Perchè sa che il “popolo di sinistra”, o meglio quello che è diventato negli ultimi 30 anni, lo voterà comunque “per battere la destra”.

Ed è quello che accadrà nonostante sia evidente che in Emilia Romagna si fronteggiano due destre. Il renziano #Bonaccini candida imprenditori diventati celebri per licenziamenti antisindacali, l’ex-craxiano berlusconiano Cazzola sostenitore sfegatato della Legge Fornero e dell’abrogazione dell’articolo 18 e altri campioni. Tanto alla fine tutto si ridurrà a una frase: “ma vuoi far vincere Salvini?”
L’idea che gli antifascisti e antirazzisti di sinistra debbano far quadrato intorno a un Pd che si ostina a non cambiare produrrà altri guai. Sono trenta anni che questa logica ha distrutto la sinistra italiana. Anzi ha fatto peggio: tutte le cose che la destra non è riuscita a fare si sono concretizzate con “la sinistra” al governo.
È vero che l’Emilia Romagna è una regione con grandi tradizioni di buona amministrazione, solidarietà sociale, cultura democratica. È sicuramente la Regione con standard di buon governo più alti d’Italia. Ma questa è l’eredità di comunisti e socialisti del Novecento.
Quelli come #Bonacini non sono proprio quelli che quella eredità stanno smontando da anni?
L’Emilia Romagna era celebre per l’ efficienza dei suoi comuni e delle aziende municipali. È diventata da anni il laboratorio della loro trasformazione in spa, delle privatizzazioni, delle esternalizzazioni. Persino la privatizzazione dei cimiteri è stata inventata in Emilia – Romagna.
Era una regione con una tradizione urbanistica democratica che aveva attirato l’attenzione del mondo (cito solo il piano per il centro storico di Bologna di Cervellati) e ora è una regione con una legge urbanistica regionale iperliberista che ha indignato tutti gli urbanisti e gli ambientalisti.
Era la regione in cui lavoratrici e lavoratori sono stati protagonisti di un’epopea di lotte e di organizzazione solidale per due secoli che ora è piena di precari ipersfruttati in pseudo-cooperative e la “sinistra” candida gli sfruttatori che contrastano la sindacalizzazione. La mutazione è tale che dall’Emilia Romagna è arrivato un ex-dirigente della potentissima Coop divenuto ministro a regalarci il Jobs Act.
Era la regione solidale con il meridione e si è alleata con Veneto e Lombardia nel rivendicare l’autonomia differenziata.
Non sono Salvini e Bergonzoni a picconare l’eredità dell’Emilia Romagna rossa. A quella ci ha pensato da sola la “sinistra”.

Ringrazio quindi Stefano Lugli e le compagne e i compagni della lista L’Altra Emilia-Romagna per quello che stanno facendo.

Chiunque vinca ci sarà bisogno di un’opposizione di #sinistra e #ambientalista, dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori.

P.S.: Dispiace che ancora una volta gli opposti vizi della sinistra-sinistra abbiamo impedito la nascita di una proposta più larga, tra chi puntualmente non resiste alle sirene del Pd e chi deve a tutti i costi farsi la propria lista anche se sa che non riuscirà nemmeno a presentarla in tutti i collegi.

Maurizio Acerbo pagina FB

Su liste segnalo articolo dal manifesto:
https://ilmanifesto.it/emilia-liste-pigliatutto-per-un-match-allultimo-voto/?fbclid=IwAR3vZSs4-8ooNw-WcAfley_5JJf_UKAywl2ZQxD3IpQ27Aw5QgMxiKVOcjA

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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