L’Europa consentirà di utilizzare il glifosato all’interno dell’Unione per altri 10 anni. Lo ha stabilito la Commissione Europea “sulla base di valutazioni complete della sicurezza condotte dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa)” assieme “agli Stati membri”. Mentre da anni si discute sull’impatto sulla biodiversità e, soprattutto, sui rischi alimentari per i consumatori prodotti dal glifosato – inquadrato dalla stessa Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Oms come potenzialmente cancerogeno nel 2015 -, un gruppo di multinazionali europee della chimica con forti interessi commerciali nei confronti dell’erbicida più usato al mondo (tra cui spiccano i nomi di Bayer, Syngenta e Nufarm) aveva avanzato richiesta di proroga. E ora saranno accontentate. Nel comunicato attraverso cui ha reso nota la decisione, la Commissione ha scritto che l’impiego del glifosato verrà comunque subordinato “ad alcune nuove condizioni e restrizioni”, facendo sapere che, se emergeranno prove “che indicheranno che i criteri di approvazione non saranno più soddisfatti”, potrà essere avviata in qualsiasi momento “una revisione dell’approvazione”.
Formalmente, l’esecutivo Ue è tenuto ad adottare una decisione prima del 15 dicembre 2023, quando scadrà l’attuale periodo di approvazione. Bruxelles ha annunciato che rinnoverà d’ufficio l’autorizzazione del pesticida dopo che, nella cornice di una votazione del comitato di appello della Commissione europea per le Piante, gli Animali, gli alimenti e i mangimi (SCoPAFF), non è stata raggiunta la maggioranza qualificata richiesta. Si sono infatti espressi a favore dell’autorizzazione i rappresentanti di 17 Stati, 3 Paesi hanno votato in senso contrario e 7 si sono astenuti. Tra questi ultimi c’è l’Italia, che in una precedente votazione del 13 ottobre si era invece dichiarata favorevole. Fonti diplomatiche hanno spiegato che il nostro Paese, dopo il sì di un mese fa, aveva specificato a verbale che l’impiego del glifosato dovesse essere vietato, esplicitando tale divieto nel testo, per qualsiasi uso nell’ambito della pre-raccolta. Non essendo stata recepita questa istanza nel testo base, l’Italia avrebbe dunque deciso di astenersi.
Lo scorso luglio, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), pur ammettendo di non aver potuto adeguatamente valutare il ventaglio dei rischi per consumatori e ambiente, aveva dato un nuovo via libera all’erbicida glifosato assicurando che l’uso della sostanza non solleva “preoccupazioni critiche”, che si delineano solo quando riguardano “tutti gli usi proposti della sostanza attiva oggetto di valutazione, impedendone così l’approvazione o il rinnovo”. La stessa agenzia aveva infatti dichiarato che non si avrebbero a disposizione metodologie di valutazione armonizzate né sufficienti informazioni. In merito all’impatto del glifosato sulla salute, molti studi scientifici indipendenti sono però giunti a conclusioni molto diverse, lanciando campanelli d’allarme.
Nel frattempo, solo un mese fa, in Francia, il sedicenne Théo Grataloup ha ottenuto un indennizzo a vita per una serie di malformazioni alla trachea, alla laringe e all’esofago indotte dall’esposizione all’erbicida. La madre del giovane, quando era incinta di lui, gestiva infatti un maneggio di 700 metri quadrati di area sabbiosa periodicamente diserbato mediante un prodotto a base di glifosato. L’anno scorso, gli esperti del Fondo per i risarcimenti alle vittime dei pesticidi avevano riconosciuto “il possibile nesso causale tra la patologia emersa e l’esposizione ai pesticidi durante il periodo prenatale a causa dell’attività professionale di uno o dei due genitori”. Si è trattato del primo caso di indennizzo riconosciuto per questa ragione.
[di Stefano Baudino]