Il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelenskyj, durante la cerimonia di inaugurazione di questa settimana, ha dichiarato che la sua prima priorità sarà porre fine alla guerra quasi quinquennale nella regione del Donbass. Il valore delle sue parole si vedrà abbastanza presto.

Negli ultimi cinque anni, la maggioranza delle persone di lingua russa nell’Ucraina orientale ha dovuto subire bombardamenti e attacchi di cecchini da parte di forze militari fedeli al regime che ha preso il potere a Kiev nel febbraio 2014. Le repubbliche autoproclamatesi indipendenti di Donetsk e Lugansk hanno rifiutato di riconoscere le autorità di Kiev, a causa dell’affiliazione di quest’ultima con l’ideologia Neonazista e della sua rabbia russofoba.

L’elezione a valanga di Zelenskyj in aprile è stata un ripudio sbalorditivo da parte degli ucraini del “partito della guerra” che ha dominato la politica di Kiev dal 2014. L’ex presidente, Petro Poroshenko, è stato disprezzato per la sua implacabile bellicosità e ostilità verso l’est del paese di lingua russa, così come per la sua costante belligeranza nei confronti della vicina Russia.

Zelenskyj, che non aveva esperienza politica e che doveva il suo profilo pubblico al fatto di essere un comico in uno spettacolo televisivo di successo, ha fatto leva sul diffuso disgusto per la guerra e sulla corruzione endemica associata all’amministrazione di Poroshenko.

Il suo primo atto al momento dell’inaugurazione è stato quello di sciogliere la Verchovna Rada (parlamento) a Kiev e chiedere elezioni anticipate. Ha spinto anche per i licenziamenti o le dimissioni di alti funzionari dell’apparato di sicurezza e militare che venivano visti come lealisti di Poroshenko.

Questo potrebbe essere di buon auspicio per un nuovo inizio genuino sotto Zelenskyj, in cui le forze armate ucraine e vari ausiliari paramilitari sotto il comando di Kiev cominceranno a ritirarsi dalla linea del fronte con le regioni separatiste nel Donbass.

Non abbiamo iniziato questa guerra, ma la finiremo”, ha dichiarato Zelenskyj davanti al parlamento questa settimana.

Non è vero. Il regime di Kiev, che ha preso il potere nel 2014, in gran parte con il sostegno degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, contro un governo eletto amichevole coi russi, è andato sul piede di guerra contro il Donbass sotto lo slogan orwelliano di una “Operazione anti-terrorismo”. L’offensiva è stata pienamente sostenuta dall’allora capo della CIA, John Brennan, che visitò Kiev solo alcune settimane prima dell’attacco militare alle popolazioni del sud-est.

Tuttavia, Zelenskyj almeno sta parlando di porre fine alle ostilità.

Ha parlato anche in russo durante il discorso di inaugurazione, e ha offerto una mano di amicizia al Donbass in quanto compatrioti. Un gesto del genere è rivoluzionario rispetto alla retorica di Poroshenko e delle sue coorti, che apprezzavano la vendetta malata della punizione collettiva contro i civili e il barbaro pensiero “mentre i nostri figli vanno a scuola, i loro stanno seduti negli scantinati”.

Konstantin Kosachev, un alto legislatore russo, ha detto questa settimana che Zelenskyj ha la possibilità di fare la storia creando la pace in Ucraina. Come comandante in capo, sarebbe facile per il presidente ucraino dare l’ordine di ridurre il conflitto, ha detto Kosachev.

Se Zelenskyj vuole davvero porre fine alla violenza e al conflitto congelato, la misura delle sue buone intenzioni dichiarate si potrà vedere in pochi giorni. Le armi rimarranno in silenzio e l’artiglieria dovrebbe allontanarsi dalla prima linea.

Una mossa del genere è, dopo tutto, un minimo rispettosa degli accordi di pace di Minsk firmati nel 2015 dal regime di Kiev e dai leader separatisti di Donetsk e Lugansk. Questo accordo è stato facilitato da Russia, Germania e Francia. Ha inquadrato il conflitto come un problema interno ucraino e ha chiesto che venisse assegnata autonomia politica alla regione del Donbass.

Successivamente, tuttavia, il regime di Kiev non ha mai attuato l’accordo, lo ha violato costantemente con offensive militari a bassa intensità, e ha continuato a dipingere la Russia come aggressore e parte del conflitto sul terreno. Questa narrazione è stata ripresa dagli Stati Uniti, che hanno alimentato la paranoia di Kiev con massicci approvvigionamenti di armi e diverse sanzioni contro Mosca per le interferenze in Ucraina.

Questa settimana, il presidente russo Vladimir Putin ha tenuto colloqui telefonici con i leader tedeschi e francesi Angela Merkel ed Emmanuel Macron alla luce della nuova amministrazione ucraina. Tutti hanno concordato sul fatto che l’Accordo di Minsk sia l’unica via per risolvere il conflitto ucraino.

Il Cremlino ha detto che Putin estenderà le sue congratulazioni al Presidente Zelenskyj una volta che raggiungerà il ripristino della pace nell’Ucraina sud-orientale e inizierà una normalizzazione delle relazioni con la Russia. Il portavoce di Putin, Dmitrij Peskov, ha detto che Zelenskyj deve rispettare l’accordo di Minsk e risolvere il conflitto nel suo paese.

Kiev, sin dalla firma di Minsk, non ha provato minimamente ad attuarlo. Questa è la ragione principale per cui il conflitto è peggiorato. La recente richiesta di Zelenskyj di ulteriori sanzioni [in inglese] occidentali contro la Russia indica che gli manca la comprensione degli obblighi di Minsk, ed è ancora bloccato nel pensiero anti-russo.

La palla ora passa al Presidente Zelenskyj. Ha promesso agli elettori ucraini la fine della guerra nel loro paese, ed è stato eletto clamorosamente su quella piattaforma. Ora deve mantenere le promesse.

Nonostante le parole positive sulla pace, il problema è che il programma politico di Zelenskyj è vistosamente poco dettagliato. I cinici potrebbero dire che faceva parte della sua strategia elettorale, che faceva affidamento sul fatto che il pubblico proiettasse il suo personaggio televisivo su Zelenskyj il politico. Nel suo discorso di inaugurazione ha detto che farà del suo meglio per assicurarsi che gli ucraini “non piangano” per la sua presidenza. Ha detto anche che è disposto a lasciare il suo incarico se non porterà la pace nel paese. È tutto molto nobile, ma dove sono i dettagli per l’attuazione di una risoluzione?

Sul lato negativo, Zelenskyj ha detto che si aspetta “territori da restituire”, compresa la Crimea. La Russia ha affermato che lo status della Crimea non è negoziabile.

Quelle visioni da Zelenskyj possono cambiare nel tempo quando capirà le realtà storiche, ma per ora tali malintesi non sono di buon auspicio per un vero accordo di pace. Queste opinioni tradiscono un pregiudizio di fondo non troppo diverso da quello di Poroshenko e dei suoi simili, che in qualche modo la Russia sia la causa dei problemi dell’Ucraina.

La realtà è che i politici ucraini hanno permesso al loro paese di diventare un giocattolo geopolitico per gli Stati Uniti, l’UE e la NATO al fine di contrastare la Russia. Ciò ha causato i problemi interni in corso in Ucraina. Il problema deve essere affrontato come un problema interno. Continuare a incolpare la Russia è una mentalità senza via d’uscita che nega la realtà. Zelenskyj può superare questa mentalità? Vedremo.

Se non può, allora il comico-presidente dell’Ucraina non sarà una questione da ridere. In effetti, si rivelerà uno scherzo malato per la nazione sotto pressione, che ha votato per lui in un disperato appello per avere soccorso, pace e vero cambiamento.

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Articolo di Finian Cunningham pubblicato il 22 maggio 2019 su Russia Today.
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.

[le note in questo formato sono del traduttore]

http://sakeritalia.it/ucraina/da-buffone-a-pacificatore-zelenskyj-deve-far-seguire-le-azioni-alle-parole-per-porre-fine-al-conflitto-in-ucraina/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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