Zurigo, 4 giugno 


Cara Nadja,

che gioia è stata ricevere la tua lettera. Anche Helga e Franziska ti ringraziano per i tuoi saluti.
Lo so che tu e Vladimir dovevate partire, so quanto sia importante per la rivoluzione che adesso voi siate a lì, a Pietroburgo, ma qui a Zurigo mi manca una sorella.Con i compagni cerchiamo di sapere cosa sta succedendo in Russia. Come sai, le notizie arrivano a fatica e non sai mai come vengono raccontate. Vladimir ha dei nemici anche qui a Zurigo, che vorrebbero che la rivoluzione fallisse, che lui fallisse. Ma so che ce la farete. Insieme. E sono sicura che anche tu e Vladimir riuscirete a risolvere i vostri problemi. Immagino sia stato difficile il viaggio con lei. Ma ce la farai. Tu sei più forte.Ho tante cose da raccontarti. Il signor Titus ha dato a Giulio e a me la vostra camera: è più grande e così ci siamo sistemati meglio. Ti sto scrivendo dalla scrivania su cui lavorava Vladimir. In quella che era la nostra camera adesso ci vive un austriaco. Si chiama Stefan, fa lo scrittore. È ricco, o almeno la sua famiglia lo è, non ha neppure quarant’anni ed è già stato in America e in India e ha girato per tutta l’Europa. Credo si potrebbe permettere una sistemazione migliore di questa, ma gli piace questa vita da bohemienne, come dicono in Francia. Non è un compagno, ma è assolutamente contro la guerra. La considera una barbarie. Giulio gli vuole chiedere un qualche articolo contro i padroni che hanno voluto questa guerra. E contro i socialisti che si sono accodati. Pensa possa essere coinvolto in qualche modo nelle nostre attività.La cosa più importante che voglio raccontarti però è un’altra. Siamo riusciti a far partire la scuola per le donne. E, come avevi proposto tu, mentre le mamme seguono le lezioni, teniamo occupati i loro figli, li facciamo leggere, giocare, disegnare. Io seguo i bambini. Mi piace tanto, lo sai. Adesso sono già quindici le donne che seguono le lezioni, sono tutte mamme e senza l’asilo non riuscirebbero proprio a farlo. È molto difficile la situazione di queste donne, di giorno in fabbrica o nelle botteghe, di sera a cucinare, a lavare, a sistemare la casa. A volte i compagni sono i mariti peggiori: abbiamo ancora tanto da fare, da lottare. Praticamente nessuno di quei bambini va a scuola, qualcuno dei più grandi già lavora, e così sto insegnando anche a loro a leggere, stanno imparando insieme alle loro madri. È molto bello questo lavoro. Sento che sto facendo la cosa giusta.Da un paio di settimane mi viene ad aiutare un compagno tedesco, si chiama Hans Richter. Anche lui è arrivato qui a Zurigo per non combattere per il suo paese e poi è amico di molti artisti che si esibiscono al Cabaret Voltaire. È un pittore, gli piace giocare con i colori. I suoi quadri sono strani, moderni, lui li chiama astratti, ma davvero sono pieni di colore. È bravo con i bambini, si divertono con lui. Stimola la loro fantasia, gli bastano pochi fogli di carta colorata. Anche tu ci hai spiegato quanto sia importante il gioco. Hans sogna di fare dei film. Adesso disegna le sue storie su dei rotoli di carta e man mano che li muove sembra che i personaggi si animino. Dice che in Cina fanno così. E un giorno mi porterà al cinema a vedere un suo film.Un paio di volte, dopo la scuola, mi ha accompagnato agli spettacoli del Cabaret Voltaire. Così finalmente ho potuto conoscere Emmy Hennings. Mi chiamano la “ragazza della corda”. Hans mi ha chiesto di posare per lui per un ritratto. È stato divertente. Non è proprio quello che mi aspettavo, non sono sicura di essere proprio io quella del quadro, ma è decisamente molto colorato. Lui dice che mi vede così. Hans mi piace e credo di piacergli anch’io. Vedremo cosa succederà. Non voglio farmi distrarre troppo. Speriamo che questa guerra finisca resto. Così potremo fare la rivoluzione. Quelle donne ne hanno bisogno.
Ti abbraccio, aspettando la tua prossima lettera.
Tua “sorella” Adelaide

continua… 

per chi se le ha perse, ecco la “prima“, la “seconda” e la “terza” puntata…

se avete tempo e voglia, qui trovate quello che scrivo…

Di Luca Billi

Luca Billi, nato nel 1970 e felicemente sposato con Zaira. Dipendente pubblico orgoglioso di esserlo. Di sinistra da sempre (e per sempre), una vita fa è stato anche funzionario di partito. Comunista, perché questa parola ha ancora un senso. Emiliano (tra Granarolo e Salsomaggiore) e quindi "strano, chiuso, anarchico, verdiano", brutta razza insomma. Con una passione per la filosofia e la cultura della Grecia classica. Inguaribilmente pessimista. Da qualche tempo tiene il blog "i pensieri di Protagora" e si è imbarcato nell'avventura di scrivere un dizionario...

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