di Gilbert Mercier –

L’Unione Europea è sottoposta a numerose minacce esistenziali. Da un lato ci sono le minacce interne, con l’ascesa al potere dei cosiddetti euroscettici nazionalisti-populisti – che sono in realtà neofascisti razzisti – in Austria, Ungheria, Polonia e, in misura minore, in Italia dove il ministro dell’interno Matteo Salvini è una parte influente della coalizione di governo del paese, cui si aggiungono i recenti progressi in influenza politica di partiti di destra anti UE, come il Rassemblement National di Marine Le Pen in Francia. D’altro canto ci sono minacce esterne, che solevano essere riservate ma che stanno diventando più manifeste, da parte dell’amministrazione Trump negli Stati Uniti attraverso l’agente non ufficiale Steve Bannon e in misura minore da parte della Russia, forse dalla Cina, e persino dalla Repubblica Islamica dell’Iran su temi monetari. Vai a capire! Pare che un declassamento, o persino uno smantellamento della UE da grande protagonista geopolitica si adatti alle necessità di altre principali potenze mondiali. C’è un invito alla prudenza, qui, per gli europei, specialmente quelli come i Gilet Gialli che rifiutano l’Europa dei banchieri e dei tecnocrati. E’ un invito geopolitico alla prudenza riguardo alla riforma di ciò che si ha e a non balzare a conclusioni e fare tabula rasa di un’avventura europea che si va costruendo da 62 anni.

In un’era di riedizione della Guerra Fredda, la UE è un imperativo geopolitico

La nascita della UE fu sottoscritta nel Trattato di Roma del 1957 da sei membri fondatori: Belgio, Francia, Olanda, Italia, Lussemburgo e Germania Ovest. Tale trattato va inteso nel contesto del mondo post Yalta, che in effetti avviò la divisione delle influenze mondiali tra i due imperi nati dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale: gli Stati Uniti d’America, ovviamente, e l’URSS, che si sono trovati d’accordo nel non essere d’accordo sulle ideologie, ma sono arrivati a una tacita intesa sulle sfere d’influenza. I conflitti tra i due blocchi si sono manifestati in varie guerre per procura a spese di terzi. Gli Stati Uniti si sono inventati la NATO nel 1949, usando la paura della presunta minaccia sovietica per soggiogare i loro alleati europei, divenuti non più che vassalli. Dietro la leggendaria Cortina di Ferro, l’URSS di Stalin aveva il Trattato di Varsavia.

Dopo la crisi ucraina, cinque anni fa, siamo rientrati in una logica da Guerra Fredda, con la Russia dipinta dai media occidentali prevalenti come la maggior minaccia al mondo presunto libero, e Vladimir Putin come il capo di stato spauracchio definitivo. Ci volle del coraggio ai sei membri fondatori del Trattato di Roma per assumere quell’iniziativa, considerando che tutti avevano soldati statunitensi occupanti i loro paesi. Quel timido avvio a metà degli anni ’50 fu seguito da tentativi di rendere la UE non solo un’unione economica ma anche una forza politica.

L’attuale quadro legale della UE e pietra angolare del suo quadro politico è il Trattato di Lisbona, che è una modifica del Trattato di Maastrich del 1993 ed è in vigore oggi. Il Trattato di Lisbona è stato firmato in Portogallo il 13 dicembre 2007, ma ci sono voluti due anni perché fosse ratificato da tutti i membri della UE ed è divenuto un accordo legalmente vincolante per tutti i membri il 1° dicembre 2009. In tale trattato, che la BREXIT ha messo a seria prova, l’articolo 50 ha stabilito la previsione che “qualsiasi stato membro può decidere di ritirarsi dall’unione in conformità alle proprie prescrizioni costituzionali”. Nel caso della BREXIT è stato dopo che un’uscita dalla UE è stata votata dai cittadini britannici e il relativo referendum ha vinto di stretta misura.

Nel caso della BREXIT, che potrebbe rivelarsi disastrosa per il benessere del popolo britannico e persino per l’influenza dell’ex impero britannico, non è stata la mano notoriamente nefanda di Vladimir Putin a essere coinvolta, come affermato da molti in Gran Bretagna, ma di fatto la mano di Steve Bannon, attraverso la losca società Cambridge Analytica, usando le vaste ricchezze del fondo speculativo Mercer. Questo fondo speculativo finanzia siti della destra alternativa come Breitbart. Detto questo, per essere giusti la nemesi di Mercer, il miliardario George Soros, ha investito pesantemente nel voto per il no alla BREXIT. Dunque sì, c’è stata un’influenza straniera sul voto per la BREXIT, ma è stato uno scontro di Robert Mercer con George Soros tra due visioni della globalizzazione in conflitto, ciascuna tossica quanto l’altra. Lo strumento di Mercer e compagni, Steve Bannon, che sta oggi operando in Europa per innescare scenari simili, quali la FREXIT per la Francia, sta in realtà promuovendo il progetto statunitense di dominio del mondo del Progetto del Nuovo Secolo Statunitense.

In una lotta meglio nota tra gli stessi burattinai, sono stati il denaro di Bob Mercer e la competenza mediatica di Steve Bannon che verosimilmente hanno eletto Donald Trump presidente degli Stati Uniti nel 2016, contro una campagna della Clinton in parte finanziata da George Soros. In entrambi i casi Soros ha perso. A parte i battibecchi pseudo ideologici, e le false idee iperliberali di Mercer, l’imperialismo rimane il marchio della politica estera statunitense, così com’è stato dal 1945. Gli alleati sono vassalli e qualsiasi stato tenti di essere indipendente non è un concorrente, bensì un nemico. Una UE politicamente forte, con un proprio esercito indipendentemente dalla NATO,sarebbe percepita come una minaccia dall’Impero Statunitense.

Gli Stati Uniti neoconservatori del Trumpismo: principale nemico della UE

Un recente cambiamento politico a Washington è passato quasi inosservato da parte degli osservatori europei, anche se di grande valore simbolico. L’amministrazione Trump ha declassato la rappresentanza ufficiale della UE da ambasciata a mera delegazione con un ufficio. Ciò illustra la visione statunitense dell’Europa come ingombrante e ridondante per la politica estera del paese. Questa posizione del Trumpismo, controllata dal neoconservatore John Bolton, ricorda quella che il neoconservatore Donald Rumsfeld, nella corsa di George W. Bush alla Guerra dell’Iraq nel 2003, chiamava la Vecchia Europa. Era necessaria una Nuova Europa accondiscendente, rispetto alla Vecchia Europa non tanto sottomessa, impersonata dal presidente francese Jacques Chirac che non era stato disponibile a unirsi all’invasione dell’Iraq. La Francia, allora, non faceva parte della NATO.

Guardiamo le cose in faccia. I neoconservatori controllano la politica estera di Trump e stanno perseguendo più che mai il loro obiettivo di un dominio incontrastato statunitense del mondo con ogni mezzo necessario: politico, economico mediante sanzioni contro paesi che dichiarano stati nemici, e in casi di ultima spiaggia, mediante il braccio armato dell’imperialismo statunitense, la NATO. Questi sono gli imperativi politici statunitensi, definiti quasi un quarto di secolo fa nel Progetto del Nuovo Secolo Statunitense, la bibbia e opera dei neoconservatori.

Ciò che i demagoghi della destra europea in Italia, Ungheria, Austria e Polonia, nonché i governi neoliberisti in Germania, Spagna e nel Regno Unito non dicono ai loro popoli, mentre si atteggiano  al nazionalismo, è che i loro paesi sono occupati da soldati statunitensi. Nel caso della Polonia sono ansiosi di ospitare altri occupanti statunitensi. Il gruppo di espertiultraconservatore dalle grandi risorse Heritage Foundation, che mette a disposizione dell’amministrazione Trump un mucchio di nominati a posizioni di alto livello, gongola per la forza militare dell’impero statunitense in Europa e naturalmente inquadra la narrazione in termini di deterrenza contro potenziali aggressioni russe semi-immaginarie.

Settantaquattro anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, circa 65.000 militari attivi sono schierati in Europa, in circa 17 principali basi operative, prevalentemente in Germania, Italia (signor Salvini, e la sovranità Italiana?), nel Regno Unito e in Spagna. Schieramenti sono in corso in Polonia a richiesta del governo di estrema destra. I Gilet Gialli e alcuni politici europei hanno ragione: le nazioni della UE dovrebbero liberarsi dalla servitù nei confronti di gigantesche imprese multinazionali, istituzioni finanziarie come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, nonché da nefasti attori statali quali Arabia SauditaQatar e gli Emirati Arabi Uniti. Ma i veri padroni non stanno a Bruxelles, sono da qualche parte negli Stati Uniti, nei pressi di Washington, DC, a far la spola tra Pentagono, Casa Bianca, CIA e Wall Street.

Nonostante le affermazioni delle amministrazioni statunitensi, Democratiche o Repubblicane, e dei loro vassalli in Europa e in Canada, le guerre della NATO in AfghanistanIraqLibia e Siria non erano intese a essere vinte sul campo di battaglia, bensì piuttosto a diventare occupazioni semi-permanenti per lo sfruttamento delle risorse naturali. Questa strategia di “prima distruggi poi sfrutta” è stata applicata in particolare in Medio Oriente rovesciando Saddam Hussein e Gheddafi. In Iraq e in Libia due stati falliti sono stati, di proposito o al tavolino, costruiti dalla NATO. A causa di Russia, Hezbollah e Iran lo stesso piano, con la minore variazione dell’uso dell’ISIS per procura, è fallito con Bashar al-Assad in Siria.

L’Afghanistan è stato definito la tomba degli imperi: giustamente nel caso di Alessandro Magno, dell’impero britannico e dei sovietici. La NATO, e specialmente gli europei, avrebbero dovuto saperla più lunga, anziché avventurarsi da invasori in quella terra pericolosa. Tuttavia l’Impero USA Spa e la sua potenza finanziaria, economica e militare pensavano che sarebbero stati capaci di spezzare la volontà dei pashtun. Non è andata così.

L’Unione Europea deve diventare dal popolo per il popolo

Nel dicembre del 2010 sono stato, per quel che ne so, il primo analista a prevedere il collasso dell’attuale impero globale dominante. La follia del Trumpismopotrebbe contribuire a tale processo. Una UE ridefinita dal popolo per il popolo, guidata dal movimento dei Gilet Gialli, potrebbe aiutarci a liberarci dalle catene di una globalizzazione che avvantaggia solo una parte minuscola della popolazione mondiale. La UE può essere rimodellata, anziché distrutta. Una volta che smetta di servire da piccola aiutante dell’imperialismo industriale potrebbe diventare un’ispirazione di reale convivialità per altri continenti, una vera associazione di popoli multietnica e multiculturale, più che singoli stati, che esca da quel vicolo cieco che è il nostro sistema capitalista globale.

Gilbert Mercier è l’autore di The Orwellian Empire.

Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/neofascist-push-for-europes-implosion/

Originale: News Junkie Post

traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2019 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy