Arundhati Roy

Francesco Cecchini

“L’India si sta sollevando . Questo governo è esposto e screditato. Questo è un giorno in cui l’amore e la solidarietà affrontano il bigottismo e il facismo. Tutti si sono uniti per protestare contro questa legge incostituzionale. Siamo Dalit, Musulmani, Indù, Cristiani, Sikh, Adivasi, Marxisti, Ambedkariti, agricoltori, operai, accademici, scrittori, poeti, pittori e soprattutto studenti che sono il futuro di questo paese. Questa volta non ci fermeranno. ”                                                         

Arundhati Roy, il 19 dicembre 2019, in occasione delle proteste contro la Legge sulla Cittadinanza (Citizenship Amendment Act) voluta da Narendra Modi.

Arundhati Roy è una ribelle con molte cause, che usa la parola scritta, e anche parlata, per informare e colpire. Leggere Arundhati Roy è importante per capire l’ universo India, una realtà complessa di molti pianeti e contraddizioni. Il Kashmir, che non è né India, né Pakistan, ma Kashmir. Mahatma Gandhi che giustificava le caste e Bhimrao Ramji Ambedkar, uno dei padri della costituzione indiana, che le combatteva, oltre che battersi per la liberazione delle donne. I naxaliti presenti nel corridoio rosso che attraversa l’India orientale, Chhattisgarh, Odisha, Jharkhand, Bihar e Andhra Pradesh, ma non sono capaci di passare dalle campagne alle città. I quattro partiti comunisti indiani, CPI, CPI maoista, CPI M marxista (al governo in Kerala), CPI ML marxista-leninista. Narendra Modi il fascioinduista, che sta dominando e distruggendo l’ India. La crisi migratoria in India, un’emergenza umanitaria. E altro ancora.

In Italia il settimanale L’ Internazionale ospita interventi di Arundati Roy, i recenti “L’ altra pandemia”, “Il distanziamento degli intoccabili” e “Nella giungla con i maoisti”, dove denuncia l’ escalation nella repressione militare del movimento maoista naxalita. I naxaliti che incontra la salutano così: “Lal salaam kaamraid”, “Saluto rosso, compagna”, al quale risponde: “Lal salaam”, ” Saluto rosso”.

Arundhati Roy con i guerriglieri maoisti

L’ anno scorso l’ editore Guanda, che ha pubblicato i due romanzi di Arundhati Roy, Il dio delle piccole cose,  Il ministero della suprema felicità e  altri suoi libri, ha raccolto in un volume, “Il mio cuore sedizioso” di oltre 900 pagine,  vent’ anni di sue inchieste, di saggi politici, testimonianze sue e di altri, resoconti narrativi,  come mezzi per condurre battaglie per la giustizia, i diritti e la libertà.  I temi sono molti, hanno non solo valore storico, ma sono ancora di drammatica attualità. Vanno dai  test nucleari fatti   dal governo guidato dal BJP (Bharativa Janata Party, il Partito del Popolo Indiano), fautore di un nazionalismo induista spinto, a Phoolan Devi, la regina dei banditi, simbolo di liberazione delle donne. Importante in “Il mio cuore sedizioso” è la pubblicazione intera di “Il dottore e il santo”, introduzione a “L’ eliminazione delle Caste” di B.R. Ambedkar. Originalmente un discorso che nel 1936 Ambedkar doveva tenere a una conferenza a Lahore, ma che fu rifiutato dagli organizzatori ed allora Ambedkar ne stampò a sue spese 1500. Inizio così la diffusione del testo in India e nel mondo. In Italia fu pubblicato da Castelvecchi nel 2017.

Copertina di Contro le Caste di B.R. Ambeddkar e Il Dottore e il Santo di Arundhaty Roy

 Il dottore è B.R. Ambedkar e il santo è Mahatma Gandhi. B.R. Ambedkar, politico, attivista per i diritti umani, filosofo, giurista, uno dei padre della Costituzione dell’India indipendente, ma soprattutto un dalit dal pensiero rivoluzionario e strenuo oppositore del sistema castale. B.R. Ambedkar affrontò di petto la questione delle caste, che per lui era centrale, e animò uno scontro storico col Mahatma Gandhi. Arundhati Roy fornisce un’ introduzione esaustiva a “L’ eliminazione delle Caste” , che è per l’ India quello che il Manifesto di Karl Marx e Frederich Engels è per il mondo capitalista.

Arundhati Roy esamina la persistenza delle caste nell’India moderna e come il conflitto tra Ambedkar e Gandhi continui ad essere attuale. Sottolinea l’ inizio della vita culturale e politica di Gandhi in Sudafrica, dove le sue opinioni su razza, casta e imperialismo furono influenzate. Anche in contrasto con il Mahatma, Arundathi Roy dà nuova vita al pensiero anti-casta di Ambedkar e afferma che senza una rivoluzione Dalit, l’India continuerà ad essere ostacolata dalla disuguaglianza sistemica.

Di questa situazione è emblematica la drammatica vicenda dello studente dalit Rohith Vemula che Arundhati Roy racconta nel capitolo “Il mio cuore sedizioso”, l’ ultimo del libro.

Rohith Chakravarti Vemula

Rohith Chakravarti Vemula stava facendo un dottorando all’ Università di Hyderabad. Dal luglio 2015 l’ Università smise di pagargli lo stipendio che gli permetteva di mantenersi, perché con l’ Ambedkar Studens’ Association    Rohith Chakravarti Vemula sollevava problemi. Ambedkar Students ‘Association (ASA) in India è un’organizzazione studentesca che rappresenta studenti provenienti dalle basse caste, minoranze religiose e altre comunità oppresse ed è presente in molte Università. Dapprima l’ Università negò l’ accusta asserendo che la sospensione era dovuta a un ritardo delle carte, poi il 5 agosto avviò un’ indagine contro Rohith  Vemula e altri quattro membri dell’ Ambedkar Students Association. Il 17 agosto il parlamentare del BJP e il ministro dell’Unione Bandaru Dattatreya scrissero al Ministro delle Risorse Umane chiedendo azioni contro Ambedkar Students ‘Association, sostenendo che “l’Università di Hyderabad è recentemente diventata una tana di castaisti, estremisti che praticano politiche antinazionali”.

Sospeso dall’ Università e oggetto di persecuzione, Vemula si suicidò il 17 gennaio 2016. ] La sua morte ha provocò proteste e indignazione in tutta l’India e suscitò una diffusa attenzione da parte dei media come un caso di discriminazione contro i Dalit. Il suo suicidio fu definito un omicidio istituzionale.

Arundhati Roy riporta la lettera d’ addio di Rohith  Vemula:                                                                             

Ho sempre desiderato diventare scrittore. Scrivere di scienza come Carl Sagan.

E’ la prima volta che scrivo una lettera di questo genere. Una lettera d’ addio perdonatemi se non so darle un senso. Forse il mio modo d’ interpretare il mondo è sempre stato sbagliato. Il mio modo d’ intrpretare l’ amore, la vita, la morte… Nascere mi è stato fatale. Non riuscirò mai a riprendermi dalla solitudine dell’ infanzia.  Dal bambino non apprezzato che ero.

E aggiunge: Rohith è solo l’ ultimo degli studenti dalit, che ogni anno si tolgono la vita. La sua storia ha colpito profondamente le migliaia di dalit iscritti alle università del paese: giovani traumatizzati dagli orrori medioevali, dalla segregazione, dalla discriminazione e dalle ingiustizie che li seguono persino negli atenei più moderni, nelle migliori Facoltà di Ingegneria e di Medicina, nei dormitori, nelle mense e nelle aule.

 Dalit: coloro che sono, letteralmente, “i vinti”. Termine comunemente preferito per indicare quelli che un tempo in India venivano definiti “intoccabili”. Gandhi coniò il termine harjian, figli di Dio, come un eufemismo per queste caste, ma dalit ha un significato politico più esplicito e oggi viene preferito.                                                                            

Dal Glossario alla fine di ” Il mio cuore sedizioso

Nell’ ultimo capitolo del libro, le due appendici sono dedicate a Phoolan Devi la regina dei banditi e delle donne intoccabili, Arundathi Roy, cita, tra l’ altro, i Dalit Panthers, l’ organizzazione che combatteva negli anni 70 a Bombay la discriminazione di casta e racconta perché il suo cuore è ribelle, sovversivo e conclude così: Venerare una bandiera? La mia anima è troppo modesta o troppo antica per questo. Non so quale delle due cose sia più vera. Forse entrambe.

Conclusione. “Il mio cuore sedizioso” può essere considerato un vero e proprio manuale di informazione sull’ India attuale e le sue contraddizioni e sul suo autore, Arundhati Roy.

BIOGRAFIA DI ARUNDATI ROY

Arundhati Roy nasce il 24 novembre 1961 a Shillong, capitale dello stato del Meghalaya. Quando ha due anni, i suoi genitori divorziano, e con la madre e il fratello Lalith,  si trasferisce prima in Kerala, e in seguito in una proprietà del nonno materno  a Ooty, nel vicino stato del Tamil Nadu, per fare ritorno tre anni dopo nel villaggio di Ayemenem in Kerala . A 16 anni si trasferirsce a Nuova Dehli dove frequenta la facoltà di Urbanistica e Architettura. Si laurea,  conosce l’architetto indiano Laurie Baker,che promuove pratiche edilizie regionali e l’uso di materiali locali,  ma si dedica poco all’ architettura. Nel 1985 il regista Pradip Krishen le fa intrpretare Saila, una bella ragazza di un popolo originario, nel film Massey Sahib.  Con Pradip Krishen, diventato suo marito, collabora nella realizzazione di una serie televisiva sul movimento per l’indipendenza dell’India, Bargad, e in due film: In Which Annie Gives It Those Ones (1989) e Electric Moon (1992). Sempre nel 1992 pubblica il suo primo romanzo ” Il delle piccole cose” che è autobiografico, in quanto richiama la sua vicenda personale, di sua madre e del fratello. Il romanzo narra  infatti di una donna che lascia il marito violento e torna a casa con i suoi due bambini, i gemelli Estha e Rahel, maschio e femmina. Ma nell’India meridionale dei tardi anni Sessanta, una donna divorziata come Ammu si ritrova priva di una posizione sociale riconosciuta; a maggior ragione se commette l’errore imperdonabile di innamorarsi di un paria. Vince nel 1997 del Booker Prize e viene tradotto in 40 lingue. Da allora Arundhati Roy scrive.  Dopo vent’anni dalla pubblicazione del “Il Dio delle Piccole Cose”, è arrivato nelle librerie di tutto il mondo il secondo romanzo di Arundhati Roy, “Il Ministero della Suprema Felicità”.  Il romanzo è un viaggio a tappe nell’India di oggi. In un cimitero fuori dalle mura della vecchia Delhi un uomo srotola un consunto tappeto persiano. Un neonato ermafrodita diventerà una hijra, bella e contesa da registi. Un bambino appare all’improvviso su un vialetto di cemento, subito dopo mezzanotte. In una valle innevata del Kashmir, un padre scrive alla sua bambina morta per raccontarle chi è venuto al suo funerale. Del Kashmir Arundhati fornisce dei numeri insanguinati: morti 68000 e scomparsi 10000. In un appartamento una donna fuma rileggendo vecchi blocchi di appunti e in un albergo due persone che si conoscono da sempre dormono stringendosi come se si fossero incontrate solo ora. La scrittura che racconta tutte queste storie è allo stesso tempo poetica e potente e il filo che le unisce è rosso: l’India ha bisogno di un cambiamento, di un rinnovamento, di una rivoluzione.                                                             Arundhati Roy hascritto inoltre numerosi libri di saggistica: “La fine delle illusioni”, “Guerra è pace”, “Guida all’ impero per la gente comune”, “L’impero e il vuoto”, “La strana storia dell’ assalto al parlamento indiano”, “Quando arrivano le cavallette”, “In marcia con i ribelli”, “I fantasmi del capitale”, “Cose che si possono e non si possono dire (con John Cusack)” e “Il mio cuore sedizioso”. Tutti i suoi libri sono pubblicati in Italia da Guanda.

Arundhati Roy vive a Nuova Dehli, ma gira il mondo per presentare i suoi libri e per il suo impegno militante a sostegno dell’ ambiente e delle lotte sociali per i diritti umani.

Copertina di Il mio cuore sedizioso

CARTA D’ IDENTITA’.                                                    

Titolo: Il mio cuore sedizioso                                

Autore: Arundhati Roy                                             

Editore: Guanda                                                          

Collana: Biblioteca della Fenice                                  

Anno edizione: 2019                                         

Pagine: 973                                                                 

Prezzo: 29 euro                                                              

EAN: 9788823523166

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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