La deforestazione nella più grande distesa pluviale della Terra è diminuita del 22% al 31 luglio 2023 rispetto all’anno precedente. Lo rivelano le analisi dei dati raccolti ed elaborati dall’Istituto nazionale di ricerca spaziale brasiliano (INPE), il quale ha riportato che il disboscamento nell’Amazzonia brasiliana ha raggiunto 9.001 chilometri quadrati, ovvero una quota inferiore alle 10.000 unità per la prima volta dal 2018. Da luglio ad ottobre 2023 poi, i dati aggiornati rivelano che l’area deforestata ha subito un calo del 52% rispetto all’anno precedente e, inoltre, secondo le stime, la diminuzione della perdita di alberi ha ridotto le emissioni di gas serra del Paese del 7,5%, dato tutt’altro che indifferente se si pensa che il Brasile è il sesto più grande produttore di emissioni al mondo. Marina Silva, ministro dell’Ambiente brasiliano, ha dichiarato: «Dietro tutto ciò c’era una decisione politica. Quando cambiamo questa realtà stiamo cambiando l’immagine del Paese».

Deforestazione in Amazzonia (a sinistra e in rosso) e multe all’Ibama (a destra e in verde). Fonte: Prodes/Inpe e Ibama

Secondo i dati, che vengono regolarmente misurati dall’agosto di un anno al luglio del successivo, l’inversione della curva di deforestazione è avvenuta a gennaio 2023, mese in cui si è registrato un aumento del 54% da agosto a dicembre 2022. Da gennaio a luglio 2023 invece, il calo è stato del 42%. Ciò significa che, se si fosse mantenuto il trend del 2022, la quota annua avrebbe oltrepassato quota 13.000 chilometri quadrati. Il sito del Ministero dell’Ambiente brasiliano riporta che «il calo della deforestazione in Amazzonia registrato è il risultato dell’intensificazione delle azioni di comando e controllo, con particolare attenzione all’aumento, nello stesso periodo, del 104% delle multe applicate per infrazioni contro la flora dell’Amazzonia». Inoltre, i sequestri sono aumentati del 61%, gli embarghi del 31% e gli avvisi di infrazione emessi dall’ICMBio (il braccio amministrativo del ministero dell’Ambiente brasiliano) sono aumentati del 320% rispetto all’anno precedente.

Il calo del disboscamento è avvenuto nell’anno in cui l’Amazzonia sta attraversando una delle peggiori siccità mai registrate, che ha bloccato trasporti fluviali e ucciso un discreto numero di animali, tra cui 154 delfini nel lago Tefé quando la temperatura dell’acqua ha superato i 39°C. La maggiore deforestazione è stata registrata in tre Stati che negli ultimi anni hanno anche rappresentato la maggior parte della espansione agricola nel Paese: Parà (36,4%), Mato Grosso (23,2%) e Amazonas (17,3%) e, tra questi, solo il secondo ha registrato un aumento della deforestazione rispetto all’anno precedente. L’ipotesi quindi, è che gran parte del fenomeno sarebbe risultato dell’accaparramento di terreni da parte degli agricoltori e dalla successiva sostituzione degli alberi con pascoli.

Salvaguardare la foresta dell’Amazzonia significa proteggere anche l’ecosistema globale: secondo un sondaggio annuale del World Resources Institute – una organizzazione no profit di ricerca mondiale che lavora per soddisfare i bisogni essenziali delle persone e proteggere e ripristinare la natura – nel 2022 il mondo ha perso 10,2 milioni di acri di foresta primaria, con un aumento del 10% rispetto all’anno precedente, e il Brasile è responsabile di oltre il 40% delle distruzioni registrate.

[di Roberto Demaio]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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