Grasso e la Fornero: riformarla ma non abolirla. Dichiarazione choc del leader del partito unico della sinistra (che forse non nascerà)

di Giulio AF Buratti

«Abolire» la riforma Fornero sulle pensioni «è sbagliato, bisogna rimetterla in ordine e riformarla in relazione alle categorie, al tipo di lavoro e alle esigenze delle persone». Così il leader di LeU PietroGrasso al forum Facebook-ANSA. Al ritorno da Londra, dopo i selfie con Corbyn, Grasso si fa più rassicurante e, come si dice a Roma, “pesta un’altra merda”. E stavolta è proprio grossa. Più che al leader socialista inglese, assomiglia al mai troppo poco compianto Rutelli quando, assieme a D’Alema, gelò l’opinione pubblica progressista dicendo che non avrebbe abolito la riforma Moratti della scuola. Moratti era stata una pessima ministra del governo Berlusconi e aveva scatenato scioperi e manifestazioni come mai prima d’allora.

«Non mi stupisce la dichiarazione di Grasso. Nel programma di LeU non c’è abolizione legge Fornero e mancano tante altre cose di sinistra. Come abbiamo sempre detto LeU è la lista di quelli del governo Monti a partire da D’ALema e Bersani», ricorda anche Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista e candidato di Potere al popolo. Perfino Repubblica, che ha supportato mediaticamente l’operazione Grasso-alla-testa-della-nuova-sinistra, ora avanza dei dubbi sulla presenza scenica dell’ex presidente del Senato e sulla tenuta del cartello elettorale tra speranziani, civatiani e fratoianniani. Sinistra italiana vivrebbe con fastidio questa convivenza. Così ieri Grasso ha provato a rassicurare che il partito unico ci sarà.

«Dopo le elezioni si fondi un partito unico perché i valori di sinistra vi confluiscano», ha spiegato il leader di Leu sempre al forum Facebook-ANSA. «Iniziamo il 5 marzo a realizzare il nostro progetto: da allora contribuiremo a costruire la sinistra, che per noi significa costruire il Paese. Noi partiamo puri nei valori e negli ideali nella sinistra per creare una sinistra progressista, aperta e di governo», conclude.  Più tardi, a a chi gli chiedeva se le sue affermazioni del mattino sulla necessità di un partito unico a sinistra dopo le elezioni, potessero essere un appello alla minoranza interna del Partito Democratico, ha risposto: «L’unità è un valore e come tale dobbiamo praticarlo». Il messaggio è stato duplice. Negare che dopo il 4 marzo i partiti fondatori della lista – Mdp, Si e Possibile – possano tornare a dividersi. E lanciare la sfida al Pd e alla sua coalizione, per conquistare i tanti ancora indecisi. Il «ragazzo di sinistra», alle prese con la sua prima campagna elettorale da leader, sa che negli ultimi giorni si orienta il voto di decine di migliaia di persone. E, senza incasellare in una percentuale le sue ambizioni, mette a fuoco l’obiettivo di una competizione con un centrosinistra che, afferma, ha una «prospettiva limitata» perché le idee di «Lorenzin, Casini e Bonino collidono in tante cose» con quelle del Pd. È un «matrimonio di interesse che dopo il voto rischia di tradursi in un ‘divorzio breve’», attacca. «La legge elettorale è ingannevole, voti Bonino ed eleggi Casini». E ancora: «Il voto utile è invocato da Renzi e Berlusconi per governare insieme». A Emma Bonino, che secondo i sondaggi potrebbe attrarre il voto degli scontenti di sinistra, dedica poi l’affondo, che è anche una dura critica all’Unione europea: «Qualcosa non va se l’Europa più forte auspicata dalla Bonino dà 4 miliardi alla Slovacchia per sottrarci posti di lavoro, come su Embraco». Quanto agli scenari del ‘dopo’, il presidente del Senato non chiude al dialogo con i Cinque stelle ma avverte: «A volte sembra che vadano verso destra, in collegamento con Salvini». E sui candidati M5s espulsi – potenziali voti preziosi per formare un governo – taglia corto: «Ogni parlamentare è libero di espletare il mandato come vuole». Infine un passaggio sulla legalità che non presenta scarti rispetto al contegno tenuto dal ministro di polizia Minniti: «Condanno la violenza, da qualsiasi parte provenga. Va repressa sul nascere».

#elezionipolitiche2018, #poterealpopolo

 

Grasso si tiene stretta la Fornero. E mo’ chi glielo dice a Corbyn

    Di Nardi

    Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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