Domenica mattina, intorno alle 9.30 (ora locale), due persone (successivamente identificati come Rojhat Zilan e Erdal Şahin) hanno fatto detonare una bomba di fronte al ministero degli Interni turco sito in viale Ataturk, ad Ankara. Nell’esplosione uno dei due soggetti è morto, mentre l’altro è stato “neutralizzato” dalle forze dell’ordine locali. Qualche ora dopo l’azione è stata rivendicata dal Comando del Quartier Generale del Centro di Difesa del Popolo (HSM), il braccio militare del Partito curdo dei lavoratori (PKK). In una nota, l’HSM ha riferito di aver specificamente scelto un orario nel quale si era certi che non vi sarebbero state vittime, allo scopo di “inviare un messaggio” al governo turco circa quello che potrebbe accadere se continuerà ad essere applicato “il disprezzo dei diritti umani, che vengono calpestati con leggi nazionali ed internazionali”. Se la Turchia “non fermerà i suoi crimini genocidi e fascisti”, avvisano i combattenti, allora “le azioni legittime nel senso della giustizia rivoluzionaria continueranno”.

Il comunicato è stato diffuso dall’agenzia di notizie ANF, ritenuta vicina al PKK. Il contenuto, che riportiamo per intero, è il seguente:

“Oggi, intorno alle 9.30, un’unità della nostra Brigata degli Immortali ha compiuto un’azione sacrificale davanti al ministero degli Interni turco. Questa azione è stata esplicitamente pianificata per l’apertura del parlamento e in relativa vicinanza all’edificio, considerato un centro di massacro e tortura. Si è svolta secondo i piani e senza alcun ostacolo. I nostri compagni che hanno messo in atto questa azione sacrificale hanno superato il posto di guardia e sono penetrati all’interno dell’area di sicurezza. Hanno avuto successo e hanno raggiunto il loro obiettivo.

Tuttavia, come al solito, il regime fascista dell’AKP/MHP [il Partito della Giustizia e dello Sviluppo di Erdogan e il Partito del Movimento Nazionalista, il braccio politico dei Lupi Grigi, ndr] ha scelto questa volta di negare sfacciatamente le perdite subite in questa azione e di ignorare il popolo e l’opinione pubblica. Ogni persona dovrebbe sapere che i membri della Brigata degli Immortali, se avessero voluto, avrebbero potuto ottenere un risultato molto diverso con un piccolo cambiamento di tempistica. Tuttavia, tale decisione non è stata deliberatamente presa e l’obiettivo principale – inviare il messaggio necessario agli enti interessati e metterli seriamente in guardia – è stato mantenuto.

Questa azione è un atto di legittima difesa contro il disprezzo dei diritti umani che vengono calpestati contro le leggi nazionali e internazionali; contro la pratica disumana e la politica di isolamento che viene attuata in tutte le carceri della Turchia e del Kurdistan; contro l’uso di armi chimiche contro le nostre forze di guerriglia nonostante la validità universale della Convenzione sulle armi chimiche; contro il saccheggio della nostra natura e l’ecocidio in Kurdistan; contro l’oppressione del popolo curdo e di tutti gli ambienti democratici. Se il regime dell’AKP/MHP non fermerà i suoi crimini genocidi e fascisti, le azioni legittime nel senso della giustizia rivoluzionaria continueranno.

Questo significativo atto di eroismo, compiuto nel giorno in cui i deputati si sono riuniti in Parlamento per la prima volta dopo la pausa estiva, è stato dedicato alla memoria di Axîn Mûş (Hülya Demirer), comandante della provincia di Amed e un tempo comandante della Brigata degli Immortali, e dei compagni caduti al suo fianco. Questa grande e storica azione è stata portata avanti dai nostri amici Rojhat Zilan e Erdal Şahin. Commemoriamo questi immortali apoisti nella tradizione dell’abnegazione, ai quali va il nostro rispetto, con stima e gratitudine, ci congratuliamo con loro e con tutti gli altri compagni che hanno contribuito a questa azione e auguriamo loro un continuo successo. Ulteriori informazioni sull’identità dei coraggiosi sacrificatori della Brigata degli Immortali saranno condivise con il pubblico in una data successiva”.

Gli ultimi attacchi rivendicati da militanti curdi e portati a termine tra Ankara e Istanbul si erano verificati nel 2016. La repressione della popolazione curda per mano della Turchia (con il beneplacito degli alleati occidentali) non si è invece mai fermata. Il presidente turco Erdogan, schermandosi dietro all’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite (che sancisce il diritto all’autodifesa) ha portato a termine innumerevoli raid nelle zone curde, causando la morte di decine di civili in particolare nel nord della Siria e dell’Iraq. E proprio in queste ore, in risposta all’attacco di domenica, Erdogan ha riferito di aver arrestato oltre 20 sospetti a Istanbul e di aver portato a termine attacchi aerei contro “obiettivi militari” nel nord dell’Iraq, grazie ai quali numerosi militanti sono stati “neutralizzati”.

[di Valeria Casolaro]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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