Rapporto Inps, Tridico rimette in campo l’ipotesi della riduzione dell’orario di lavoro: “In Italia ci sono lavoratori carichi di ore di lavoro e con un reddito da primato”

L’Inps ha i conti in pareggio, ma se nel prossimo futuro la precarietà dovesse continuare con i trend attuali si pone un serio problema di stabilità generale. Pasquale Tridico questa mattina ha snocciolato una per una tutte le cifre rilevanti del suo rapporto annuale sulla previdenza. Alla fine ne è uscito un quadro senza grandi patemi d’animo ma che rimette al centro la qualità e la quantità del lavoro in Italia. Se da una parte i contratti a tempo indeterminato continuano ad alimentare le casse previdenziali, dall’altra non si può certo chiudere gli occhi su quella che Tridicio chiama “flessibilità” del mondo del lavoro. 
E ad un certo punto, nella sorpresa generale, ecco spuntare l’ipotesi di una riduzione dell’orario di lavoro tra quelle che dovrebbero servire ad affrontare questo ed altri nodi. 
Il ragionamento è semplice, e al limite del lecito per un istituto che dovrebbe occuparsi di pensioni e che invece, come sembra uscire dalla relazione, enuclea tra le sue mission sia un concetto più ampio di assistenza sociale che una lotta ad alto impatto alla povertà sociale: il lavoro in Italia è poco. Ma non solo, quel poco che c’è viene accentrato in “pochi” soggetti. Basta vedere la media delle ore settimanali lavorate per ogni addetto e ci si rende conto che viaggiamo ben oltre il limite europeo, che è di circa 40, con punte che toccano anche le 52 ore settimanali. E questo nel settore privato, principalmente costruzioni, estrattivo e tessile. Bene, se a questo aggiungiamo il costo orario di fatto che si aggira tra le 8,50 e le 9 euro l’ora, si capisce come presto saremo costreti a registrare diseguaglianze sociali così forte da mandare a quel paese la “pace sociale” così tanto perseguita dai grillini. Da qui, l’ipotesi di una riduzione dell’orario di lavoro che se da una parte non risolve il problema della congruità del reddito dall’altra redistribuisce il bene prezioso del lavoro. “Questi dati – dice Tridico – spingono verso una più ampia riflessione che abbracci la possibilità anche di una riduzione degli orari di lavoro, dal momento che il nostro Paese si colloca in Europa nel gruppo di paesi ad alta intensità di ore lavorate per anno pro capite con un numero pari a 1.700 ore circa, superiore alla media dei paesi dell’UE a 15 pari a circa 1.500 ore lavorate pro capite per anno. Questa riflessione appare ancora più urgente se si considera il più alto tasso di disoccupazione in Italia rispetto alla media di quei paesi”.
Il progetto di riduzione dell’orario di lavoro dovrebbe in qualche modo ridimensionare anche il fenomeno del working rich, messo in luce proprio dai dati Inps. Secondo Tridico , che ha analizzato gli archivi dei professionisti e dei collaboratori in gestione separata, “quasi il 50% di questa categoria di lavoratori, che guadagna cinque volte il reddito mediano annuale calcolato sul lavoro dipendente privato, proviene dai lavoratori dipendenti, il 22,2% dai professionisti, il 18,8% dai dipendenti pubblici, e il restante 9,2% dai collaboratori”.    

http://www.controlacrisi.org/notizia/Lavoro/2019/7/10/52870-rapporto-inps-tridico-rimette-in-campo-lipotesi-della/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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