‘Ipazia rappresentava il simbolo dell’amore per la verità, per la ragione, per la scienza che aveva fatto grande la civiltà ellenica. Con il suo sacrificio cominciò quel lungo periodo oscuro in cui il fondamentalismo religioso tentò di soffocare la ragione’, Margherita Hack. Gli atti di femminicidio iniziano con la nascita della società patriarcale ed ancora oggi decine di migliaia di donne vengono assassinate o maltrattate dagli uomini. Questa è la storia di Ipazia, una donna che ebbe il torto di rivendicare la sua libertà e la sua indipendenza. Era l’otto marzo del 415 d.C. quando un gruppo di cristiani, i cosiddetti parabalani seguaci del vescovo d’Egitto Cirillo, ‘dall’animo surriscaldato, guidati da un predicatore di nome Pietro, si misero d’accordo e si appostarono per sorprendere la donna mentre faceva ritorno a casa. Tiratala giù dal carro, la trascinarono fino alla chiesa che prendeva il nome da Cesario; qui, strappatale la veste, la uccisero usando dei cocci. Dopo che l’ebbero fatta a pezzi membro a membro, trasportati i brandelli del suo corpo nel cosiddetto Cinerone, cancellarono ogni traccia bruciandoli. Questo procurò non poco biasimo al patriarca e alla chiesa di Alessandria. Infatti, stragi, lotte e azioni simili a queste sono del tutto estranee a coloro che meditano le parole di Cristo’. Matematica, astronoma e filosofa, Ipazia apparteneva all’aristocrazia intellettuale ed aveva tutti i requisiti per succedere al padre nell’insegnamento nella comunità di Alessandria. Titolare di una cattedra pubblica, impartiva lezioni ’a chiunque volesse ascoltarla sul pensiero di Platone e di Aristotele e di altri filosofi’. Inoltre, com’era usanza in quei tempi, teneva riunioni ‘private’ nella sua dimora. La rabbia di Cirillo scoppiò proprio con la scoperta di questi incontri. Ipazia non anticipò, come sostengono alcuni storici, la rivoluzione copernicana, ma pagò con la morte il fatto che era una donna carismatica e popolare che ‘osò’ vivere al centro della vita culturale di Alessandria. Una persona colta assassinata per la sua intelligenza, il suo prestigio, la sua moralità e coerenza, per la sua capacità di influire sulla vita politica e sociale. E per gli ‘ominicchi’ non c’è un pericolo più grande di una donna che rivendica la sua libertà e la sua indipendenza.
Fonti: wikipedia.org e aforismi.meglio.it