di Diem25

Il 30 gennaio 2019, già un anno fa, il Consiglio d’Europa, attraverso il suo Commissario per i Diritti Umani, ha manifestato “preoccupazioni molto serie” riguardo alla gravità delle lesioni causate dalle forze di polizia francesi ai Gilets Jaunes (i Gilet Gialli). Successivamente, nel febbraio del 2019, il Parlamento Europeo e l’ONU hanno fortemente condannato l’uso sproporzionato della violenza poliziesca in Francia.

Che dire, circa un anno dopo, nel cinquantunesimo giorno di proteste che hanno coinvolto membri di quasi tutte le professioni (infermiere, elettricisti avvocati, medici, insegnanti, docenti e ricercatori universitari, portuali, operatori della nettezza urbana, lavoratori del gas, guidatori di treni, guidatori della metropolitana, radiologi, postini, ispettori del lavoro, eccetera) contro le misure neoliberiste del governo di Emmanuel Macron?

Un anno dopo il quadro è spaventoso, a fortiori in una democrazia.

  • Tre morti: una donna anziana colpita alla sua finestra da una granata; un giovane spinto nella Loira e non salvato dall’annegamento dalle forze di polizia presenti, che hanno esse stesse celato il fatto per settimane; e un uomo inchiodato a terra, la cui laringe è stata spezzata ed è morto soffocato durante un controllo dell’identità non più di dieci giorni fa, mentre questo metodo di arresto è vietato a Los Angeles, New York e nell’intera Europa);
  • Trenta persone sono rimaste accecate dopo essere state colpite da “granate stordenti”;
  • Le mani di cinque dimostranti sono state lacerate da granate esplosive;
  • 318 gravi ferite alla testa sono state subite da dimostranti;
  • Un numero stimato in 6.000 persone è rimasto ferito.

Negli ultimi due anni il ministero degli affari interni ordina, circa ogni sei mesi, circa 40.000 granate che possono essere sparate a 472 chilometri l’ora (armi da guerra di categoria A2), migliaia di lanciagranate stordenti a colpo singolo e semiautomatiche (vietate in tutti i paesi democratici e tuttavia in Francia ne sono state sparate 13.000 solo nel 2019), lancia lacrimogeni e, più recentemente, 25 milioni di pallottole per fucili d’assalto.

A Parigi sono impiegati veicoli blindati, mentre centinaia di motociclisti della polizia, ciascuno con un guidatore e un passeggero munito di bastone, sono utilizzati ogni settimana per “accompagnare” i dimostranti, mentre in realtà lo scopo è di aggredire le persone.

La Francia è in guerra. No! In guerra contro i suoi cittadini è il governo Macron

Peggio ancora, negli ultimi dodici mesi la politica del ministero degli affari interni è enormemente cambiata. Dal 1968 i prefetti di polizia sono stati istruiti a evitare contatti diretti con i dimostranti e lesioni agli stessi. Difendersi ma non attaccare (“colpire un dimostrante a terra è colpire te stesso”). La dispersione era condotta a distanza.

L’anno scorso il contatto diretto e la repressione fisica sono stati incoraggiati, applicati da forze di polizia che si autocontrollano, spinte al limite a causa di mancanza di permessi e di straordinari. Ogni giorno mostra una nuova acutizzazione della violenza. Per legge, la polizia e la gendarmeria hanno il monopolio legale della violenza; a condizione che la violenza sia: (a) debitamente autorizzata dalla gerarchia, (b) giustificata oggettivamente, (c) proporzionata al pericolo e (d) di natura difensiva.

L’anno scorso la violenza è stata applicata fuori da questi parametri, cioè illegalmente. E’ stata applicata in un modo sistematicamente ed enormemente sproporzionato e aggressivo in manifestazioni come denunciato da organizzazioni internazionali. Dove il primato della legge è deriso, la democrazia scompare.

Sono anche ideati e utilizzati nuovi metodi contro il pubblico durante manifestazioni e scioperi: ad esempio l’uso di droni, di attrezzature video sofisticate e di agenti di polizia sotto copertura che infiltrano gruppi di dimostranti a volte persino travestiti da “black bloc”.

Sono ora diventati comuni arresti preventivi di persone, ad esempio, con più di un Gilet Giallo nella loro auto. Perquisizioni senza giusta causa sono eventi quotidiani. Umiliazioni, insulti e provocazioni da parte della polizia, come testimoniato da membri francesi di DIEM25, sono all’ordine del giorno.

Sono entrate in vigore nuove leggi che consentono l’interdizione di persone da vaste aree geografiche e per lunghi periodi al fine di evitare dimostrazioni. E’ stato lanciato il nuovo reato di indossare passamontagna durante dimostrazioni, punibile con il carcere fino a un anno e ammende fino a 15.000 euro. Nel frattempo la stessa polizia ha ordinato 80.000 passamontagna per i propri agenti al fine di non farli riconoscere dai dimostranti (presumibilmente anche per proteggere l’identità di poliziotti che praticano violenze indebite contro membri del pubblico).

E’ stato messo in atto un sistema concreto indegno di qualsiasi democrazia. Benvenuti nella “terra dei diritti umani” come una volta Macron ha definito la Francia!

Richieste di dimissioni del ministro dell’interno e del governo si sono moltiplicate durante l’anno scorso, provenendo da politici, cittadini comuni, oftalmologi, organizzazioni per i diritti umani. Ma il governo sta invece aumentando la repressione, anche contro bambini, disabili e anziani. Le forze di polizia sono incoraggiate dalla loro gerarchia a presentare denunce contro manifestanti in un tentativo di intimidirli.

Il caso tristemente noto di una signora disabile sulla sedia a rotelle a Tolosa, accusata dalla polizia di aver attaccato i suoi agenti durante una manifestazione mostra quanto ridicolmente in là si sia spinta la situazione. L’autorità responsabile di indagare le violenze e i crimini delle forze francesi di polizia contro i cittadini (la IGPN) fa parte del ministero degli affari interni. Non sorprendentemente la IGPN non ha mai scoperto prove sufficienti di azioni illegali di qualsiasi forza di polizia contro i cittadini.

Per fortuna, sempre più persone filmano le azioni delle forze di polizia in tutta la Francia e le pubblicano sulle reti sociali. In questo modo contribuiscono a combattere questa strategia. In conseguenza, certi parlamentari del LREM, il partito politico di Macron, stanno ora chiedendo una legge che vieti di filmare le forze di polizia in azione, un reato che sarebbe punibile con un’ammenda di 15.000 euro.

Lo scopo della strategia del governo consiste nell’intimidire i cittadini del manifestare. Le immagini di Gilet Gialli accecati, sia giovani sia anziani, con teste sanguinanti hanno prodotto l’effetto desiderato e molti sono ormai troppo impauriti per partecipare a manifestazioni o per permettere che membri della famiglia scendano in strada.

Non avendo familiarità con l’esercizio del potere ed evidentemente ignaro della determinazione della popolazione francese, Macron ha fallito nella sua strategia.

Il popolo francese ha cominciato a adottare altre forme di protesta: ballerina dell’Opéra di Parigi hanno manifestato la loro rabbia danzando sulle scale esterne della sala dell’opera; il coro e l’orchestra sinfonica della radio statale hanno improvvisamente cominciato a eseguire il “Coro degli schiavi” del Nabucco durante gli auguri di capodanno dei loro datori di lavoro; avvocati in protesta hanno gettato le loro toghe nere ai piedi del ministro della giustizia e hanno persino cominciato a eseguire in pubblico un hakka in stile neozelandese; insegnanti hanno costruito muri di libri scolastici bloccando l’ingresso degli uffici di parlamentari locali del LREM; e ieri sera cittadini di città e grandi paesi francesi hanno organizzato processioni a lume di fiaccole per rendere impossibile alle forze di polizia identificare contro chi e dove sparare.

Sotto pressione, messo all’angolo e preoccupato per la sua reputazione nell’imminenza di Davos, Macron ha recentemente indicato che la strategia applicata attualmente dalla polizia deve essere modificata dal ministro degli affari interni. Adeguandosi, il ministro ha immediatamente scaricato la colpa sui prefetti di polizia (in particolare sullo zelante prefetto di Parigi, egli stesso nominato da quello stesso ministro degli affari interni dopo che il suo predecessore si era rifiutato di usare lanciagranate stordenti).

Questo avrà conseguenze sulla nostra vita quotidiana?

La democrazia è fragile. Noi, DIEM25, invitiamo gli europei a schierarsi in solidarietà con tutti i cittadini che manifestano per i propri diritti. Dovunque nel mondo. A volte può essere più vicino a casa di quanto i nostri compagni europei possano rendersi conto!

da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/police-violence-on-the-rise-in-france/

Originale: Diem25

Traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2020 ZNET Italy

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy