Dopo la seconda guerra mondiale numerosi sindacalisti siciliani furono assassinati dalla mafia, tra loro Placido Rizzotto, ma non tutti sanno che il giovane corleonese fece parte della Resistenza e che è stato insignito della medaglia d’oro al merito civile
Primo di sette figli, Placido Rizzotto nasce a Corleone il 2 gennaio del 1914. Perde la madre quando era ancora bambino, dopo l’arresto del padre, accusato di mafia, fu costretto ad abbandonare la scuola per occuparsi della famiglia. Durante la Seconda guerra mondiale prese servizio presso il Regio esercito sui monti della Carnia, in Friuli Venezia Giulia.
L’8 settembre del 1943 si trova nel Nord Italia. Da tesserato clandestino del Psi si unì ai partigiani delle Brigate Garibaldi. L’esperienza nella Resistenza lo cambiò. Matura nel giovane contadino corleonese una coscienza sociale che lo fa riflettere sulle ingiustizie sociali che i siciliani devono subire quotidianamente.
Alla fine della guerra torna in Sicilia, dove ricopre la carica di presidente dell’Anpi di Palermo e quella di segretario della Camera del lavoro di Corleone. Milita nel Partito socialista italiano diventando segretario della sezione locale.
Si batte per l’applicazione dei ‘Decreti Gullo’ che prevedevano di assegnare in affitto alle cooperative dei contadini le terre incolte dei proprietari agrari. Insieme a loro occupa le terre ed inizia a distribuire quelle tenute incolte dalla mafia.
La sera del 10 marzo del 1948, mentre si recava da alcuni compagni di partito venne rapito ed ucciso dalla mafia (tra loro c’era Luciano Liggio). Aveva appena trentaquattro anni. Il giovane pastore Giuseppe Letizia assistette all’omicidio e vide in faccia gli assassini. Per questo motivo fu ucciso anch’egli con un’iniezione letale dal boss e medico Michele Navarra.
Il corpo di Rizzotto è stato ritrovato solo il 7 settembre del 2009 nelle foibe di Rocca Busambra, presso Corleone, ed identificato con l’esame del Dna il 9 marzo del 2012. Le esequie solenni si sono svolte ben sessantaquattro anni dopo la sua morte, il 15 maggio del 2012.
Scrisse Antonio Gramsci: ‘odio chi non parteggia, odio gli indifferenti’. Il giovane segretario della Camera del lavoro di Corleone è stato assassinato proprio perché era un partigiano, ‘un esempio di rettitudine e coraggio’, un uomo libero che ha dedicato la sua breve vita a difendere i più deboli e gli ultimi.
Fonti: wikipedia.org e anpi.it