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Angelo D’Orsi

Scene della catastrofe italiana. Domenica è caduto un pezzo di viadotto dell’autostrada Savona-Torino, seguito da una frana sulla statale che collega le due città; in serata una voragine si apre nell’Asti-Torino; le mareggiate in Liguria si sono mangiate buona parte delle spiagge; l‘acqua alta a Venezia non è ancora del tutto defluita (leggi anche Per Venezia, ndr); a Torino il Po sta salendo rapidamente, tenendo sul chi vive la città; in molte città la Protezione civile ha emanato l’allerta rossa.

Strade chiuse, scuole chiuse, talvolta anche i pubblici esercizi. Le ferrovie a mal partito, con decine di treni cancellati o con ritardi superiori alle due ore. La vita istituzionale ed economica e civile di ampie zone della Penisola semiparalizzata.

Ma la classe politica, pronta a impegnarsi (malissimo) sulle “emergenze” fatica a trovare il bandolo della matassa, e magari forte del dibattito sul “climate change“, preferisce ripetere il mantra degli “eventi estremi”E intanto, persevera nelle scelte scellerate: il TAV, il MOSE, il TAP, il MUOS e via seguitando, in una congerie di “grandi opere” non soltanto inutili e dispendiose, ma come spiegano i veri esperti in relazione a Venezia, circa il gigante MOSE, si tratta di opere dannose. E si tratta, inoltre, di opere che producono profitti (spesso illeciti, sulla base di tangenti) per pochi, e nessun beneficio reale per la collettività. La quale invece avrebbe bisogno non di poche mastodontiche creazioni, ma di una miriade di piccole opere: pulire i greti di fiumi e torrenti, ma anche il sottobosco, rimboscare montagne e colline (piantando alberi), fermare l’abusivismo (anche procedendo con demolizioni forzate), investire nella rete ferroviaria locale e non (solo) nell’Alta Velocità, riparare migliaia di chilometri di strade, specialmente quelle provinciali, studiare seriamente l’assetto idrogeologico del Paese, monitorare in modo rigoroso ponti e viadotti, e via seguitando.

Questo è un problema che ci troviamo dinnanzi da decenni, ma ora il cambio climatico ha reso attuale l’impensabile, ha trasformato l’eccezione in regola, e ha fatto diventare “normali” quelli che prima erano gli “eventi estremi”. La natura, violentata, oltraggiata, sfruttata in modo dissennato dagli umani si sta rivoltando contro di loro: contro i palazzinari, contro i politici corrotti, contro le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico e lo stoccaggio di rifiuti tossici altamente inquinanti, contro una larga parte del popolo italiano che con l’abusivismo è andato a nozze. La casetta poi condonata, la sopraelevazione poi condonata, la casipola di canne sulla spiaggia divenuta nascostamente, anno dopo anno, un edificio gigantesco, poi condonato…; e così via.

Ci si sta abituando a convivere con la catastrofe, senza rendercene conto, e senza comprendere che questa “normalità” sarà di anno in anno più intensa, più gravida di danni, più foriera di distruzioni e morte.

Se non si cambia radicalmente strada il conto lo pagheremo tutti. Senza dimenticare che abbiamo a che fare con un ceto politico fatto di incompetenti, impreparati e quasi sempre delinquenti. E che loro sono i primi responsabili di scelte assurde, di indirizzi sbagliati, di errori e orrori. Rivoluzione cercasi…

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Storico, docente in diverse università, Angelo D’Orsi è autore di numerosi articoli e libri e ha fondato alcune collane editoriali. Collabora con riviste tra cui Micromega e il manifesto.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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