Diogene Laerzio attribuisce a Democrito questa massima:
“In verità nulla sappiamo, giacché la verità sta in fondo al pozzo.”
Questa frase risuonava nella mente del pittore Jean-Léon Gérôme quando nel 1896 dipinse una delle sue opere più famose, intitolata La Verità che esce dal pozzo.
La Verità è una bellissima donna che esce nuda da un grande pozzo, parzialmente coperto di foglie, ma il tuo sguardo non cade sul suo corpo perfetto, sulla sua pelle chiarissima, che pure illumina il quadro, ma ti colpisce prima di tutto il suo urlo: la Verità sta chiamando, anzi sta chiamando proprio te, ti sta rimproverando con tutto il fiato che ha in gola perché hai permesso che rimanesse intrappolata laggiù. E poi vedi il suo piede uscito dal pozzo, rappresentato nell’istante prima in cui lo sta per mettere a terra e su cui evidentemente farà leva per uscire del tutto e quindi per raggiungerti. Capisci che si avventerà su di te con un balzo e solo a questo punto noti la frusta con cui ti colpirà. La Verità di Gérôme ti spaventa, perché ne vedi la furia, ma soprattutto perché sai di essere in colpa.
Siamo nella Francia che si sta dividendo sull’affare Dreyfus e certamente con questo quadro Gérôme prende posizione, indicando con chiarezza da che parte sta, ma francamente mi sembra riduttivo leggere solo in questa maniera così contingente l’opera. Bisogna interpretare questo quadro partendo dal frammento di Democrito che, nella sua icastica concisione, ci toglie ogni speranza: la verità è laggiù e là rimarrà. Anzi è in qualche modo rassicurante sapere che la verità è confinata in fondo a quel pozzo, è qualcosa con cui non saremo costretti a fare i conti. Finché la verità starà nel pozzo noi possiamo continuare a vivacchiare qui sopra. Gérôme ci dice però che non potremo più stare tranquilli, che alla fine, prima o poi, la verità verrà fuori e allora la sua vendetta contro la nostra meschineria sarà spietata.
Ogni giorno dobbiamo decidere da che parte stare, se continuare a credere che la verità non troverà la forza per risalire o fare come se potesse essere qui accanto a noi da un momento all’altro. Se far finta di nulla e sperare di cavarcela o prendere posizione. Qualcuno ha la forza d’animo e l’onestà intellettuale di dire la verità semplicemente perché è giusto così, noi “normali” abbiamo probabilmente bisogno di sapere che un giorno da quel pozzo potrà uscire una nostra sorella – o una nostra figlia – che sarà veramente furiosa per quello che non abbiamo fatto.

 

 

 

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Di Luca Billi

Luca Billi, nato nel 1970 e felicemente sposato con Zaira. Dipendente pubblico orgoglioso di esserlo. Di sinistra da sempre (e per sempre), una vita fa è stato anche funzionario di partito. Comunista, perché questa parola ha ancora un senso. Emiliano (tra Granarolo e Salsomaggiore) e quindi "strano, chiuso, anarchico, verdiano", brutta razza insomma. Con una passione per la filosofia e la cultura della Grecia classica. Inguaribilmente pessimista. Da qualche tempo tiene il blog "i pensieri di Protagora" e si è imbarcato nell'avventura di scrivere un dizionario...

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