Bandiere rosse
Francesco Cecchini
BREVI CONSIDERAZIONI.
Alle elezioni regionali dell’Emilia Romagna la sinistra si è presentata divisa, Partito Comunista, Potere al Popolo, Altra Emilia -Romagna, ed il risultato è stato negativo. Tutte e tre le liste sono arrivate all’1%, nonostante programmi di uguaglianza e di giustizia sociale. La vicenda rende necessaria la riflessione critica sulle ragioni di questa situazione.
Innanzitutto è assurdo presentarsi divisi, la frantumazione non aiuta, anzi. La frantumazione politica è la cronaca annunciata di un disastro politico, come è avvenuto.
La realtà è, però, migliore di quanto emerge dai risultati elettorali; vi sono migliaia di compagni impegnati in pratiche politiche,dai bisogni abitativi, allo sfruttamento sul lavoro, alle questioni ambientali, ecc., che sono estranei alle sfide elettorali e nemmeno vengono coinvolti.
Il bisogno, quindi, è quello di costruire degli spazi comuni che consentano di accumulare di forza per combattere il sistema anche nelle elezioni
Le prossime elezioni regionali in Veneto saranno un momento di verifica se sarà possibile superare il disastro avvenuto in Emilia Romagna.
Sabato 21 dicembre 2019 il Partito della Rifondazione Comunista ha lanciato a Padova, in unassemblea regionale nella sala Nilde Iotti la proposta politica per le prossime elezioni regionali in Veneto. Naturalmente la proposta è adattata alle condizioni specifiche del Veneto: no alla Pedemontana, al MOSE, alla privatizzazione della Sanità e così via. Se verranno coinvolti attiviste e attiviste di vertenze ambientali No Pfas, No Tav, No Pedemontana, No Grandi navi in laguna, No Olimpiadi a Cortina, delegate e delegati nei luoghi di lavoro, attiviste e attivisti dei Comitati di inquilini contro la legge regionale su edilizia residenziale pubblica e se vi sarà unità e non divisione, il risultato potrà diverso, positivo, da quello ottenuto in Emilia e Romagna