Capitano Jair Messias Bolsonaro, ieri


Francesco Cecchini


Il Brasile è il paese del Sud America con il maggior numero di morti e infezioni per la pandemia del Covid-19. Il tasso di mortalità per Covid-19 in Brasile è attualmente del 7% di quelli infetti, alto quindi. Il bilancio dei morti per coronavirus in Brasile in questi giorni ha superato il numero finora registrato in Cina. Quasi 500 morti nelle ultime 24 ore, il numero finora più alto in un solo giorno. Con oltre 5.100 morti e più di 74 mila casi confermati, numeri entrambi in aumento, il Brasile è uno dei principali punti caldi della pandemia. E gli specialisti temono che i dati sottovalutino ampiamente la portata reale della crisi, poiché il Brasile ha uno dei tassi di test più bassi al mondo. L’ultimo studio dell’Imperial College di Londra pone il Brasile – insieme agli Stati Uniti come il focolaio più serio del mondo a causa dell’andamento delle morti e prevede che entro breve il bilancio delle vittime potrebbe raggiungere i 10.000
La situazione è disastrosa a cominciare dalle favelas delle grandi metropoli popolate da decine di milioni di persone. A questo si aggiungono le aree amazzoniche. In entrambe il sistema sanitario non è mai esistito o se esisteva è ora saltato. A Manaus, capitale dell’Amazzonia brasiliana, il coronavirus oltre un precario sistema sanitario e ha fatto crollare anche il sistema funerario. I morti vengono sepelliti ora in fosse comuni.

Fossa comune a Manaus


In Brasile il coronavirus ha contagiato anche il cervello del presidente, capitano Jair Messias Blosonaro. Probabilmente anche da prima dello scoppio della pandemia capitano Jair Messias Blosonaro aveva il virus. Verso fine marzo ha definito il coronavirus una gripezinha, piccola influenza. Anche di fronte alla diffusione del coronavirus e della strage che sta provocando Jair Messias Blosonaro non ha cambiato idea, anzi si supera ogni giorno disprezzando la drammacità della situazione.
Mentre il nuovo ministro della Salute, Nelson Teich, è stato costretto ad ammettere che la situazione sta peggiorando, Bolsonaro ha risposto in una recente intervista ad una giornalista che gli chiedeva un commento sullimpennata di decessi e contagi ha affermato. “E io? Mi dispiace. Cosa volete che faccia? Sono Messia, ma non faccio miracoli “, giocando con il suo secondo nome.
Governatori di vari stati del Paese hanno varato restrizioni per controllare la pandemia di coronavirus e sono stati tacciati da Bolsonaro, in un discorso trasmesso alla televisione, di isterismo. Dopo una frase simile governatori come quelli di São Paulo, di Rio ed altri hanno aumentato l’ inimicizia nei suoi confronti.
La sua credibilità è in netto calo, il suo disinteresse per i morti da coronavirus ha portato il 45% della popolazione a volerlo rimuovere. All’inizio di aprile erano di questo parere il 37% della popolazione.
Nella sua visita a Porto Alegre dello scorso 30 aprile è stato accolto dalla folla con urla e colpi di pentole.
Cresce anche l’ opposizione politica a capitano Jair Messias Bolsonaro. L ‘ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva dichiarato: “La mancanza di rispetto di Bolsonaro per le vittime del coronavirus e delle loro famiglie è grave. Non si occupa della pandemia, delle persone, delle condizioni sociali ed conomiche. Va richiesto con forza un cambio di governo.” Juliano Medeiros segretario del PSOL, Partido Socialismo e Liberdade, un partito di sinistra che sta crescendo, considerando che Bolsonaro è un pericolo per la salute dei brasiliani lo ha denunciato alla Corte Suprema Federale per violazione delle decisioni delle autorità sanitarie e ha chiesto all’Organizzazione Mondiale della Sanità di prendere posizione sull’atteggiamento del governo.
Di fronte a questa situazione anche la destra brasiliana sta pensando che sarebbe più conveniente la sostituzione come presidente di Capitano Jair Messias Bolsonaro con Sergio Moro, che si è dimesso dopo l esonero del direttore della polizia federale, uomo di sua fiducia, Subito dopo le sue dimissioni , in diverse città del Brasile molti sono scesi in piazza per protestare contro il presidente: da San Paolo, Rio de Janeiro, a Fortaleza, Recife e Belo Horizonte sono iniziate le palelacos, manifestazioni sonore con luso di pentole. Fora Bolsonaro! (fuori Bolsonaro), è stato il grido dei manifestanti.
Una recente accusa rivolta a Jair Messias Bolsonaro è contenuta in una nota firmata da 19 organizzazioni di Chiese cristiane, tra cui la Commissione brasiliana Giustizia e Pace, il Consiglio nazionale del laicato del Brasile, il Consiglio nazionale delle Chiese cristiane del Brasile e realtà similari a livello dei singoli Stati. La nota afferma, tra l’ altro, che Bolsonaro agisce in costante opposizione alle azioni di governatori e sindaci, dà esempi incoerenti rispetto alla quarantena e ha messo il veto alla legge approvata dal Congresso, che garantisce aiuti di emergenza ai bisognosi. Stiamo vivendo una crisi senza precedenti. I problemi evidenziati dai firmatari della nota sono i seguenti. La velocità della pandemia sta aumentando in Brasile e scienziati, medici e specialisti annunciano migliaia di morti nei prossimi giorni. Insieme alla pandemia, la crisi socio-economica si approfondisce. La disoccupazione e la fame, che erano già presenti nella vita di gran parte della popolazione brasiliana, stanno peggiorando in modo allarmante. I meccanismi di gestione delle crisi sono ancora insufficienti per la popolazione. La priorità del Governo federale sono stati i banchieri e i grandi uomini daffari.

Capitano Jair Messias Bolsonaro, oggi


Capitano Jair Messias Bolsonaro ha sempre affermato che non crede nella democrazia per cambiare la società. Inoltre ha detto che l’errore della dittatura militare è stato quello di torturare e di non uccidere, “avrebbe dovuto uccidere 30.000”.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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