Le forze dell’ordine sono arrivate alle 7,20. I migranti presenti, circa 100, sono stati fatti salire sui pullman della polizia di Stato per essere portati all’ufficio immigrazione di via Patini dove sono stati identificati. Gli attivisti: “Da stasera Roma è un luogo peggiore”. Il Comune: “Ci auguriamo che tutti collaborino, già 75 accolti”. Sdegno delle associazioni
Foto Eleonora Camilli/Rs |
ROMA – Sulla rete metallica che costeggia il presidio hanno affisso un cartello con la scritta “Torno subito”. Per la rete romana di attivisti Baobab experience, infatti, quello di stamattina è solo l’ultimo di una lunga serie di sgomberi in tre anni da cui ripartire il prima possibile, per continuare a dare assistenza ai tanti migranti fuori dal circuito dell’accoglienza e agli italiani in difficoltà. “Ricominceremo presto, forse da un’altra parte, ma non lasceremo nessuno indietro” assicurano. Le forze dell’ordine sono arrivate alle 7,20. I blindati di polizia e carabinieri hanno circondato l’area di piazzale Maslax (una vecchia rimessa degli autobus), nella parte est della stazione Tiburtina. I migranti presenti, circa 100 persone sono stati fatti salire sui pullman della polizia di Stato per essere portati all’ufficio immigrazione di via Patini dove sono stati identificati.
Gli attivisti: “Da stasera Roma sarà una città peggiore”. “L’idea è chiudere questo campo informale, che nasce dalla necessità di dare un minimo di accoglienza a tante donne e tanti uomini in questa città – sottolinea Andrea Costa, portavoce di Baobab experience -. Ci dicono sia uno sgombero, l’area era stata già recintata su richiesta di Ferrovie dello Stato. Quindi mi sembra evidente che qui non torneremo ma di fronte a oltre 100 migranti, portati in questura, che saranno poi rilasciati, gli attivisti di Baobab experience insieme alle associazioni che con noi collaborano da anni ha dato appuntamento alle persone che verranno rilasciate dalla questura vicino alla stazione per continuare ad aiutarli con la rete medica, con l’attività legale, con tutto quello che è nelle nostre possibilità per far vedere che c’è una Roma che accoglie. E che questo paese non è solo Salvini o Minniti. Di sicuro ricominceremo da qualche parte, questi ragazzi sono tutte persone con fragilità, non li lasceremo soli”. In queste settimane era iniziata una interlocuzione con il Comune di Roma per trovare un posto alle circa 180 persone presenti al presidio. “E’ assurdo che si continui a soffiare sul fuoco della paura: questi ragazzi hanno tutto l’interesse a regolarizzarsi, non sono criminali, non sono pericolosi, direi che sono in pericolo – aggiunge Costa -. Al Comune abbiamo fatto presente più di 180 casi di persone da ricollocare, in questa settimana ne sono state ricollocate 65. Se la matematica non è un opinione ci sono 120 persone. Da stasera dormiranno dove? Nelle macchine, negli androni delle case. Anche volendo puntare sulla tanto sbandierata sicurezza, lasciare le persone per strada non rende nessuno sicuro. Da stasera Roma sarà una città peggiore”. Costa sottolinea anche lo stupore per lo sgombero avvenuto senza preavviso: “pensavamo che il Comune si prendesse altri giorni, perché ci avevano parlato di 120 posti e c’erano parecchi migranti che speravano di trovare collocazione in un centro di accoglienza”. Sulla stessa linea Roberto Viviani, presidente di Baobab experience: “ancora una volta una questione sociale viene risolta con la polizia e con la ruspa, questo è il cambiamento? La questione è affrontata senza un minimo di filo logico. Ci saranno più persone in strada senza servizi. Non capiamo quali sia il beneficio per la città di tutto questo”. Per Christian Raimo, giornalista, scrittore e assessore alla Cultura del III municipio di Roma “sembra evidente che l’unica soluzione per questa città sia uno stato di polizia – sottolinea – E’ incredibile, ma è anche la rappresentazione plastica della violenza sociale di questo paese. In particolare di una una città come Roma che si professa accogliente, internazionale e, invece, sembra uno dei tanti posti per cui a un certo punto esistono solo le gabbie, i lager, la polizia, gli sgomberi”. Lo sgombero è andato avanti per tutta la mattinata, alla fine gli attivisti hanno recuperato i beni di proprietà dell’associazione. Dopo il fotosegnalamento altre 20 persone hanno accettato l’accoglienza del Comune mentre altri si sono allontanati. Alcuni migranti sono tuttora in questura.
Foto Eleonora Camilli/Rs |
Il Comune: “Ci auguriamo che tutti collaborino”. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha commentato lo sgombero con un tweet: “Zone franche, senza Stato e legalità, non sono più tollerate. L’avevamo promesso, lo stiamo facendo. E non è finita qui. Dalle parole ai fatti” ha scritto. L’assessora alla Persona, Scuola e Comunità Solidale Laura Baldassarre in una nota sottolinea di essersi recata più volte all’insediamento, l’ultima il 2 novembre “per osservare in prima persona la situazione sul luogo, le condizioni in cui vivono le persone e il lavoro degli operatori che assicurano un supporto ai presenti e formulano proposte di accoglienza. La scorsa settimana abbiamo intensificato la presenza degli operatori sociali e abbiamo incontrato le associazioni presso il Dipartimento Politiche Sociali, con l’obiettivo di organizzare nel dettaglio l’accoglienza”, spiega. “Ci auguriamo che tutti collaborino, per portare a compimento un lavoro che si sviluppa ormai da quasi due anni, con il coinvolgimento del secondo e quarto Municipio, ascoltando i comitati di quartiere della zona. La sinergia tra pubblico e privato sociale rappresenta un valore aggiunto per tutta la città e costituisce una forte garanzia per la tutela dei diritti umani. Rinnovo l’appello ad accettare le proposte che gli operatori stanno continuando a formulare anche nella giornata di oggi: il circuito di accoglienza di Roma Capitale è l’inizio di un percorso che consente l’affrancamento dalla condizione di fragilità e il raggiungimento dell’autonomia”, conclude. L’assessorato afferma che sono state accolte 75 persone presenti nell’insediamento dietro la stazione Tiburtina. Si tratta di un lavoro articolato e quotidiano, iniziato nel febbraio 2017: la Sala Operativa Sociale (SOS) ha assicurato in modo permanente un infopoint itinerante, composto da operatori sociali e da mediatori culturali che hanno interloquito quotidianamente con le persone per quasi due anni.
Lo sdegno delle associazioni. Tra le persone presenti al presidio anche una famiglia italiana composta da moglie e marito in difficoltà economica. “Siamo italiani, siamo trattati peggio dei cani, ora andremo alla stazione tiburtina – sottolinea Luca Ottaviani, mentre spinge a forza un carrello che ha riempito dei suoi oggetti: coperte, stoviglie, qualche vestito -. Che cosa siamo? topi di fogna, ci mandano via per bonificare l’area?”. Anche molte associazioni hanno espresso sdegno per lo sgombero. L’Unhcr parla di “situazione drammatica per circa 100 persone, tra cui rifugiati, costrette a lasciare il presidio e per le quali non sono state proposte soluzioni alternative”. “Il Baobab è un luogo di accoglienza e solidarietà che si è preso la responsabilità di garantire il rispetto del diritto a un alloggio a cittadini senza dimora e trovare un modo decoroso, dignitoso e rispettoso dei diritti umani di fare assistenza ai migranti e ai richiedenti asilo”, afferma Amnesty International. L’Unione inquilini ricorda l’emergenza abitativa nella capitale e aggiunge: “La mano pesante della Prefettura ha deciso di mettere fine a al progetto del Baobab Experience diventato un punto di riferimento a Roma, ci chiediamo come intenda ora intervenire il Comune di Roma. Non basta sgomberare. E’ del tutto evidente che la Sala Operativa Sociale non possa continuare a essere l’unico strumento del Comune di Roma. Siamo stanchi di vedere la caccia ai poveri – afferma il segretario romano Fabrizio Ragucci -. Oramai la SOS sembra essere una foglia di fico per un Comune incapace di trovare soluzioni e violento nelle pratiche.Ora attendiamo di conoscere le sorti delle persone condotte in via Patini”. Per il Centro Astalli si tratta dell’ennesimo sgombero che non risolve nulla. “E’ Inaccettabile una politica degli sgomberi senza alternative”, dice il presidente padre Camillo Ripamonti.
22 sgomberi in 3 anni e quell’hub per transitanti mai realizzato dal Comune di Roma. Il presidio degli attivisti di Baobab experience nasce 3 anni fa dopo lo sgombero della baraccopoli di Ponte Mammolo e la chiusura temporanea delle frontiere per il G7, che aveva interrotto il percorso migratorio di tanti transitanti. In questi tre anni il presidio umanitario ha subito 22 sgomberi. Ma ogni volta l’attività di accoglienza è rinata anche grazie al supporto di tante associazioni come Medu, Médecins du monde, Medici senza frontiere. Nel tempo è stato chiesto all’amministrazione di creare un hub per i migranti in transito e fuori dall’accoglienza, da realizzare nei pressi della stazione Tiburtina. Era stato individuato anche un luogo: l’ex Ferrhotel dato in comodato d’uso gratuito da Ferrovie dello Stato all’amministrazione Marino, proprio per questo scopo. Ma nonostante l’intenzione di portare avanti il progetto espressa anche dall’assessora Baldassare, il palazzo è ancora inaccessibile.
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