Negli ultimi due anni, si sono tenute in Bulgaria cinque elezioni senza la possibilità di formare un governo stabile. Anche questa volta, le prospettive di un governo tecnico e di nuove elezioni tra qualche mese sembrano essere le più plausibili.
Il 2 aprile, i cittadini bulgari sono stati chiamati alle urne per la quinta volta nell’arco di due anni, a causa della lunga crisi politica che attanaglia il Paese. Dalle elezioni del 4 aprile 2021, infatti, la Bulgaria non è piu riuscita a dotarsi di un governo stabile, obbligando il presidente Rumen Radev a convocare continuamente elezioni anticipate. Questa situazione ha portato anche la maggioranza dei cittadini a perdere la propria fiducia nelle istituzioni, tant’è che le ultime due tornate elettorali hanno fatto registrare un’affluenza alle urne attorno al 40%.
Anche questa volta, il responso elettorale non ha dato una maggioranza solida ad una delle coalizioni in campo, anzi è probabile che la situazione di stallo possa prolungarsi ulteriormente. Numeri alla mano, la maggioranza relativa spetta alla coalizione guidata dall’ex primo ministro Boyko Borisov, e composta dal GERB (Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria; in bulgaro Граждани за европейско развитие на България, traslitterato Graždani za evropejsko razvitie na Bălgarija) dello stesso Borisov e dall’Unione delle Forze Democratiche (Съюз на Демократичните Сили, СДС; Săjuz na Demokratičnite Sili, SDS). La coalizione GERB-SDS ha infatti ottenuto il 26,49% delle preferenze, eleggendo 69 deputati sui 240 scranni che compongono l’emiciclo di Sofia.
Rispetto alle precedenti elezioni, la coalizione GERB-SDS supera quella dei partiti Continuiamo il Cambiamento (Продължаваме промяната; Prodalžavame promyanata, PP) e Bulgaria Democratica (Демократична България, ДБ; Demokratična Bălgarija, DB), guidata da Kiril Petkov, che ha tenuto le redini del governo per alcuni mesi a cavallo tra il 2021 ed il 2022. La coalizione PP-DB ha ricevuto il 24,56% delle preferenze, assicurandosi 64 seggi.
Al terzo posto, in grande ascesa, troviamo la formazione di estrema destra Rinascita (Възраждане; Vazraždane), guidata da Kostadin Kostadinov, che, entrata per la prima volta in parlamento nel novembre 2021, ottiene il suo miglior risultato di sempre, con il 14,15% delle preferenze e 37 deputati eletti. I nazionalisti scavalcano in questo modo il Movimento per i Diritti e le Libertà (Движение за Права и Свободи, ДПС; Dviženie za Prava i Svobodi, DPS), il partito della minoranza turca, che resta stabile a quota 36 seggi (13,75%) proprio grazie al suo radicamento nella comunità turca.
Continua invece il calo del Partito Socialista Bulgaro (Българска Социалистическа Партия, БСП; Bălgarska Socialističeska Partija, BSP) di Korneliya Ninova, che ottiene il suo peggior risultato dall’inizio del multipartitismo nel Paese. I socialisti non vanno infatti oltre l’8,56% delle preferenze, eleggendo solamente 23 deputati. Completa il novero delle forze presenti in parlamento C’è un popolo come questo (Има такъв народ, ИТН; Ima takăv narod, ITN), il partito populista che era rimasto escluso nell’ultima tornata elettorale, ma che questa volta ha eletto undici deputati (3,94%). Sorte opposta, infine, per Ascesa Bulgara (Български възход, БV; Balgarski vazhod; BV), che perde tutti i suoi dodici rappresentanti, non avendo superato la soglia di sbarramento del 3%.
Alla luce della distribuzione dei seggi, come detto, gli analisti non sono ottimisti circa la formazione di un governo stabile nel Paese. “L’esito dell’ultima votazione tenutasi il 2 aprile, in cui ancora una volta nessun partito politico ha ottenuto una netta maggioranza, conferma che l’instabilità politica affliggerà la Bulgaria nel lungo periodo”, ha scritto l’accademico bulgaro Dimitar Bečev, che attualmente insegna all’Università di Oxford, in un articolo pubblicato da Al Jazeera. In base alla costituzione, il presidente Radev dovrebbe dare il primo mandato per la formazione del governo alla compagine vincitrice, ovvero alla coalizione GERB-SDS. Secondo Bečev, la coalizione di centro-destra potrebbe tentare di formare un governo con la coalizione PP-DB, oppure formando un esecutivo tripartito con i socialisti e il partito DPS della minoranza turca.
“Borisov preferisce la prima opzione, in quanto potrebbe lustrare la sua reputazione di alfiere di politiche favorevoli all’Occidente e ingraziarsi i governi chiave su entrambe le sponde dell’Atlantico”, ha commentato l’accademico. Tuttavia, il nome di Borisov è legato a scandali di corruzione che hanno colpito la politica bulgara nel passato recente, e la coalizione PP-DB era nata proprio come forza di centro-destra alternativa al GERB. Petkov, leader della coalizione PP-DB, era primo ministro quando ha dato il via ad una dura lotta alla corruzione, che per qualche tempo ha portato all’arresto dello stesso Borisov.
Tale situazione di stallo fa invece il gioco del presidente Rumen Radev che, in assenza di un governo stabile, è diventato il vero uomo forte della politica bulgara: “Rieletto per un secondo mandato nel 2022, Radev è politicamente in una posizione forte. Senza un governo regolare al potere, ha l’ultima parola attraverso il gabinetto provvisorio sulle decisioni critiche: se la Bulgaria invierà o meno armi all’Ucraina o come adeguare il settore energetico del Paese a un mercato regionale e globale in rapida evoluzione”. Questo ha permesso alla Bulgaria di mantenere una posizione filo-occidentale, nonostante una buona parte conserva memoria dei legami storici e culturali con la Russia, come dimostra l’ascesa dell’estrema destra filorussa ed antieuropeista di Rinascita, che senza mezzi termini ha accusato gli Stati Uniti di aver trasformato la Bulgaria in una propria colonia.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog