Bolivia Le popolazioni andine, di fronte al governo golpista e alle bande di estrema destra di Camacho che con la violenza hanno iniziato a rimuovere i blocchi stradali, hanno deciso di difendersi e organizzarsi, in alcuni casi anche imbracciando le armi.

Nelle proteste, a causa del ritardo nelle elezioni, si sente sempre più la voce del popolo che chiede alla presidente golpista Áñez le dimissioni.

Ieri Cochabamba, El Alto e altre città boliviane sono state teatro di proteste e incidenti tra manifestanti che sollecitano lo svolgimento delle elezioni, le dimissioni dell’autoproclamata presidente e la polizia.

Il Movimento per il Socialismo (MAS) dell’ex presidente Evo Morales ha respinto il dialogo indetto dal governo, perché la sua proposta non è stata accolta, quindi i militanti hanno optato per l’intensificazione delle proteste.

Anche i rappresentanti di altri gruppi politici hanno partecipato alla riunione e hanno puntato il dito accusatore contro la Áñez per aver trasformato il suo mandato provvisorio che, secondo la costituzione sarebbe dovuto durare solamente 3 mesi, in una piattaforma per la campagna elettorale.

Gli oppositori della Áñez attribuiscono l’attuale crisi politica nel Paese alla sua sete di potere, affermando che l’incapacità del suo governo ha determinato l’impossibilità di assistere le persone colpite dalla pandemia da COVID-19.

Anche la Centrale Operaia Boliviana (COB) si è rifiutata di sedere al tavolo del dialogo con l’Organo Legislativo e col Tribunale Supremo Elettorale (TSE) per mancanza di accordo sulla data delle elezioni presidenziali. I dirigenti sindacali hanno mantenuto la loro posizione di scegliere una data tra il 6 settembre e il 18 ottobre, iniziativa che l’ente elettorale ha respinto.

“Purtroppo non c’è alcuna volontà da parte del Tribunale, questa è la quarta riunione che teniamo (..) La nostra proposta era conciliante, avremmo accettato l’ennesimo spostamento in avanti delle elezioni dalla data del 6 settembre ma non al 18 ottobre come voleva il governo. Abbiamo detto che siamo d’accordo su una nuova data, una via di mezzo, ma ad oggi loro stanno resistendo, rifiutando e non accettando nemmeno le garanzie che avevamo chiesto per un voto pulito e controllato da organismi internazionali indipendenti”, ha detto il segretario generale della COB, Juan Carlos Huarachi.

Attualmente, la Áñez, che intende perpetuarsi nel potere, sta cercando di ritardare le elezioni poiché i sondaggi indicano una vittoria al primo turno del Movimento per il Socialismo, lo stesso partito che aveva vinto le elezioni ad ottobre, quando la destra non accettò il risultato.

L’ex presidente boliviano Evo Morales si è dimise dall’incarico il 10 novembre 2019, dopo un colpo di Stato appoggiato dagli Stati Uniti e un’ondata di violenza scatenata dall’opposizione di destra, che si rifiutò di riconoscere la sua vittoria alle elezioni presidenziali.
Dopo le dimissioni forzate di Morales, la Áñez si è autoproclamata presidente ad interim del paese ed ha assunto il potere senza avere nemmeno una maggioranza in parlamento, un fatto considerato da Morales e da diversi paesi il “colpo di Stato più nefasto della storia”.

Rete solidarietà rivoluzione bolivariana

https://www.hispantv.com/noticias/bolivia/473954/manifestaciones-anez-candidatura-elecciones

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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