure due province dell’Ucraina.
“Sarà necessario risolvere le questioni relative al riconoscimento di vari tipi di documenti – sull’istruzione, le operazioni di diritto civile e il registro di lavoro delle varie categorie di dipendenti“, ha detto Zacepa. “Tutto questo sarà fatto in base ad atti legali speciali. Il processo inizierà con l’adozione di una legge costituzionale federale sull’ammissione. […] La legislazione federale russa entrerà in vigore immediatamente, mentre le leggi dei territori verranno formate gradualmente. Questo potrebbe richiedere un anno o due“.
Tuttavia, come abbiamo anticipato, dal punto di vista di Mosca ad avere la priorità sulle legislazioni locali è la legge federale. Di conseguenza, basterà l’adozione della legge federale per considerare i quattro territori come parte della Russia. Questo processo include anche la modifica dell’articolo 65 della Costituzione russa, che sarà integrato con nuove disposizioni che elencano i territori di nuova adozione.
In risposta allo svolgimento del referendum, Kiev non ha saputo far altro che intensificare i bombardamenti nei confronti dei territori secessionisti. “Stiamo assistendo a un aumento della quantità di bombardamenti“, ha denunciato Ivan Filiponenko, portavoce della Milizia popolare della Repubblica Popolare di Lugansk. “Lo consideriamo nient’altro che una reazione dell’esercito ucraino al fatto che si sta svolgendo lo scrutinio per il referendum“, ha proseguito il portavoce. “Il quadro che stiamo ottenendo è che i civili, compresi quelli dei territori liberati, non vogliono stare con l’Ucraina“.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog