Francesco Cecchini

Il crollo del viadotto Morandi a Genova ha provocato ingenti danni materiali e la morte di almeno 38 persone, il bilancio non è ancora definitivo. Costruito nel 1967 dall’impresa Condotte d’Acque aveva poco più di 50 anni. Tenuto da tre piloni in cemento armato, questo viadotto lungo 1.182 metri, sul quale passava l’autostrada A10, era considerato un’ opera di ingegneria complessa. Il viadotto è sempre stato criticato  da diversi ingegneri per i suoi difetti di progettazione e costruzione. Attualmente sta infuriando un dibattito sulle cause e sulle responabilità di questa tragedia. Le domande principali poste sono le seguenti.

CHI ERA RESPONSABILE DELLA MANUTENZIONE DEL VIADOTTO?

Il viadotto Morandi con i suoi 51 anni da tempo era bisognoso di manutenzione reale che non c’è stata. Fatto in tempi in cui non aveva questo gigantesco carico di trasporto con i tir enormente potenziati nel carico trasportabile. Vi sono stati allarmi, documenti, denunce che ponevano il problema, ma non sono state prese in considerazione.  Quindi le responsabilità del gestori padroni AUTOSTRADE ITALIANE del gruppo  ATLANTI sono certe. Si è pensato ai profitti e non alla manutenzione.! Sono aumentare a dismisura le tariffe ed è peggiorato il servizio ovunque come in tutti i settori dei trasporti e servizi essenziali. La privatizzazione  produce tutto questo e la nazionalizzazione che pure è giusta è necessaria per autostrade e trasporti non è di nessuna garanzia, perchè in questo sistema anche lo stato che gestisce usa gli stessi criteri dei privati, come è dimostrato dove gestisce lo stato. Le concessioni – i cui documenti sono considerati ‘segreti di stato’ e questo è davvero inaccettabile danno tutte le garanzie ai gestori e sono pieni di clausole e cavilli che li mettono al riparo dai danni che eventualmente compiono. E questo è sicuramente il caso di AUTOSTRADE. La REVOCA SAREBBE NECESSARIA ma è complicata e complessa.

IL CROLLO ERA PREVEDIBILE?                                            Antonio Brencich, professore della facoltà di ingegneria di Genova, ha da tempo criticato la struttura del viadotto. Nel 2016 ha affermato che l’opera non era né più né meno che un errore di ingegneria. Ha poi denunciato che il viadotto che presentava diversi aspetti problematici, la cui costruzione era basata su una errata valutazione dell’evoluzione del calcestruzzo, producendo un piano stradale non orizzontale. Vi è stata inoltre una manutenzione instabile e costosa. Secondo Antonio Brencich, alla fine degli anni ’90, i costi di manutenzione rappresentavano già l’80% dell’importo totale della costruzione. Negli anni ’90 questo ponte era già stato consolidato a causa di cedimenti strutturali. Autostrade, la compagnia privata che gestisce parte delle autostrade italiane, ha difeso mercoledì in una nota il suo operato. Ha dichiarato che i lavori di consolidamento del viadotto erano in corso durante l’ incidente, che  le condizioni del viadotto erano sotto osservazione e non c’era rischio di crollo. Affermazioni poco credibili alla luce di quanto detto e avvenuto.

LA RETE AUTOSTRADALE ITALIANA E’ IN CATTIVO STATO?                                                   Secondo una recente inchiesta de Corriere della Sera, il 60% dei viadotti e ponti in cementocostruiti non più di cinquanta anni nel paese sarebbe pericoloso. Molte infrastrutture stanno iniziando ad andare in rovina specialmente quelle costruite in cemento armato. Le autostrade italiane furono costruite principalmente negli anni 1960-1970. La rete è soggetta ad usura accelerata a causa del traffico di merci pesanti ed è ora considerata da molti specialisti obsoleta. Nel 1960, nessuno ha preso in considerazione il possibile deterioramento del cemento armato ha affermato Diego Zoppi, membro del Consiglio Nazionale degli Architetti in Italia. D’ora in poi, la regolarità dei crolli è allarmante, ha dichiarato Antonio Occhiuzzi, direttore del Construction Technology del CNR.

IL CATTIVO TEMPO HA AVUTO UN RUOLO NEL CROLLO DEL VIADOTTO?

Diversi testimoni hanno detto di aver visto il fulmine colpire il viadotto poco prima che collassasse. Infatti, al momento dell’incidente, un forte temporale con forti piogge cadde sulla città. Ma potrebbe il fulmine colpire un viadotto  al punto che crolli? Un’ipotesi non consistente.

QUESTO SCENARIO CATASTROFICO POTREBBE AVER LUOGO IN ALTRI PAESI EUROPEI?

Nessun paese europeo versa nelle condizioni dell’Italia. Per esempio in Francia si stima che il 7% delle autostrade versi in cattive condizioni. Comunque un crollo per problemi strutturali o cattiva manutenzione è possibile

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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