Jean-Luc Mélenchon

Francesco Cecchini


Mentre in Francia le manifestazioni dei Gilet Gialli continuano, per il trentesimo sabato consecutivo, per reclamare cambi nelle politiche sociali ed economiche del presidente Emmanuel Macron, segni di crisi agitano La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon. Dopo lo scarso risultato alle elezioni europee, diversi militanti ed attivisti avanzano critiche.
Dopo la presa di posizione della deputata Clémentine Autain, critica della linea politica e del funzionamento interno del movimento, che ha lanciato un appello per un big bang nella sinistra, anche Charlotte Girard ex coordinatrice di La France Insoumise ha lasciato l’organinizzazione e lo ha spiegato in una lettera.

Charlotte Girard


Precedentemente, lo scorso novembre aveva rifiutato di candidarsi e già ad aprile aveva annunciato l’abbandono, non insistendo perché campagna elettorale per le europee era in corso. Nella lettera dell’8 giugno Charlotte Girard denununcia una mancanze di democrazia interna, poche persone prendono le decisioni, ed afferma che lo strumento politico LFI non è più in grado di costruire la rivoluzione dei cittadini. La mobilitazione dei giubbotti gialli, e l’incapacità di LFI movimento di farne parte, lo dimostra. LFI sarebbe troppo rivolta verso l’esercizio istituzionale del potere. Anche altri miitanti come Manon Le Bretton e Hélène Franco sono d’accordo e hanno firmato la lettera.
Dal 26 maggio, Jean-Luc Mélenchon è rimasto relativamente silenzioso, aspettando che la polvere cada, come spiega sul suo blog. Il movimento dovrà avere un’Assemblea il 23 giugno durante il quale questa crisi interna dovrebbe essere affrontata. Ma Charlotte Girard preferisce non aspettare, affermando che era stato detto che le risposte sarebbero state date dopo gli europei. Questo dovrebbe essere fatto prima, durante e dopo l’Assemblea Rappresentativa, che dovrebbe essere una vera e propria Assemblea Costituente di un nuovo corso.
Il dibattito in Francia interessa anche l’Italia dove la sinistra sta discutendo con diverse posizioni sull’insuccesso elettorale di La Sinistra, sulle prospettive e sulla situazione generale. Le domande alle quali dare risposta sono le seguenti. Perché La Nuova Sinistra non è riuscita a rispondere al bisogno di alternativa politico-sociale che pure esiste nel paese? Come unire i movimenti e le forze politiche alternative al sistema? Come dare centralità all’ambiente con un programma ecosociaista? Come combattere unitariamete contro le diseguaglianze? Come combattere la nuova destra nazionalista e reazionaria?

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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