Riceviamo e pubblichiamo

di Franco Astengo

Settant’anni fa, 1 Gennaio 1948,  proprio in queste ore entrava in vigore la Costituzione Repubblicana.

E’ il caso di ricordare quel momento, di rinnovarne la memoria.

Abbiamo difeso quel testo recentemente con il voto popolare espressosi il 4 dicembre 2016.

Il testo della Costituzione rappresenta, nonostante ciò che è accaduto nel corso di questi anni e alcuni sfregi che proprio quel testo ha subito (primo fra tutti quello riguardante l’articolo 81 con l’inserimento dell’obbligo del pareggio di bilancio) il più saldo riferimento della nostra democrazia, conquistata con grande fatica al termine del dramma della seconda guerra mondiale.

Perpetuarne la memoria ci consente di fronteggiare, per quanto possibile, il degrado sociale, culturale, politico nel quale ci troviamo immersi ormai da molti anni.

Il quadro complessiva peggiora di giorno in giorno perché si è spazzato il filo di una tradizione che bene o male risaliva ai padri fondatori e ai loro ideali.

Negli ultimi anni è rapidamente giunta (o sta tentando di arrivarci) una classe politica culturalmente disconnessa da qualsiasi passato, priva di visione, immersa nell’atmosfera dominante dell’individualismo e dell’opportunismo, moralmente indifferente a un qualche sistema di valori.

Una classe politica, quella di governo e quella che intende soppiantarla, agli occhi della quale governare non significa più amministrare la cosa pubblica e il bene comune ma comandare: una classe politica che non cerca interlocutori intelligenti quanto esecutori obbedienti all’interno delle varie cordate, cerchi e/o “gigli” magici.

L’unico elemento al quale appoggiarci per combattere questi deleteri fenomeni e riaprire un discorso rivolto allo sviluppo di una democrazia avanzata è quello della Costituzione Repubblicana.

Non è poco, ne siamo convinti, anche se per fare qualche passo avanti ci sarà bisogno di tutto il nostro impegno di capacità culturale e politica

Di AFV

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