Foto: espresso.repubblica.it

I campi libici dove sono rinchiusi i clandestini andrebbero chiamati per quello che sono, lager, perché di questo si tratta.

Le immagini di questo inferno, andate in onda su La7, ci sono arrivate dalla giornalista Francesca Mannocchi.
“Queste immagini provengono da centri di detenzione ufficiali riconosciuti dal governo libico, che è nostro interlocutore” – precisa Francesca Mannocchi – “Ma ci sono decine di centri di detenzione non ufficiali, gestiti dalle milizie e inaccessibili anche al ministero dell’Interno libico. E lì le condizioni sono ancora peggiori. Solo a Tripoli ci sono 13 centri di detenzione non ufficiali”.
E spiega: “… in questi contenitori (hangar dei campi) è così tanta la gente stipata, che fa a turno per dormire perché non tutti riescono a sdraiarsi. Non c’è acqua, non c’è cibo a sufficienza…”
In questi centri di detenzione i medici non possono entrare. Chi è malato è destinato a morire.

La classe politica europea, impegnata a limitare l’intervento delle ONG per arginare l’afflusso di migranti, non vede o non vuol vendere quanto sta succedendo nel paese africano.

Corsi e ricorsi storici.

Come il popolo tedesco fu complice nel non voler vedere la persecuzione perpretata dai gerarchi nazisti nei confronti degli ebrei, oggi lo siamo anche noi nel non vedere nel non capire la tragedia dei migranti.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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