Francesco Cecchini.

Jean-Luc Mélenchon.


Con una decisione senza precedenti, il sindacato della polizia dell’ Alliance Police ha protestato fuori della sede della La France Insoumise (LFI) di Jean-Luc Mélenchon. Dimenticando di essere un ente apolitico la polizia sta prendendo di mira il candidato presidenziale che ha rappresentato nelle elezioni del 2017 i lavoratori francesi. Il pretesto immediato della protesta è la critica di Mélenchon alla polizia definita “barbara” durante le proteste di martedì contro i tagli alle pensioni del presidente Emmanuel Macron.L a polizia ha aggredito violentemente i giubotti gialli che manifestavano, arrestando e ferendone molti con stordenti granate e proiettili di gomma, e ucciso Steve Maia Caniço spingendolo nel fiume Loira a Nantes durante un concerto di musica a tarda notte. Milioni di persone sono scioccate e indignate per le azioni della polizia. L’espressione di questo punto di vista da parte di un politico di spicco ha innescato immediatamente una risposta isterica nello stato, che è terrorizzato dall’aumento della rabbia sociale e della lotta di classe. Il ministro degli interni Christophe Castaner ha effettivamente dato il via libera alla protesta della polizia dell’Alleanza contro Mélenchon su Twitter. Ha affermato che le osservazioni di Mélenchon erano “Un insulto inaccettabile per le nostre forze di sicurezza che si mobilitano, giorno dopo giorno, per proteggere il popolo francese, rischiando la vita. Jean-Luc Mélenchon deve loro rispetto, e ora deve loro delle scuse.
Dopo l’attacco di Castaner a Mélenchon via Twitter, l’intero apparato della burocrazia sindacale di polizia francese è stato messo in moto per colpire Mélenchon
Mélenchon deve essere difeso dall’attacco isterico lanciato contro di lui dal governo Macron e dall’apparato di polizia. Ciò che è in gioco è la libertà non solo di Mélenchon, ma dell’intera classe lavoratrice di esprimere la sua opposizione alle repressioni della polizia e, più in generale, alla disuguaglianza sociale e al governo poliziesco di Macron. In Francia, la repressione dei “giubbotti gialli” e ora l’attacco a Mélenchon testimoniano la straordinaria concentrazione di potere nelle mani della polizia. Ata emergendo un quadro giuridico in cui ogni tentativo di autodifesa contro la polizia comporta il pericolo di enormi sanzioni legali.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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