Tutto pronto negli USA per la tornata elettorale del Super Tuesday

Ci siamo. Nel momento in cui questo articolo sarà uscito, in Italia sarà già super martedì. Per ragioni di fuso orario, negli Stati Uniti mancheranno ancora alcune ore all’apertura dei seggi per il Super Tuesday delle primarie, ma saranno già in corso interminabili maratone elettorali in tv e alla radio dalla sera precedente. In un Paese che vive le sue elezioni presidenziali come una gara sportiva, ciò è inevitabile. La retorica che sta dietro alle elezioni USA è stucchevole e ripetitiva; come ogni cosa in America anche il voto viene enormemente spettacolarizzato. Le implicazioni legate a chi guiderà la principale potenza mondiale, però, sono imprescindibili, vale dunque sempre la pena di seguire da vicino le primarie statunitensi.

Il Super Tuesday

Con tale dicitura intendiamo uno dei principali, se non IL principale, appuntamento elettorale nel corso delle primarie statunitensi. In linea teorica, sia democratici sia repubblicani svolgono le primarie, ma Donald Trump non ha avversari – ne aveva un paio, ma Bill Weld, non ritiratosi dopo che The Donald ha trionfato con oltre il 90% di preferenze in Iowa, al primo appuntamento delle primarie, lo farà probabilmente mercoledì, quando la nomination di Trump sarà pressoché assicurata – e, dunque, per questo 2020 ormai con la parola primarie intendiamo esclusivamente quelle relative al partito Democratico.

Vi saranno altri super martedì, tra ora e giugno, mese nel quale la tornata elettorale del Distretto della Columbia metterà la parola fine alle primarie 2020, questo è però fondamentale poiché è il primo e perché chiama alle urne moltissimi elettori. oggi vedremo schierarsi numerosi Stati, tra cui i due più popolosi del Paese, Texas e California. E’ fondamentale aggiudicarsi almeno uno dei due per essere un candidato credibile. Il trionfo dello stesso candidato in entrambi, potrebbe indicarci un chiaro favorito alla nomination dem. Ricordiamo che gli Stati assegnano delegati in base alla loro popolazione; più un distretto è abitato, maggiori candidati assegna alla convention. In campo democratico servono almeno 1885 delegati per avere la matematica certezza dell’investitura; oltre 1300 di questi delegati sono in palio oggi. Le circoscrizioni in cui si vota sono ben 15: Alabama, Samoa Americana, Arkansas, California, Colorado, Maine, Massachusetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Tennessee, Texas, Utah, Vermont, Virginia.

Previsioni e ritiri

La cronaca del Super Tuesday inizia però prima che si cominci a votare. O meglio, prima che si cominci a votare nei seggi. Come da tradizione americana, infatti, milioni di elettori si sono già espressi, via posta, tramite la procedura, perfettamente legale, del voto anticipato. Prima che i seggi siano aperti, comunque, la principale sorpresa di questo inizio di primarie, Pete Buttigieg, vincitore in Iowa e secondo classificato in New Hampshire, ha deciso di ritirarsi dalla corsa. Le sue ultime performance, va detto, erano state piuttosto imbarazzanti, dal momento che tanto in Nevada quanto in South Carolina, si era piazzato molto male. I moderati sembrerebbero ormai appoggiare in massa Joe Biden, dunque per mayor Pete sarebbe stato molto difficile trovare del consenso. Da oggi, ricordiamo, scenderà in pista anche Mike Bloomberg, ex sindaco di New York, anch’egli aspira ad essere il candidato dei moderati, dunque il centrosinistra appare sempre più affollato. Probabilmente, anche Amy Klobuchar si ritirerà dalla gara nei prossimi giorni, soprattutto se non dovesse vincere in Minnesota, lo Stato di cui è senatrice. In cattive acque naviga anche Elizabeth Warren, progressista che insiste su posizioni vicine a quelle di Bernie Sanders, ma è ben meno trascinante del senatore del Vermont.

I sondaggi, come al solito suscettibili d’errore, danno Sanders come deciso favorito, attestato della probabile vittoria in molte circoscrizioni e di un secondo posto ovunque Biden o Bloomberg risultino favoriti. Nella gara c’è ancora anche Tulsi Gabbard, ma è davvero molto attardata rispetto agli avversari, e il super martedì potrebbe essere il capolinea anche per la sua campagna.

Un’aspra sfida

Sanders e Biden se le sono date di santa ragione, come si suol dire, nei pochi giorni tra il voto in South Carolina e quello del super martedì. Ciò era ben prevedibile, essendo entrambi ampiamente spaventati dall’altro. Si tratta dei due candidati più forti, in fin dei conti. Bloomberg potrebbe riaprire tutto, ma le sue prestazioni nei dibattiti recenti sono apparse poco brillanti e molti vedono la sua candidatura più come il capriccio di un miliardario annoiato che come una speranza per il Paese. Nella bagarre democratica è entrato di prepotenza, al suo solito tramite Twitter, anche Trump, approfittando del ritiro di Buttigieg per attaccare sia Sanders sia Biden, dando un colpo al cerchio e uno alla botte. Ciò significa che anch’egli è un pò spaventato dai due frontrunner del partito avversario.

Ci aspettiamo risposte a svariate domande martedì. I candidati in corsa alle primarie dem sono ancora numerosi, e così facendo si rischia di disperdere voti. Probabilmente il parco di candidati si restringerà al termine del Super Tuesday. Vedremo chi uscirà rafforzato e chi indebolito e saremo qui a parlarne, poco dopo l’acquisizione dei risultati.

Di Mattia Mezzetti

Mattia Mezzetti. Nato nel 1991 a Fano, scrive per capire e far capire cosa avviene nel mondo. Crede che l’attualità vada letta con un punto di vista oggettivo, estraneo alle logiche partitiche o di categoria che stanno avvelenando la società di oggi. Convinto che l’unica informazione valida sia un’informazione libera, ha aperto un blog per diffonderla chiamato semplicemente Il Blog: http://ilblogmm.blogspot.it.

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