È necessario trovare un modo per ripristinare i diritti di voto e i servizi sociali ucraini agli abitanti del Donbass, e consentirgli anche di essere protetti dalla Russia contro i nazisti ucraini.

Il 30 aprile, la Commissione Elettorale Centrale ucraina ha annunciato [in inglese] che, dopo i risultati finali delle votazioni (che comprendevano oltre il 13% degli ucraini residenti all’estero), Volodmyr Zelenskyj aveva battuto il presidente, Petro Poroshenko, con una preferenza del 73,22% contro il 24,45%. Il singolo problema principale che il nuovo presidente dell’Ucraina dovrà affrontare sarà se continuare o porre fine alla guerra dell’Ucraina contro le sue due regioni separatiste, la Crimea nell’estremo sud e il Donbass nell’estremo oriente.

La guerra “civile” dell’Ucraina è iniziata alla fine di febbraio 2014, quando gli sforzi di lunga data degli Stati Uniti per il cambio di regime in quel paese (al fine di installare un governo anti-russo nel paese europeo che ha il confine più lungo con la Russia) sono finalmente riusciti. Questi sforzi sono riusciti più o meno nello stesso modo degli sforzi del regime statunitense per cambiare il regime in Iran nel 1953, degli sforzi del regime USA per cambiare regime nel 1954 in Guatemala, e quelli del regime statunitense per cambiare regime in Cile nel 1973: per mezzo di un sanguinoso colpo di Stato. In ogni caso, il colpo di Stato USA ha sostituito una democrazia esistente e installato invece una dittatura fascista, prontamente seguita da una “guerra civile” quando la dittatura installata dagli Stati Uniti ha iniziato lo sterminio e/o l’espulsione dei leader e degli elettori di quella democrazia rovesciata. In ciascuno di questi casi di colpi di Stato, il primo compito della dittatura appena installata è stato eliminare abbastanza elettori che avevano votato e sostenuto la democrazia [in inglese], in modo che qualsiasi futura “elezione” installasse solo altri fascisti, e quindi quel governo continuasse ad essere una nazione-vassallo degli Stati Uniti.

Un mese prima della vittoria elettorale del 23 aprile da parte di Zelenskyj, UAWire ha titolato il 23 marzo, “Il front runner nella corsa elettorale ucraina detta le condizioni per il ritorno della Crimea” [in inglese], e ha riferito che Zelenskyj aveva improvvisamente fatto una dichiarazione radicale: “La Crimea tornerà solo quando il potere cambierà in Russia. Non c’è altra scelta”. Questo punto di vista accettava la probabilità che la Crimea rimanesse parte della Russia (come era stata per centinaia di anni fino al 1954, quando l’ucraino Nikita Khruschev, in qualità di dittatore sovietico, la trasferì arbitrariamente dalla Russia alla propria patria). La dichiarazione di Zelenskyj contraddiceva direttamente l’opinione che il governo ucraino aveva enfaticamente dichiarato da quando il colpo di Stato del febbraio 2014 del governo statunitense (che era nascosto dietro massicce dimostrazioni anti-corruzione in Piazza Maidan a Kiev) [in inglese] sostituì il governo neutralista ucraino, contemporaneamente filo-occidentale e filo-russo, con l’attuale regime rabbiosamente antirusso imposto dagli Stati Uniti. Questo regime installato dagli Stati Uniti ha promesso, ripetutamente e coerentemente, che avrebbe invaso e conquistato la Crimea, e l’avrebbe quindi riportata in Ucraina, come era stata la Crimea dal 1954 al 2014.

Quel rapporto di UAWire ha citato anche l’osservazione di Zelenskyj sull’altra regione separatista dell’Ucraina, il Donbass: “I residenti del Donbass dovrebbero “rendersi conto che sono ucraini”, ha sottolineato Zelenskyj”. Anche questo ha costituito una rottura radicale rispetto alle ripetute promesse del governo ucraino imposto dagli Stati Uniti (che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama aveva fortemente sostenuto [in inglese]) di riconquistare il Donbass con la forza – non certo di convincere gli abitanti del Donbass di qualcosa. Secondo il regime americano, gli abitanti della Crimea e del Donbass non dovrebbero avere voce in capitolo se debbano essere governati dal governo ucraino.

Nessuno degli altri candidati alla corsa presidenziale si è allontanato dalla coerente linea bellicosa del regime installato dagli Stati Uniti contro la Russia, e sul riconquistare sia la Crimea che il Donbass. Tutti hanno promesso la vittoria contro la Russia.

Zelenskyj ha quindi vinto queste elezioni come candidato per la pace. Gli ucraini si sono finalmente disgustati e stancati di essere in guerra contro la Russia, e questo è il significato principale dell’enorme vittoria col 73% di Zelenskyj.

Questa vittoria di Zelenskyj ha rappresentato in realtà la volontà non degli Stati Uniti, ma dell’UE, che non era mai stata così entusiasta di conquistare la Russia come gli Stati Uniti [in inglese]. Il 15 marzo, l’ambasciatrice francese in Ucraina, Isabel Dumont, ha comunicato in privato con l’allora governo dell’Ucraina. Scrivendo a nome di tutti e sette gli ambasciatori del G7, ha avvertito Arsen Avakov, ministro dell’Interno di estrema destra dell’Ucraina, che “il G7 è preoccupato per i movimenti politici estremi in Ucraina”. Questi “movimenti politici estremisti in Ucraina” sono due partiti politici razzisti-fascisti, o ideologicamente nazisti, l’Unione Pan-Ucraina “Svoboda” [Libertà] e Pravij Sektor [Settore Destro], che avevano entrambi fornito truppe d’assalto al servizio del regime americano durante il colpo di Stato, e che successivamente hanno portato alla campagna di pulizia etnica del nuovo regime per uccidere il maggior numero possibile di residenti del Donbass. (Il 90% degli elettori del Donbass aveva votato per il presidente ucraino che Obama ha rovesciato). L’americana Radio Free Europe/Radio Liberty ha titolato, il 22 marzo, la dichiarazione del G7 del 15 marzo, “La lettera del G7 prende di mira il ruolo degli estremisti violenti nella società ucraina e nelle elezioni” [tutti e tre i link in inglese]. Riportava che la preoccupazione del G7 si riferiva specificamente ai “prodotti del Battaglione Azov”. Quel battaglione è (benché RFERL abbia accuratamente nascosto il fatto) un’organizzazione auto-organizzata apertamente suprematista bianca ucraina di membri sia dell’Unione Pan-Ucraina “Libertà” che di Settore Destro. Il fondatore e leader dell’Azov, Andrij Bileckyj (o “Beleckyj”), definisce il suo movimento “nazionalista sociale ucraino”, e ha esposto per iscritto il suo programma [in inglese] come “purificazione razziale della nazione”, e in particolare come un ritorno ai “vecchi valori ariani ucraini dimenticati nella società moderna”. I suoi seguaci, sotto Obama (durante e dopo il colpo di Stato), hanno contribuito con forza ad installare il regime post-golpe di estrema destra, regime che ora potrebbe finalmente avere fine – il colpo di Stato di Obama in Ucraina quindi terminerebbe in abietto fallimento (che in realtà è già [in inglese]) e forse in definitiva potrebbe anche venire abbandonato dagli europei. Quindi: Zelenskyj dovrà essere molto interessato a ciò che vuole la leadership dell’UE. Se l’Ucraina dovesse perdere il sostegno continuo dell’UE, sarebbe totalmente isolata.

La nuova posizione dell’UE sull’Ucraina è decisamente meno americana di quanto non fosse in passato. Non rispetta più il regime degli Stati Uniti. È più in linea con quello che il presidente della Russia, Vladimir Putin, ha sostenuto e aiutato: i negoziati degli Accordi di Minsk (ai quali il regime degli Stati Uniti di è rifiutato di partecipare). Vuole che gli abitanti del Donbass vengano nuovamente restituiti all’elettorato del governo ucraino, ma solo in un modo in cui queste stesse persone partecipano a contribuire a plasmare – e non (come il regime USA ha costantemente sostenuto) con la coercizione: con la forza militare (guerra).

Ecco come la posizione della Russia sul Donbass si è evoluta in questa politica fissa e costante:

Il 19 settembre 2014, ho titolato “Il leader russo Putin rifiuta l’obiettivo dei separatisti ucraini di diventare parte della Russia” [in inglese], e ho riferito l’importante notizia che Putin aveva finalmente deciso di non permettere all’ex regione del Donbass dell’est dell’Ucraina di essere ammessa nella Federazione Russa, diversamente da come, solo un anno e mezzo prima, il 16 marzo 2014, aveva permesso alla Crimea di entrarvi – semplicemente per mezzo del voto di maggioranza dei residenti per abbandonare l’Ucraina e unirsi alla Russia.

Poi, un anno dopo, il 12 settembre 2015, ho titolato “Il regime ucraino installato dagli Stati Uniti ora teme il ritorno del Donbass in Ucraina” [in inglese], e ho riferito, spiegando il motivo, che “per l’Ucraina riassorbire la regione separatista, il Donbass (i due distretti di Donetsk eLugansk), facendoli tornare in Ucraina, sarebbe politicamente disastroso, a meno che i residenti non vengano eliminati”.

La ragione di questo “politicamente disastroso” è chiarita dalla mappa elettorale delle elezioni presidenziali ucraine del 2010, che erano state vinte dal candidato presidenziale che aveva sostenuto che l’Ucraina avesse relazioni cordiali sia con la Russia ad est che con l’Unione Europea e gli Stati Uniti ad ovest: Viktor Janukovych. (Le percentuali di voto che sono mostrate su quella mappa sono indicate come i luoghi che hanno votato per “Janukovych”). La parte color porpora scuro di quella mappa elettorale indica le aree in cui Janukovych aveva ottenuto il 90% o più, il che era il più alto sostegno in tutta l’Ucraina, e quasi tutta l’area porpora scuro è nel Donbass. Questo è il motivo per cui il regime installato da Obama avrebbe voluto eliminare quelle persone. Avrebbero potuto cacciare il regime ucraino di Obama col voto. Quindi: se quegli elettori non vengono definitivamente eliminati dall’Ucraina (o etnicamente eliminati dall’Ucraina [in inglese]), il controllo del regime degli Stati Uniti sul governo dell’Ucraina non sarà in grado di durare a lungo, e probabilmente non sopravvivrà nemmeno oltre le prossime elezioni ucraine. In altre parole: il regime ucraino installato dagli Stati Uniti dipende, per la sua stessa esistenza, non solo degli Stati Uniti, ma anche dall’eliminare dalle future elezioni ucraine gli elettori che vivono nel Donbass. Questo è il motivo per cui “Il regime ucraino installato dagli Stati Uniti ora teme il ritorno del Donbass in Ucraina”. Almeno tra il momento del colpo di Stato degli Stati Uniti e la vittoria di Zelenskyj, il regime ucraino ha chiesto sì i territori della Crimea e del Donbass, ma con gli elettori morti o fuggiti come rifugiati in Russia [in inglese] – ma sicuramente impossibilitati a partecipare alle future elezioni ucraine.

Solo in questa luce può essere correttamente compresa la notizia recentemente riaffermata che Putin vuole che gli abitanti di Donbass diventino di nuovo ucraini: Putin non vuole che un regime fantoccio degli Stati Uniti sia al governando nella porta accanto in Ucraina. Vuole che quei residenti filo-russi votino in Ucraina, e non ha bisogno che vengano aggiunti all’elettorato russo. La loro presenza nell’elettorato ucraino riduce le politiche anti-russe dell’Ucraina, aumentando così la sicurezza della Russia. Quindi: questo è ciò che vuole Putin.

Così, il 19 aprile 2019, la Reuters ha titolato “L’INTERVISTA di Putin – ha consigliato al nuovo presidente dell’Ucraina di accordarsi con Mosca e reclamare il territorio” [in inglese] del Donbass, e ha riferito che un legislatore ucraino che agisce come negoziatore saltuario tra l’Ucraina e la Russia, “Viktor Medvedchuk, una figura significativa dell’opposizione filo-russa ucraina”, sollecita il neo-eletto presidente dell’Ucraina, Vladimir Zelenskyj, a negoziare con Putin il ritorno del Donbass in Ucraina. L’articolo si chiude dicendo di Medvedchuk, che:

Il suo partito “Piattaforma d’Opposizione – Per la Vita”, che occupa il secondo posto secondo nei sondaggi, potrebbe essere pronto a cooperare con Zelenskyj dopo le elezioni parlamentari di ottobre, ma la decisione verrà presa per ogni singolo caso. Zelenskyj ha fatto capire che non vorrebbe unirsi alla coalizione con il partito di Medvedchuk e non ha detto se sarebbe stato pronto a lavorare con lui su una base ad hoc.

E poi, il 23 aprile 2019, UAWire ha titolato “La Russia offrirà a Zelenskyj un accordo sul gas e sul Donbass” [in inglese], e ha riferito che:

Mosca vede la possibilità di migliorare le relazioni con l’Ucraina dopo l’esito delle elezioni presidenziali in Ucraina, ha annunciato lunedì il primo ministro Dmitrij Medvedev commentando i risultati del secondo turno di votazioni, dopo il quale il 41enne Vladimir Zelenskyj ha vinto con il 70% dei voti…

Secondo Medvedchuk, che si era recato a Mosca per incontrare Putin e rappresentanti del governo russo due settimane fa, Mosca promette uno sconto del 25% sul gas se l’Ucraina accetterà di riprendere gli acquisti diretti da Gazprom invece di continuare gli acquisti da paesi europei come avviene dal 2015…

L’obiettivo principale di Mosca è quello di restituire a Kiev i territori del Donbass controllati dai militanti filo-russi alle sue condizioni.

Un accordo su come attuare la pace nell’est dell’Ucraina può essere raggiunto “entro pochi mesi” e applicato “da sei a otto mesi”, ha detto Medvedchuk, aggiungendo che qualsiasi negoziato su questo tema dovrebbe essere condotto da Kiev, Mosca e le due regioni separatiste filo-russe.

Se Zelenskyj accetterà l’invito della Russia, allora i punti critici saranno: possono essere trovati dei modi per persuadere gli abitanti del Donbass, che il regime ucraino imposto dagli Stati Uniti sta cercando di sterminare e/o costringere a fuggire nella vicina Russia, a diventare di nuovo cittadini dell’Ucraina? Se, infatti, “qualsiasi negoziato su questo tema dovesse essere condotto da Kiev, Mosca e le due regioni separatiste filo-russe”, allora gli abitanti di Donbass (che avevano votato per il 90% circa per Janukovych e da allora sono stati bombardati e hanno perfino subìto bombardamenti incendiari [entrambi i link in inglese] da parte del regime ucraino installato dagli USA) avranno voce in capitolo nel proprio destino. Come potrebbero votare per diventare ucraini, dopo questo – la guerra dell’Ucraina contro di loro? Gli incentivi dovrebbero essere piuttosto forti.

In questo scenario, Zelenskyj potrebbe cercare di riassorbire quegli elettori in quello che sarebbe il suo elettorato, e quindi probabilmente perderebbe la sua campagna di rielezione. Sarebbe disposto a fare una cosa del genere? Bene, se dovesse difendere con forza i diritti degli abitanti del Donbass e la loro protezione da parte del governo ucraino, allora forse, perché poi otterrà tanti voti degli abitanti del Donbass quanti ne ottenne Janukovych. Questa sarebbe la fine dell’impatto di Obama sull’Ucraina.

Mentre in Occidente la guerra contro il Donbass viene descritta come la Russia che invade quella parte di (ex) Ucraina per “agguantare” un altro pezzo del suo territorio, la realtà è che si tratta di un’invasione del regime ucraino installato dagli USA per assicurarsi che gli elettori del Donbass non votino mai più in nessuna elezione ucraina. Una delle ragioni per cui i cittadini dell’impero USA sostengono le aggressioni dei loro regimi contro la Russia – e contro qualsiasi leader nazionale (come contro Saddam Hussein, Muammar Gheddafi, Viktor Janukovych, Hugo Chávez e Bashar Assad) che è amichevole nei confronti della Russia – sono titoli fraudolenti dilaganti come quello nella rivista The Week del 7 dicembre 2018, “Ucraina: la Russia sta cercando di prenderne un altro pezzo?” Non è certo una stampa libera nel senso [tutti e tre i link in inglese] in cui la propaganda dell’impero dice che sia. È una macchina dell’inganno. L’opinione pubblica all’interno dell’impero viene ingannata, specialmente riguardo alle relazioni internazionali (che è ciò che è necessario perché l’impero acquisisca potere).

CONCLUSIONI

Gli Accordi di Minsk e tutto il resto sono ora solo pubbliche relazioni. Gli abitanti del Donbass si sono arenati tra due governi – uno che li vuole morti o fuori dal paese, e l’altro che non ha bisogno di loro ma che fa tutto il possibile per aiutarli a sopravvivere dove sono, fino a quando finalmente non accetteranno di venire di nuovo governati da Kiev.

Se dovessi azzardare un’ipotesi su quale sarà il risultato, Zelenskyj darà agli abitanti stanchi della guerra sia in Ucraina che in Donbass – e anche gli abitanti della Crimea, che Putin ha accettato in Russia – quello che vogliono, mentre l’Ucraina otterrà da Gazprom e dalla Russia qualunque sconto si possa ottenere, in cambio della riduzione dei costi della Russia per il mantenimento della popolazione nel Donbass.

Cosa succederà se ciò non accade? Forse, a lungo termine, il Donbass riuscirà a diventare parte della Russia, senza il regime degli Stati Uniti e dei suoi alleati che invadono la Russia con la scusa che c’è stato “un altro furto di terre da parte del pericoloso e aggressivo dittatore russo Putin” (o il suo successore). Ma, dopo il colpo di Stato, i leader ucraini devono soddisfare gli Stati Uniti e i loro alleati (ora soprattutto l’UE), e così il gruppo guidato dagli Stati Uniti determinerà infine ciò che l’Ucraina farà per quanto riguarda il Donbass.

Solo se anche gli Stati Uniti avranno in qualche modo un presidente di pace gli abitanti del Donbass avranno la pace. Se Zelenskyj non seguirà il percorso di pace e gli Stati Uniti vorranno che la guerra contro il Donbass riprenda, allora questi è quello che accadrà: la guerra contro il Donbass riprenderà.

È necessario trovare un modo per ripristinare i diritti di voto e i servizi sociali ucraini agli abitanti del Donbass e ancora, consentire agli abitanti del Donbass di essere protetti dalla Russia contro i nazisti ucraini. Non accadrà, a meno che non ci sia un presidente degli Stati Uniti che vuole la pace con la Russia, invece della conquista della Russia. Zelenskyj ha dichiarato: “La Crimea tornerà solo quando il potere in Russia cambierà. Non c’è altra scelta”. Ma la realtà è che la Crimea rimarrà parte della Russia, e che il Donbass tornerà in Ucraina solo se e quando il governo americano finirà finalmente la sua parte della Guerra Fredda, che la Russia ha concluso nel 1991, mentre la parte statunitense ha continuato a portare avanti in segreto fino ad oggi [in inglese], puntando in definitiva alla conquista della Russia.

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Articolo di Eric Zuesse pubblicato su The Greanville Post il 2 maggio 2019.
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.

[le note in questo formato sono del traduttore]

http://sakeritalia.it/ucraina/come-la-guerra-in-ucraina-verra-risolta-zelenskyj-la-crimea-e-il-donbass/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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