Donne vittime del massacro di Curuguay


Francesco Cecchini


Curuguaty è stato un vero massacro. Ero lì e due miei fratelli sono stati uccisi , afferma Martina Paredes. “E non è stato qualcosa di spontaneo, è stato un montaggio per porre fine al governo di Fernando Lugo e criminalizzare la lotta contadina”, aggiunge Josefa Acosta. Entrambe appartengono alla Commissione delle Donne Vittime del Massacro di Curuguaty, avvenuto nel giugno 2012 in Paraguay, con 17 morti e una profonda crisi politica e dei diritti umani in quel paese. Curuguaty ha segnato una rottura nell’ordine democratico del Paraguay e, inoltre, è una delle pietre miliari di ciò che viene chiamato il “Piano Giudiziario del Condor” per porre fine ai governi progressisti in America Latina. Dopo il massacro, c’è stata una forte organizzazione di donne contadine per lottare contro l’impunità ed altro. In questi sette anni dopo il massacro queste donne hanno avuto un ruolo di primo piano nel sostenere la lotta, sia dentro che fuori Marina Kue. Hanno svolto numerose azioni di difesa e visibilità davanti alle autorità locali e nazionali. Hanno ottenuto che diverse organizzazioni supportino le loro richieste, generando risorse e alternative di sussistenza per sostenere sia il processo giudiziario prima, sia l’organizzazione della comunità, ora.
La Commissione delle donne vittime del massacro di Curuguaty fu organizzata in questo contesto e continua l’azione.La lotta non ha tempo o fine. L’importante è lottare per la libertà e la giustizia … Continueremo a ottenere giustizia per le vittime, la nostra terra e per i nostri figli “, afferma Martina Paredes della Commissione Donne Vittime del Massacro di Curuguay
Un paio di giorni fa nell’ambito dell’ Encuentro Trinacional de Defensoras Ambientales organizzato dal Fondo de Mujeres del Sur e dallala Fundación Plurales a San Lorenzo, provincia di Salta la Commissione delle Donne Vittime del Massacro di Curuguaty ha condiviso la sua storia di lotta per la giustizia.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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